di Gabriele Polleggioni
Dal 1969 al 2010. Tanto è durata la vita calcistica di Bruno Cimicchi, simbolo del calcio a Castel Viscardo e non solo. Benvenuto Bruno, è un grande piacere rivederti.
Hai cominciato a muovere i primi passi nel calcio a Castel Viscardo, tuo paese natio nel 1969. Cosa hanno rappresentato per te quegli anni?
Con gli amici giocavamo 365 giorni l’anno, in strada o all’interno del campo sportivo di Castel Viscardo. Nelle nostre sfide vinceva chi raggiungeva prima i “100”goal, era divertente perché una singola partita poteva durare anche 3 giorni.
Poi arriva l’esperienza negli “Allievi” dell’Orvietana e successivamente il campionato vinto con il “mio” Castel Viscardo nella medesima categoria, veramente una grande soddisfazione.
Un ricordo per ogni squadra in cui hai militato …
Nel 1975 alla Vigor Acquapendente, società super organizzata, un paese appassionato a sostegno della squadra e un campo da calcio in erba davvero mozzafiato. Il ritorno nella “Polisportiva Castel Viscardo” e la scalata dalla 3^ alla 1^ categoria, i derby indimenticabili contro Orvietana e Todi. A San Lorenzo al seguito del grande mister Luigino Marricchi poi, dopo Fabro e 2 stagioni nell’ASGO, l’esperienza nel Torre alfina guidato da Luciano Gaucci! Per ultimo, ma non per importanza, il Monterubiaglio guidato da Gigi Simonetti, la vittoria del campionato di terza categoria in un ruolo per me nuovo, quello di “libero”.
Se ti faccio i nomi di Massimo Caprasecca, Leopoldo Tiracorrendo, Gianni Piazzai… Cosa ti viene in mente?
Penso subito alla polisportiva, a un gruppo di amici, attaccatissimo ai colori del Castel Viscardo, che si è molto divertito e ha fatto molto divertire i “tifosi calorosi” che ogni domenica ci seguivano con affetto. Una squadra guidata magistralmente da Luigino Marricchi, un innovatore nel vero senso della parola.
Cosa aveva di particolarmente “speciale” quella squadra?
Come dicevo il compianto Luigi Marricchi era il nostro allenatore, essendo tifoso della Roma, in quegli anni, si ispirava ai metodi del “Barone” Liedholm. Pur nel dilettantismo ci piaceva giocare palla a terra, ordinati, cosa che spesso sorprendeva i nostri avversari …
Arrivarono buoni risultati anche grazie a un’idea di gioco a dir poco innovativa per quei tempi.
Che differenze ci sono tra quel calcio e l’attuale?
Di sicuro oggi la preparazione fisica e tattica è più curata rispetto a 30 anni fa, anche gli allenatori mostrano grande professionalità e competenze andando a volte anche oltre il proprio ruolo. Di contro c’è un calcio a cui i giovani danno un valore molto inferiore, non viene messo al primo posto come accadeva in passato e questo sta portando a una perdita di interesse generale veramente preoccupante.
Dopo anni di inattività sei tornato alla guida dell’Audax Castel Viscardo, che esperienza è stata?
Nel 2003/2004 abbiamo ripreso l’attività faticando un po’ nella prima stagione, poi abbiamo sfiorato la promozione in seconda categoria in due occasioni: la prima, perdendo una partita decisiva in casa contro la Tiber e successivamente con mister Pozzi, causa retrocessione di Narnese e Orvietana dalla serie D, non rientrammo nel meccanismo delle promozioni che ci costrinse a rimanere in 3^ categoria nonostante un ottimo campionato. Nel 2008 finalmente avviene il tanto sperato salto di categoria, vinciamo la finale play-off contro l’Hellas Narni con una grande mezza rovesciata di Alessandro Corradini (detto “Fignon”), ci bastava il pareggio e pareggio fu.
Ancora oggi pensando a quel giorno mi emoziono anche perché di quella squadra ero l’allenatore.
Dei ruoli (giocatore, allenatore, dirigente) che hai ricoperto nel calcio quale preferisci?
Fare il giocatore è quello che preferisco, ti dà sempre grandi emozioni, a tutte le età, in ogni categoria e in qualsiasi ruolo. Io ad esempio ero una mezz’ala, ma mi sono divertito tantissimo anche ricoprendo altri ruoli, “libero” o “centravanti” non faceva alcuna differenza.
C’è una persona che ti ha accompagnato nel calcio e che vuoi ringraziare particolarmente?
Mi ripeto, ma non posso non pensare a Luigino Marricchi, lui e il suo modo di vedere il calcio non hanno fatto che aumentare la grande passione che avevo ed ho tutt’ora per questo sport
Ti vedremo ancora all’interno del rettangolo verde o hai deciso definitivamente di “appendere le scarpe al chiodo”?
Mi viene molto da ridere pensando al fatto che a volte, di notte, “sogno” di giocare una partita di calcio, è una sensazione strana ma qualcosa vorrà pur dire. Dunque “MAI DIRE MAI”…
Un augurio di Bruno al “calcio orvietano”…
Ho un piacevole ricordo di derby “infuocati” tra Castel Viscardo e Orvietana Calcio di tanto tempo fa. Per questo mi auguro di vedere un ‘Orvietana vincente, magari con giocatori di posto e un Castel Viscardo di nuovo presente nel calcio umbro, nonostante le difficoltà enormi che le società sportive stanno attraversando,non solo nel comprensorio orvietano.
Grazie di cuore Bruno, porterò nel mio “bagaglio” l’entusiasmo e la grande passionalità che, chi ti conosce bene, non può non riconoscerti.