Il consigliere Andrea Sacripanti torna sulla notizia della probabile riconversione del carcere di Orvieto da “Istituto a Custodia Attenuata” a “Casa di reclusione a media sicurezza” per cui il Sappe ha proclamato lo stato d’agitazione. Un’eventualità che, avanza il consigliere, dipenderebbe dal fatto che vi sia da parte della Direzione del carcere la volontà di procedere alla soppressione dei laboratori artigianali. Con queste premesse Sacripanti ha inviato un’interrogazione scritta (il testo integrale qui sotto) indirizzato al sindaco Germani e al presidente del consiglio comunale Angelo Pettinacci:
INTERROGAZIONE
Oggetto: Riconversione del Carcere di Orvieto da Istituto a custodia attenuata a Casa di reclusione a media sicurezza – rischio soppressione laboratori artigianali
Il sottoscritto Consigliere comunale, premesso che:
in data 17 gennaio 2016, è stato pubblicato sulla stampa locale un comunicato a firma del Segretario nazionale del SAPPE in cui si dà notizia della presa d’atto “del totale cambiamento di rotta e di obiettivi della Direzione dell’Istituto a Custodia Attenuata di Orvieto che ha ritenuto di dover chiedere al Provveditorato Regionale di riconvertire il carcere a Casa di Reclusione a media sicurezza”;
si legge ancora nel comunicato che tale richiesta sia stata già assecondata e condivisa dal Provveditore Regionale per l’Umbria e la Toscana, dottor Martone, e che sia stata inoltrata al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria;
a seguito di queste decisioni, che, come si legge nel comunicato, metterebbero a rischio, in un futuro più o meno prossimo, l’esistenza stessa del carcere di Orvieto” è stato proclamato “lo stato di agitazione del personale aderente al SAPPE e si riserva di adottare ogni utile e legittima iniziativa di protesta volta alla risoluzione della gravissima problematica, chiedendo l’immediata apertura di un Tavolo di trattativa presso l’Ufficio del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, avente per oggetto il “fallimento” del progetto Ica con l’individuazione delle relative responsabilità”;
dunque, da quanto emerge dal comunicato in questione e a quanto si legge sugli articoli della stampa locale, la trasformazione del carcere in semplice casa di reclusione potrebbe mettere in pericolo l’esistenza futura del carcere stesso nel caso non fossero presenti, e a tutt’oggi non se ne ha la certezza, quegli standard qualitativi e strutturali previsti dalla normativa in materia come, ad esempio, il numero di celle capace a garantire il minimo di spazio vitale previsto per legge.
Questa eventualità sarebbe un colpo mortale per l’economia orvietana che vedrebbe ulteriormente svanire decine e decine di posti di lavoro.
Considerato ulteriormente che:
il carcere di Orvieto è l’unico Istituto a Custodia Attenuata presente nella Regione Umbria, così come previsto dal DPR 230/2000 che dispone la presenza di un unico ICA in ogni Regione, e che, pertanto, una sua soppressione rappresenterebbe l’ennesimo declassamento per Orvieto che ha già subìto negli anni danni incalcolabili derivanti dallo smantellamento delle Caserme e dalla soppressione del Tribunale;
la trasformazione del carcere di Orvieto da ICA a “comune” casa di reclusione, dipenderebbe dal fatto che vi sia da parte della Direzione del carcere la volontà di procedere alla soppressione dei laboratori artigianali, visto il mancato finanziamento degli stessi, o quantomeno ad un loro drastico ridimensionamento non essendo più prevista la figura dei cc.dd. “capi d’arte”, gli artigiani che dovrebbero trasferire ai detenuti il loro bagaglio di conoscenze;
non sfugge l’importanza di questi laboratori artigianali per il recupero ed il reinserimento sociale dei detenuti che, attraverso la formazione e l’esperienza sul campo, acquisiscono le conoscenze necessarie per inserirsi nel mondo del lavoro, una volta scontata la pena;
non sfugge, altresì, l’importanza degli artigiani qualificati che insegnano in questi laboratori, sia perché sono gli unici in grado di trasmettere ai detenuti adeguate conoscenze del mestiere, sia perché si stima che il 40% dei detenuti che vivono questa esperienza lavorativa in carcere, trovano poi lavoro proprio nelle botteghe di chi li ha formati;
Tutto ciò premesso e considerato, il sottoscritto Consigliere chiede al Sindaco di Orvieto:
se è vero che ad oggi non sono stati ancora finanziati, da parte del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, i laboratori artigianali, indispensabili per la sopravvivenza dell’ICA, e, in caso di risposta affermativa, le ragioni del mancato stanziamento viste anche le recenti rassicurazioni fornite al riguardo da illustri esponenti nazionali del PD;
se è vero, come emerge anche dal comunicato diramato dal SAPPE, che l’iniziativa di degradare il carcere di Orvieto da “Istituto a Custodia Attenuata” a “Casa di reclusione a media sicurezza”, provenga proprio dal Direttore della struttura di Orvieto;
se non ritiene necessario, visto il rischio di declassamento del presidio carcerario orvietano, intervenire tempestivamente presso le Istituzioni competenti, favorendo e sostenendo l’apertura di un Tavolo di trattativa presso l’Ufficio del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, così come richiesto dal SAPPE, al fine di scongiurare la trasformazione del carcere ed evitare che Orvieto subisca l’ennesimo schiaffo e l’ennesima umiliazione.