Addio alla Sora Flora, alla cameriera secca dei signori Montagné, alla Signorina Carlo, alla sessuologa Merope Generosa, alla bella figheira e soprattutto alla Lucia manzoniana del piccolo schermo.
di Anna Marchesini
Sono nata a Orvieto: Orvieto, una parola che milioni di persone muoiono senza aver mai pronunciato, anzi vivendo lo stesso…. ma benissimo poi!
Dunque per la maggior parte del mondo, ma anche solo degli Italiani, Orvieto non esiste o comunque non fa nessuna differenza!
E’ un po’ la sfiga tipica dell’Umbria che tutti dicono che c’è nato S. Francesco, Iacopone, che comunque sono nati ad Assisi e a Todi…
Ma Orvieto? Io non ho mai conosciuto una persona che non abbia strizzato gli occhi alla ricerca disperata di dove cavolo potesse collocarsi questa mia città d’origine
Orvieto? quando mi presentavo..!
Ma invece una moltitudine di ragazzi, uomini, padri nonni parenti datori di lavoro vicini di casa di qualcuno che aveva fatto il militare a Orvieto! Almeno il CAR!
Non ho mai saputo perché una cittadina di poco più di trentamila abitanti (compresi i dintorni, cioè con tutto il burinume circostante), abbia potuto contemplare ben tre caserme: una di militari, una degli atleti della SMEF e una dell’Aviazione. A Orvieto!
L’aviazione, che non sapevamo neanche se aereoporto si scrivesse con una o due “e” aeroporto… areoporto ! ?…
L’adolescenza m’hanno, ci hanno dico, a noi ragazze, rovinato i militari che a quel tempo avevano l’obbligo della divisa, i capelli rasati, le orecchie a sventola tutti!
I settentrionali che si riconoscevano subito dalle divise troppo striminzite, corte di braccia, pantaloni a scoprire quegli orridi calzini verde militare; certe scarpe come barche lucidate, che li facevano sembrare patetici clowns spilungoni e coglionazzi
da muti!.. Non sia mai aprivano bocca!: i Veneti e i Friulani con quel loro intercalare….” Siorina… ssss!.. siorina, permette … sssiorina? mi non vojo far niente de mal… ssiorina senta… sss..”
Tutta l’adolescenza ma poi anche dopo, a scantonare da Via del Corso ai vicoletti stretti, dentro l’umidità del tufo che faceva la nebbiolina intorno ai lampioni, che sapevano tutto, vedevano tutto….” ssssiorina senta…sono solo…una parola…ostia!”
E l’accanimento di quei meridionali usciti per la prima volta…dalle caverne!, ( pensavamo noi, con quella spietatezza tipica delle vittime! ) che alle diciotto in punto, libera uscita, sciamavano come mosconi sul secchione, molesti, con quell’insistenza caprona tipica di chi non ha niente da fare, nente da perdere e però ha un arretrato di sesso, che data le sue ultime…” esercitazioni autolenitive”!…..
” Signurì….signurì….come vi chiamate ..signurì…sss…sienf ame..ssss…ssient”…! Ma che siente! ! La smetta., ma vada..!
Accettavano tutto anche le nostre offese, rigorosamente inviate con il “lei”! Anzi le nostre reazioni, financo isteriche certe volte ma vorrei vedere e che caspita!, li eccitavano, li divertivano, li soddisfacevano, in qualche modo c’erano riusciti!!
Saranno stati i militari, saranno stati gli indigeni, sarà stato che riuscivo a sentire tutto in quegli anni, (ma già dai primi anni!) senza esserci, che è più la sensazione di provenienza che avverto per questa città, che non di appartenenza.
Appartenenza che comunque non sento neanche per la città dove vivo, Roma.. forse, il luogo che più vivo con passione è il mare……proprio quello che non bagna l’Umbria in nessuno dei suoi confini; come la Basilicata, l’Umbria è l’unica ad avere anche questa sfiga!
Ah l’Umbria, la verde Umbria, verde!… e io che preferisco l’arancione! ma l’azzurro, ma il bianco! Il verde no! come il rosso… vinaccia come lo chiamavamo noi che con il vino avevamo una certa familiarità! No dico il vino d’Orvieto ” EST EST EST” è famoso! ma in tutto il…..e io ero astemia ! Altro?!?
Ma quei terrazzini pieni di gerani, ortensie, azalee..! che poi sono le uniche tre piante che non amo, anzi mi infastidiscono, perché intignano anno dopo anno, si espandono con un’invadenza che per esempio i ciclamini non hanno! Ma vuoi mettere l’erica?
Lo so che preferisce i paesi nordici, allora la boukenville , che però a Orvieto chiamavano la bucavilla! con l’idea che solo nelle ville dei ricchi potesse crescere!
Tanto carucce!!
Ma un trionfo sì, un trionfo di originalità stramberia e fascino, l’ho sempre trovato in quell’invenzione orvietana tutta dialettale che trasforma tutti i maschili in femminile, per via di quelle finali con la “e”… le maschie, le vicole, Fommine, le debite, le pettegolezze…. Le guste so’ guste!
