di Valentino Saccà
ORVIETO – Quello del mercurio nel Paglia è un problema annoso, delicato e complesso che riguarda le tre regioni Umbria, Lazio e Toscana, che ha bisogno di essere analizzato dalla radice e su cui informare la cittadinanza in modo trasparente.
Ieri mattina, come annunciato, presso il comune di Orvieto è stato presentato un incontro informativo sui lavori riguardanti il Piano di Indagine sul mercurio nel Paglia.
Giorgio Cesari dell’Autorità di Bacino, ha aperto ricordando che si tratta di un incontro informativo e che il Piano comprende congiuntamente le regioni Lazio Umbria e Toscana le tre rispettive ARPA e l’Autorità di bacino. E per affrontare e risolvere tale problema bisogna prima dare un quadro chiaro della situazione.
Ha fatto poi il suo intervento il sindaco Giuseppe Germani, durante il quale ha brevemente ricordato la recente scomparsa del professor Minervini, che si è speso molto sul fronte ambientale.
“In questi mesi si è andati avanti con questo lavoro congiunto, cercheremo di entrare nel dato reale di questo problema. Se vogliamo puntare a una politica di sviluppo bisogna comprendere alla radice problemi di tale portata. Insieme, le tre ARPA stanno portando avanti una grande indagine per fornirci gli elementi scientifici necessari ad affrontare il problema.
In questa zona – ha aggiuto Germani – abbiamo investito molto sull’ambiente la cui salvaguardia ci interessa particolarmente. Oggi dovremo capire anche dove andare a reperire le risorse e quali prerogative sviluppare, ma anche il percorso su cui lavorare per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. L’Amministrazione Comunale di Orvieto è a disposizione con tutto quello che può fare possiamo, anche nel contesto del programma del ‘Contratto di Fiume’ che può essere di grande aiuto all’obiettivo di questa azione congiunta”. L’intervento dell’assessore regionale Fernanda Cecchini ha ribadito come l’attività estrattiva sull’Amiata durata per circa 120 anni se da un lato ha sostenuto le stagioni di progresso, a distanza di 40 anni dalla chiusura dell’ultima miniera ad Abbadia San Salvatore, sta procurando preoccupazioni per il livello di sedimenti di mercurio.
“L’Umbria – ha spiegato Cecchini – è la regione che tra le punte di diamante vanta il paesaggio e l’ambiente e bisogna quindi portare avanti una politica dove il monitoraggio precede l’intervento. E’ un lavoro corposo quello è tra di aggiornamento del piano delle acque e ora comprende anche un’analisi biologica delle stesse. Misura e accortezza da adottare a riguardo è tra gli obbiettivi che ci siamo preposti”.
Diego Zurli, direzione regionale Governo del territorio e Paesaggio, ha posto l’accento sul metodo. “Importante è l’aspetto metodologico che andrebbe replicato come modello anche per altri temi di analoga importanza e io suggerirei ad esempio quello del rischio idraulico“. Poi è intervenuto l’ingegnere Remo Pelillo, Autorità di Bacino del fiume Tevere. “Uno degli aspetti positivi del Piano di indagine è che con questa collaborazione tra enti si passerà dalla valutazione della concentrazione alla valutazione dei carichi, ovvero bisognerà iniziare a prendere in considerazione il problema sulla cognizione dei carichi all’interno del Piano di Indagine, con tutte le complessità che il mercurio comporta”.
Giancarlo Marchetti di ARPA Umbria ha analizzato gli aspetti tecnici del problema. “Bisogna marcare la differenza tra intervento di bonifica e danno ambientale e se esitono le condizioni per intervenire. Il problema del mercurio pare sia iniziato inprevalenza in Toscana dalle miniere del monte Amiata. Da li i detriti sono arrivati al fiume Paglia, poi al Tevere fino al mar Tirreno. Da oltre trent’anni le miniere sono chiuse ma i detriti continuano a venire trasportati.
Bisogna utilizzare 5 unità su cui mappare i tratti interessati da analizzare morfologicamente:
-Tratto del Paglia -Tratto del Monterubiaglio -Tratto di Alviano -Tratto da Alviano a Orte -Tratto da Orte al Tevere. Verranno poi eseguite analisi su alimenti , ortaggi e frutta, per il rischio di irrigazioni con acque contaminate e possibili analisi dell’aria“.
Cesare Fagotti di ARPA Toscana si è occupato di analisi del monitoraggio. “Il lavoro della Toscana si concentrerà sul reticolato minore per vedere se è ancora attivo un trasporto di mercurio o se c’è solo uno spostamento di detriti”. Prima degli interventi del pubblico e della fine dei lavori, Vito Consoli , Direzione Regionale Ambiente e Sistemi Naturali, ha tirato le fila della mattinata. “Il valore di metodo come è già stato detto è preponderante, problemi ambientali si affrontano in maniera congiunta o non si affrontano per nulla. Quello di oggi è stato un incontro realizzato non alla fine ma durante lo svolgimento dei
lavori, proprio per il suo valore di trasparenza informazione. Per un tema complesso come quello del mercurio nel Paglia sono impossibili interventi da bacchetta magica, ma interventi seri e prudenti che possano limitare il problema e portare fino allo zero l’inquinamento”.
Il Piano di Indagine