ORVIETO – E’ quel verbo “era”, “erano” che più di ogni altra cosa trafigge il volto come una lama tagliente perché testimonianza vigliacca e sfacciata presa di coscienza di un passato che purtroppo non potrà più ritornare ma che rimarrà tenacemente ancorato negli animi di chi ha conosciuto Barbara e Matteo.
Rose bianche, rose rosse, un’orchidea a terra tra le due bare, poste vicine una all’altra come erano loro, vicini, sempre, uno accanto all’altro nella buona e nella cattiva sorte. La camera ardente allestita dalle 8 di ieri mattina al piano terra di palazzo del Popolo, fino alle 16, è stata un via via di gente, amici, conoscenti, parenti che hanno voluto dare loro l’ultimo saluto. In composto silenzio. Sfiorare la bara, accarezzare quel legno vile e bastardo di un color marrone pallido era come accarezzare i loro volti. Per un’ultima volta, per un’ultima eterna volta.
Come per dirgli “Io sono con te” anche se loro, Barbara e Matteo, fisicamente non ci sono più. Anche il sindaco Giuseppe Germani, ieri mattina, alle 9.30 è voluto andare a porgere il proprio personale saluto ai familiari delle vittime portando virtualmente l’abbraccio di una città intera.
Una città che ha risposto con solidarietà e composta tristezza al lutto che ha colpito le loro famiglie. Nel pomeriggio, intorno alle 15, hanno raggiunto palazzo del Popolo anche la presidente della Regione Catiuscia Marini e il prefetto di Terni Angela Pagliuca che hanno poi seguito le esequie insieme anche a tutti i sindaci del comprensorio.
Ieri in città era stato proclamato il lutto cittadino e la sospensione di tutte le attività patrocinate dal Comune di Orvieto. Le bandiere sul loggiato del palazzo comunale a mezz’asta, anch’esse sembravano piangere sotto al peso del silenzio.
La maggior parte dei negozi del centro storico avevano la serranda abbassata. Su tutti, però, anche sulle vetrine degli esercizi rimasti invece aperti, un foglio bianco, una scritta in nero, il simbolo del lutto: “Per Matteo e Barbara”. La città c’era. Orvieto ieri era con loro, con Matteo e Barbara, quella giovane coppia innamorata rimasta vittima del maledetto sisma che alle 3.36 di mercoledì mattina ha distrutto l’hotel Roma in cui soggiornavano mettendo in ginocchio la città di Amatrice e di Accumuli.
Una tragedia dalle proporzioni immani che diventa ancor più straziante quando tocca da vicino nostri concittadini. Allora ecco che insieme al dolore subentra l’angoscia, la rabbia perché loro, lì, in quell’hotel, quella sera, non ci sarebbero dovuti essere. E’ bastato un attimo, un istante per sconvolgere tutto, per distruggere ogni cosa e scompaginare il libro della vita di chi, purtroppo, ora non può altro che piangere. Moltissimi i messaggi di cordoglio che continuano ad arrivare nel ricordo della dolce maestra d’asilo e dell’instancabile commerciante.
Il più toccante, forse, quello che l’amico di sempre Gerardo, ha affidato a loro tramite il proprio profilo facebook. “Matteo, l’unico che possedesse quella levità che è commedia e tragedia insieme, superficie e abisso, poesia e prosa, mito e realtà. Mi manchi, ci manchi maledettamente e con rimorso ripensiamo alle occasioni perdute. … Ci sentiamo più piccoli di fronte a te , non solo di fronte all’esemplarità della tua vita, ma anche all’esemplarità della tua morte. Un monito per noi: Barbara. Tu, in compenso, lassù, starai accanto ai bambini”.