Ecco forse in questi suoni (ma anche in chi li pronunciava ) sta tutto l’inizio di quel naufragar in quel mare, dove sono andata in immersione, intronauta per natura, curiosa ed implosiva, esercitandomi da lì a ingurgitare gli universi, le vite degli altri trasportate dal profumo del DDT che scivolava dalle persiane chiuse del tutto a posto, i piatti rigovernati, alle quindici del pomeriggio .. .bollettino ai naviganti..il profumo del glicine, del tiglio dei giardinetti ( non si diceva parco ), le panchine verdi di ferro dure e accoglienti, immobili sotto lo schianto di certi sederi lievitati delle carucce in menopausa..:” Ah quanto me ce voleva ‘sta seduta signo’ Dio ce scampe, me stanco a cammina’, ho preso venti chile da quando min c’ho più le mi’ cose me capisce come je dico? co’ licenza parlando. Porett’ a me disgraziata *na silfide ero! Mo’ fatico pure a mettime le calze! Alo’ ha capito sì come je dico!”
“Ha visto signora mia l’Andreina de la Delma ha sposato? Ha indovinato tanto bene lue c’ha la casa del suo, la macchina e tutte Fanne la porta in villeggiatura a Montalto de Castro!”
Quando ero piccola io, a Orvieto, la “convivenza” non esisteva, ma neanche la parola, ma neanche si sapeva cosa significasse! Le ragazze arrivavano vergini al matrimonio (almeno secondo le loro mamme) così il matrimonio diventava perlopiù il massimo della relazione a rischio, l’incognita più grande, una specie di lotteria dove pescato il marito, potevi vincere o perdere, ma per la vita.
Questo, fantasticavo pericolosamente quando la mamma mi raccontava la storia di qualcuno che si conosceva….” Ha ‘ndovinato tanto male porettaL’l su’ marito je mena e lei cuce pure di notte. Lui beve, nun lavora e quando ritorna mena a lei e mena pure a le fije….!”
Più che se l’avessi vista quella famiglia mi entrava dentro con la sua storia, come una macchia di umidità .. .puzza di chiuso, pezze e alcool, la pazienza di lei, come una pecora, come uno straccetto, gobba sulla sedia, così dimessa e rassegnata da tirarsi le botte proprio!”Fommine so’ tutte uguale! Che Dio le fulmine! “
La “convivenza, cioè facciamo la prova, cioè conoscersi, cioè capito sperimentare un certo tipo di…….Che poi l’ho fatto anch’io venuta in città, dove nessuno o quasi rischiava di ” indovinare” marito ( o moglie ), non ci ha preservato ahimè dal prendere fregature.
Ovviamente fregature più consapevoli, fregature alternative… cioè un certo tipo di fregature…..
Ma sempre fregature! ! Che solo col matrimonio puoi prendere mica prima…. mica senza!
“Le tempe so’ cambiate! Ma l’ommine so’ sempre quelle! ” Tanto Caruccia!.
Anna Marchesini era nata a Orvieto, città dove frequenta il liceo classico. A 22 anni si laurea in psicologia e subito dopo entra all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, dove si diploma nel 1979. Inizia così una storia artistica straordinaria che la vede debuttare in teatro con spettacoli di successo e grandi attori come Tino Buazzelli e Mario Scaccia. Si dedica anche al doppiaggio. Nel 1982 nasce il sodalizio di lavoro e amicizia con Tullio Solenghi e Massimo Lopez che darà vita al Trio e ad un’intensa attività come autrice-attrice-regista.
Scritturati dalla RAI, prima in radio e poi in televisione, sono protagonisti di programmi televisivi di grande successo, determinato soprattutto dalla loro bravura, come Domenica in e Fantastico. Seguono spettacoli teatrali come Allacciate le cinture di sicurezza e In principio era il trio, entrambi vincitori del Biglietto d’oro. Insieme scrivono la parodia teatrale del romanzo sceneggiato I promessi sposi che, trasmesso dalla Rai con ascolti record (in media 13 milioni con picchi di 17). Il 1993 è l’anno dello scioglimento del Trio ma torneranno poi in televisione nel 2007 con tre puntate che ripercorrono la loro carriera.
Nel frattempo Anna Marchesini partecipa a Quelli che il calcio con Fabio Fazio, riempie i teatri con monologhi tratti da testi di Alan Bennett, Tommaso Landolfi, Samuel Beckett, curandone anche la regia e dal 2007 insegna all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico.
Nel 2011 Rizzoli pubblica il suo primo libro, Il terrazzino dei gerani timidi con grande successo di pubblico e critica. Scrive l’Espresso: In questo libro si respira un’aria molto vicina a Pirandello. Altro che ‘romanzo d’attore’: se non è letteratura questa…
Segue nel 2012 il suo secondo romanzo Di Mercoledì e da poche settimane è arrivato in libreria MOSCERINE (Ed. Rizzoli)
Nove racconti a forte carica umoristica in cui la narrazione esalta aspetti microscopici talvolta invisibili dell’esistenza. Mentre ci disponiamo ad osservare il disegno che incessantemente la vita traccia sulla tela dei personaggi, una sequela di accenti di cui non ci siamo accorti, uno scivolone, una carezza involontaria, una luce accesa nella casa di fronte, hanno mutato del tutto la scena.
E così a cucire le trame dei destini della vita ma anche della morte è un filo invisibile di fulminee irrilevanze, moscerine appunto, in grado di travolgere gli eventi e di precipitare i personaggi da situazioni sentimentali in disgrazie irresistibilmente comiche o così indicibilmente tragiche da sfiorare la farsa.