Italia Nostra pur plaudendo all’operazione di rilancio del vino e del territorio che sta portando avanti il Consorzio del Vino di Orvieto, sottolinea il paradosso tutto orvietano . A partire dalla presenza della discarica e del mercurio nel Paglia. Segue la nota del presidente di Italia Nostra Lucio Riccetti:
Il progetto presentato dal Consorzio del Vino di Orvieto il 4 settembre 2016 (entrato nel vivo col convegno Per una viticultura di precisione del 5 novembre 2016) teso a definire un’azione di marketing che possa rilanciare non solo l’immagine internazionale del vino di Orvieto e del territorio orvietano, secondo linee tese all’eccellenza, alle produzioni agro-alimentari di qualità, all’accoglienza turistica, di fatto delinea un piano programmatico di sviluppo che impegnerà per il prossimo futuro la città e il territorio di riferimento.
Orvieto sembra essere quindi in procinto di intraprendere un percorso di rinnovata attenzione al proprio territorio, un percorso eco-sostenibile, che tenga conto delle qualità intrinseche del proprio paesaggio, elaborazione millenaria che scaturisce dal rapporto fra ambiente naturale e insediamenti umani e che fa la cultura stessa di un territorio; quella entità più volte evocata nella manifestazione già richiamata.
L’ambizioso e condivisibile progetto del Consorzio e della stessa città di Orvieto cozza contro un dato di fatto imbarazzante: al centro della DOC della DOCG della DOP esiste una discarica che si tenta addirittura di ampliare; al centro della DOC della DOCG della DOP, e ai piedi della stessa discarica, scorre il Fiume Paglia inquinato dal mercurio che viene dalle vecchie miniere dell’Amiata e che, ai piedi di Orvieto, acquisendo batteri di provenienza non ancora accertata, si muta in metil-mercurio.
Orvieto non può essere la pattumiera dell’Umbria (e non solo) e la capitale delle Città Slow e delle produzioni agro-alimentari e vitivinicole di qualità. Non si può accettare il progetto proposto dal Consorzio del Vino di Orvieto senza chiudere la discarica e bonificare il fiume Paglia. E questo ci aspettiamo dal Comune di Orvieto e dalla Regione Umbria.
Italia Nostra lo va dicendo da anni. Ora lo afferma anche il Legislatore. Il Consiglio di Stato ha affermato (sentenza dell’11 novembre 2015) che quanto disciplinato dall’ex decreto legislativo 36/2003 è applicabile anche alle discariche già autorizzate precedentemente all’entrata in vigore dello stesso e, fra i criteri di selezione delle aree dove collocare una discarica, il suddetto decreto indica come escludente, fra gli altri fattori, le aree di pregio agricolo (DOC, DOCG, DOP) e le aree a rischio idrogeologico molto elevato.
È di tutta evidenza che un fiume inquinato non può essere compatibile con aree di pregio agricolo; e una discarica? La presenza di una discarica può essere compatibile, anche soltanto come immagine, con il rilancio di un territorio e di un terroir?
Italia Nostra ritiene che la localizzazione di discariche e di impianti di recupero e trattamento dei rifiuti nel territorio comunale non sia compatibile con la vocazione agricola di Orvieto e non sia nemmeno sostenibile e chiede, con forza, che lo Stato, le Regioni e gli Enti locali tutelino la tipicità, la qualità, le caratteristiche alimentari e nutrizionali, nonché le tradizioni rurali di elaborazione, dei prodotti agricoli e alimentari a denominazione di origine (DOC, IGP, DOP) o ottenuti con le tecniche dell’agricoltura biologica, così come prescritto nel decreto legislativo 228/2001 (art. 21, comma 1, lettere a,b e c).
Il Consorzio del Vino di Orvieto ha avviato un progetto di tutto rispetto, agli Amministratori locali e regionali, sui quali ricade la responsabilità della salubrità di un territorio, spetta di dirimere tale paradosso orvietano.