In questi giorni, dopo la definizione del valore dell’ex ospedale di Orvieto in piazza Duomo a 2milioni e 600mila euro, sostanzialmente una cifra irrisoria per migliaia di metri in quella posizione, sono apparse le possibilità più diverse sull’uso dell’immobile. Quattro cinque anni fa, ai tempi di Còncina, c’era l’idea del Comune di esercitare il suo diritto di prelazione, acquistarlo vendendo la palazzina comando della Piave intorno ai 6milioni e fare l’affaretto vendendolo a 8milioni.
Insomma, milioni a go-go, che ora sono ridotti a una “miseria”.
Sembra che l’immobile valga sempre meno perché è ormai gravemente fatiscente, come è logico dopo tutti gli anni di inutilizzazione, ma certamente a quel prezzo la Regione troverà imprese disponibili all’investimento.
Si parla da anni che quello è il luogo adatto per il famoso albergo che dovrebbe lanciare finalmente l’attività del Palazzo dei Congressi, Cittadinanzattiva da parte sua sta promuovendo una petizione popolare affinché la Regione, proprietaria dell’immobile, utilizzi quegli ambienti, almeno in parte, per il “Palazzo della salute” che è previsto nella ex mensa della Piave.
Freschissima, quanto contraria a ogni logica, l’ultima notizia che vedrebbe, con accordo bipartisan, l’acquisto dell’ ex ospedale da parte del Comune per finalizzarlo a uso residenziale, incrementando con una decina o più appartamenti i residenti del centro storico, in modo da non vedere più le desolanti foto di Corso Cavour vuoto alle 20:oo di sera di gennaio. I politici di qualche tempo fa la chiamavano, termine orrendo, “ridensificazione”, particolarmente indirizzata a giovani coppie con certificato di fertilità, disponibili a riempire il centro storico di pargoli e quindi di vita e potenziali consumatori.
In qualche intervento di stampa, nei giorni scorsi, è stato quasi messo in bocca al sindaco una simile disponibilità, semplicemente perché si è più volte detto pronto a valutare con la città tutte le ipotesi.
L’atteggiamento di essere aperti a ogni proposta, sceglierne una possibile e farla diventare la volontà politica dell’Amministrazione nei confronti della Regione proprietaria è un processo giusto e doveroso.
Ed è quanto, fino a prova contraria, Germani sta facendo. D’altra parte, se anche lui fosse preso dal bisogno di “ridensificare” per cambiare il volto di Orvieto, avrebbe già la ex Piave, di proprietà comunale e in attesa di destinazione da quasi vent’anni.
Far passare come possibile la disponibilità del sindaco all’acquisto da parte del Comune dell’immobile per realizzare l’agognato incremento di popolazione vale quanto la mia proposta di acquistarlo per farci una club d’incontri erotici d’eccellenza, un gran casino insomma, ovviamente con gestione diretta del Comune, ma servizi offerti da personale esternalizzato. Entrata dietro piazza Duomo, per non dover chiedere l’approvazione della Diocesi all’installazione dell’insegna.
Potrebbero esserci incentivi europei, nazionali e di area interna mirati alla “ridensificazione”.
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