Di Mario Tiberi
Dal Nord al Sud dell’Italia, passando per le Isole, risuona un grido unanime: dopo due anni e mezzo di governo non legittimato dal voto popolare, nessun miglioramento è stato conseguito né sul piano economico, né sul piano sociale e tantomeno su quello politico e civile. Anzi, tutto il contrario: il Renzi e il suo esecutivo fantoccio hanno e stanno fallendo clamorosamente.
Come in una filastrocca cantilenata ogni dì, le popolazioni italiche invocano da tempo di poter contare su alcune certezze per non finire risucchiate nel gorgo delle innumerevoli crisi che ci attanagliano: certezze sulla tassazione diretta e indiretta, sul funzionamento della Pubblica Amministrazione, sul contrasto alle povertà diffuse, sull’uguaglianza di fronte alla Legge, sulla difesa delle libertà costituzionali, sulla lotta alla corruzione e al malaffare.
E’, invece, sotto l’occhio di tutti che le ricette governative si sono dimostrate, e lo sono tuttora, improprie, inadeguate, rabberciate, improvvisate e spesso del tutto velleitarie: dalla revisione della spesa pubblica improduttiva agli investimenti produttori di ricchezza, dai “bonus” a pioggia del tipo “ mancette elettorali” alle politiche fiscali, fino ad arrivare al culmine della insipiente protervia rappresentata dalla “schiforma” costituzionale.
Transitare dal “sogno renziano”, rimasto tale e soltanto tale, all’essere brutalmente catapultati nella terribile realtà, ha tutto il sapore di un precipitare a caduta libera, senza paracadute, dal quale uscirne con le ossa rotte. A principiare dal fronte economico con il Prodotto Interno Lordo che ristagna quando non arretra proiettandoci verso prospettive infauste, mentre il Debito Pubblico galoppa sfrenatamente arrivando a toccare l’astronomica cifra di 2.248 miliardi di euro; a seguire dal fronte politico con la gigantesca questione del fenomeno immigrativo e con il confuso ruolo dell’Italia nell’offensiva antiterroristica; e poi dal fronte sociale con lo smantellamento sistematico anche delle forme più elementari di supporto e sussidio alle categorie disagiate e bisognose che, purtroppo, sono in costante aumento.
Dinanzi a tale quadro, fonte di gravi preoccupazioni per chi possiede senso del dovere e della responsabilità, come risponde il governo nazionale? Non penso di dire nulla di irreale se affermo che risponde balbettando un mucchio di fesserie. A smontarle, una dietro l’altra, non sono stati dei gufi qualsiasi, ma una illustre schiera di eminenti economisti e politologi.
Ad iniziare dalla ridicolaggine secondo la quale non cresce l’Italia ma nemmeno le altre nazioni; dalla “Brexit” presa a pretesto per i nostri pessimi dati macroeconomici quando il risultato del referendum britannico è giunto molto prima della diffusione di quei dati stessi; dall’inutile richiesta a Frau Merkel di una ulteriore flessibilità, del tutto inutile poiché il nostro governo non è credibile e affidabile come dimostrano la maggior parte dei progetti per le infrastrutture legati al palo e, dunque, bloccati. Per poi proseguire con i nostrani “problemi strutturali” affrontati poco e male, come ad esempio scuola e lavoro e giustizia, fino ai mancati investimenti sul fronte del turismo, vera immensa risorsa nazionale, il cui piano di interventi riposa in pace da ben quattro anni nei cassetti del ministero dello sviluppo economico.
Eppure il Renzi, dall’alto della sua sfrontata arroganza, continua imperterrito a professare parole al vento a sostegno di annunci vacui e fasulli e, ai quali, nemmeno il più ingenuo degli ingenui crede ancora. E più proclama editti di strabilianti realizzazioni e di strepitosi successi e, più, la realtà socio-economo-politica italiana degrada e declina verso stagnazioni e/o regressioni. Che sia proprio lui il “gufo” per antonomasia? E che la vittima principale del suo “gufare” sia in fondo egli stesso? Domande forse retoriche, ma non certo prive di una qualche verità! E non finisce qui: nelle sue sempre più diradate apparizioni in pubblico, contestatissime e a lungo fischiate, scantona deliberatamente sulle pressanti questioni che affliggono il Sistema-Italia per dilettarsi a giocherellare o con stereotipi nauseanti o con macchinette virtuali. Poi se ne va via, di corsa, a riposizionare la testa sotto la sabbia come nella migliore tradizione di ogni “struzzo” che si rispetti.