di Massimo Gnagnarini
Chiamato in causa da un articolo di OrvietoSi ho riassunto i passaggi principali dell’iter tecnico della proposta di rimodulazione del piano di riequilibrio respinta dalla Corte dei Conti.
Ovviamente mi sono astenuto dal riferire ogni notizia o particolare circa lo scambio di informazioni e approfondimenti intercorsi tra i nostri uffici e la Corte in corso di istruttoria.
Tale doverosa cautela, da parte mia, viene interpretata e strumentalizzata dai consiglieri dell’opposizione, che arrivano ad accusarmi di “tentare di salvare la faccia con affermazioni che sembrano adombrare il sospetto di un complotto perpetrato dai giudici ai danni del Comune di Orvieto”.
Si tratta di una insinuazione di inaudita gravità, rispetto alla quale esprimo la più netta distanza: lungi da me qualsivoglia intento di tal genere. Ciò non di meno, tengo a precisare il significato delle espressioni da me usate, al fine di sgombrare il campo da ogni equivoco o possibile lettura in mala fede.
Il riferimento all’avallo ricevuto dal magistrato relatore va inteso come informazione acquisita dal medesimo, in sede di preventivo confronto, in merito all’impostazione della proposta e dei suoi elementi fondanti.
Nel corso dei consueti incontri relativi al monitoraggio dei conti dell’Ente, infatti, assieme ai dirigenti comunali e ai revisori dei conti, avevamo reso edotta la Corte della linea che avremmo voluto seguire nella rimodulazione del piano e in quella sede non ci furono palesati elementi ostativi, né particolari preclusioni o riserve circa l’immediata percorribilità di una proposta in tal senso.
Nel corso dell’istruttoria, tuttavia, è emersa la necessità di ulteriori approfondimenti rispetto ai quali il Collegio ha poi assunto la decisione. È dalla richiesta di queste ulteriori integrazioni che ho avuto contezza degli elementi sui quali il Collegio ha concretamente dibattuto, pervenendo alla decisione.
Si tratta di una delicata questione interpretativa, rispetto alla quale qualsiasi mio commento, oggi, sarebbe del tutto sterile in vista della decisione cui sarà chiamato l’Organo superiore della magistratura contabile, qualora il Comune mantenesse l’intento di proporre ricorso avverso la deliberazione della Sezione Regionale.