di Marco Sciarra
Ha debuttato mercoledì 7 settembre «Prima io», la nuova commedia della Compagnia delle Vigne, in una affollata piazza di Canonica che si apprestava a festeggiare, l’indomani, la tradizionale festa della Madonna, con le immancabili mele cotte. Settima commedia firmata da Guglielmo Portarena ed ennesima sfida per la compagnia amatoriale suganese. Se infatti la ormai mitica Paola Ciucci è da qualche anno l’”Anna Magnani de Canonica”, Portarena si appresta a divenire lo “Stanley Kubrick de Sugano”, non certo per la maniacalità ossessivo-compulsiva con cui il regista newyorkese confezionava le proprie opere, né tantomeno per il lasso di tempo tra l’una e l’altra, ma per la volontà, ammirevole, di sperimentare generi differenti, pur nell’ambito della commedia più o meno dialettale.
Così, dopo le scene di straordinaria ordinarietà di una coppia locale alle prese con il non facile compito di supportare e sopportare generazioni diverse, l’impegno sociale nella denuncia di alcuni meccanismi politici, il confronto con mondi e culture nello spaccato di due affittacamere-counselor e la riproposizione dei cori della commedia greca, stavolta il pirotecnico Guglielmo si è voluto cimentare con un’opera in costume, saltando indietro di almeno due secoli.
Entrano allora sulla scena alcuni personaggi consegnati alla storia, ma poi neanche tanto, come i contadini squattrinati e generosi, un latifondista per cui i coloni sono di sua proprietà, un frate che si rivela migliore di quanto appaia, dei giovani sposi inesperti e timorosi, dei bambini giustamente ancora spensierati e una fattucchiera che merita una trattazione a parte.
A colpire ed emozionare non è certo l’articolazione della trama, linearissima e condita da alcune battute davvero divertenti che hanno suscitato diversi applausi a scena aperta, quanto la caratterizzazione dei personaggi, in cui non è davvero facile distinguere i protagonisti e i comprimari, in quello che è un bellissimo coro che ha fatto parlare in “suganese” anche due attrici provenienti da altre regioni.
Pur nella apparente leggerezza della commedia, parecchie considerazioni sono davvero profonde e scaturiscono quando e da chi meno ci si aspetta; insomma, il salto indietro nel tempo di Portarena colpisce e fa pensare più di quanto ci si attenda, grazie a considerazioni, degne di diventare aforismi da antologia, ben applicabili anche, e spesso anche meglio, nel ventunesimo secolo.
Non mi addentro nei dettagli per non svelare (oggi, per fare i fighi, si dovrebbe dire “spoilerare”!!!) il tema centrale attorno a cui ruota la vicenda, che poi non è altro che una forma di schiavitù avallata da chi avrebbe dovuto quantomeno condannarla, e mi limito a fare i complimenti a tutti, ma proprio a tutti, a quelli in scena e a quelli dietro, con un pensiero particolarissimo alla vera sorpresa della compagnia: Stefania Ragone, che ha impersonato la Trucchia, una fattucchiera che la sa lunga, o almeno un po’ meno corta di chi la circonda, forse pure più lunga di quel frate che pigramente vive e pigramente attende sul bordo del fiume i cadaveri passare.
L’interpretazione strepitosa della Ragone (e far parlare in dialetto un’Aquilana non è cosa semplice!!!) è stata connotata da una caratterizzazione fenomenale del personaggio: ai tic divertenti ha affiancato una capacità di far scivolare sentenze che lasciano sospesi attori e pubblico. In questa commedia Stefania, che si è dovuta imbruttire non poco, ha dato prova di strameritarsi il premio come migliore attrice caratterista, ricevuto lo scorso anno a Porano, trasformando il carattere affidatole nel personaggio meglio descritto di tutta la commedia, con pennellate a tutto tondo, scavando perfino sotto la scorza ruvida percepita dai contadini, divenendo strumento di quella giustizia (divina o umana?) su cui persino il frate cominciava ad avere dei dubbi, pur non smettendo di aspettare, fosse pure Godot…
Non ci resta che godere della tournée prossima ventura in attesa della nuova sorpresa di Portarena. L’ottava pièce sarà una commedia sexy o un giallo? In ogni caso siamo sicuri che sarà qualcosa in perfetto stile Portarena, che, coi suoi personaggi cuciti addosso agli attori con accuratezza sartoriale, riesce sempre a sorprendere, suscitando ilarità e riflessioni senza mai scadere in banalità e volgarità. Che è un pregio tutt’altro che piccolo. Avanti così!