ORVIETO – Fuori era caldo eppure dentro era come se il cuore venisse improvvisamente attraversato da un vento gelido da lasciare quasi senza fiato. In tanti, tantissimi, hanno vissuto questa sensazione, ieri, durante l’ultimo saluto a Barbara Marinelli e Matteo Gianlorenzi, la coppia orvietana rimasta vittima del crollo dell’hotel Roma ad Amatrice colpito dal sisma di mercoledì scorso. Dopo la chiusura della camera ardente allestita nel primo piano di palazzo del Popolo il corteo funebre ha raggiunto il Duomo.
Qui una piazza stracolma di gente attendeva sotto il sole cocente l’arrivo dei feretri. Una città intera ha voluto porgere l’ultimo saluto a Barbara e Matteo rimandando, per una volta, i propri impegni dimostrando amore, solidarietà e composta vicinanza. Alle 16.20 è arrivato il corteo in piazza. Il vescovo della diocesi di Orvieto-Todi Monsignor Benedetto Tuzia ha accolto le due bare per una prima benedizione sul sagrato della chiesa per poi iniziare le esequie.
Le due bare, ancora una volta, sono vicine, l’una all’altra. Su una un tappeto di rose bianche, sull’altra rose bianche. Le parole pronunciate dal vescovo entrano nel cuore, sembrano riscaldarlo ma non riescono ad isolarlo da quel dolore lancinante che non può trovare pace. «Tuo padre, Barbara, mettendosi tra le due vostre bare – dice il vescovo – ha accolto te e Matteo in un unico grande abbraccio diventando egli stesso croce. Un abbraccio universale affinché poteste continuare ancora una volta a stare insieme.
Insieme avete dormito l’ultima notte. Insieme vi siete stretti in un abbraccio, insieme a tanti altri siete morti sotto alle macerie ma il Signore vi ha voluto accogliere insieme, cosi come insieme avete trascorso le vostre vite. La morte – ha continuato il presule – improvvisamente taglia le gambe a tutti i sogni e i progetti. Ma nella distruzione totale c’è qualcosa che non è soggetto a questa opera di devastazione. Rimane l’amore. E’ questo ciò che resta. E’ la lezione che ci lascia questa triste esperienza».
L’enorme potere dell’amore che vince su tutto. «Il terremoto ha il potere di azzerare ogni cosa, lasciare intorno a sé la devastazione, cumuli di macerie. Ma sui sentimenti, quelli no, non ha alcun potere. Ed il vostro stare insieme – aggiunge Tuzia guardando i due feretri – è espressione diretta che più forte della morte è l’amore. Ovviamente tutto questo non può essere annullato ma fa da triste cornice a una realtà che invece è indelebile e indistruttibile». Il vescovo, voi, ha fatto proprio il pensiero di molti, la domanda che in tanti si sono posti non appena appresa la tragedia: “Ma perché tutto questo? Perché il Signore lo ha permesso”.
Ecco che ritorna l’amore, quel sentimento che ha unito Barbara e Matteo anni fa e che li ha fatti morire insieme, abbracciati sotto al peso delle macerie. «Barbara, Matteo – dice il vescovo – aiutateci voi, aiutate i vostri genitore a superare questo momento, voi che nella vita non avete mai smarrito l’amore». Alla fine della cerimonia funebre – alla quale hanno partecipato tra gli altri, la Prefetto di Terni Angela Pagliuca, la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, il sindaco di Orvieto, Giuseppe Germani e i sindaci del comprensorio – è sceso dall’altare per un abbraccio ai familiari straziati da un dolore che non può trovare consolazione. Al termine della messa i feretri, con il corteo funebre, hanno ripercorso la via del Corso ed hanno raggiunto il cimitero di Rocca Ripesena dove i familiari hanno deciso di dargli eterno riposo. (Sa.Simo)