di Mario Tiberi
Da un foglio, ingiallito e appena leggibile, ritrovato casualmente nel cassetto di una malridotta scrivania sita all’interno di una abitazione dalla quale, con crudele ferocia, fu cacciata una famiglia di Fiumani: “La violenza omicida scaturita dall’odio bellico ed etnico mi ha strappato d’un colpo il Padre e il Fratello. Ma non voglio, non devo cedere all’ira e alla vendetta. So che il male e l’odio generano altro male e altro odio e divorano se stessi. Per questo invoco l’Onnipotente che mi conceda ogni grazia per perdonare e proseguire il cammino della vita nella carità e nella giustizia”. Che altro aggiungere se non che si è di fronte ad un fulgido esempio di come le nefandezze degli uomini le si sconfiggono soltanto con il perdono sincero e la sublimante misericordia.