ORVIETO «Prima che lo sappiate da quel tritacarne dell’informazione tengo a dirlo io. Ora in questo momento è morta mia sorella Anna Marchesini». Due righe sul proprio profilo facebook, sotto migliaia di commenti. Alle 11 di ieri mattina il fratello Gianni ha annunciato la morte di Anna.
Una città in lutto, una città che piange una concittadina che era stata capace di dare una dignità televisiva all’orvietanità, quella più nobile, quella che guarda e racconta la vita con saggezza popolare nutrita di un’ironia benevola e spiazzante.
Lei, attrice, non solo ironica, lettrice, raffinata e esigente. E scrittrice. Sempre se stessa, in qualunque situazione, mai banale. Ha lasciato tutti attoniti, sgomenti. Se ne è andata in silenzio con quella “grazia” che sin da bambina desiderava di avere.
«Saranno stati i militari, saranno stati gli indigeni, sarà stato che riuscivo a sentire tutto in quegli anni, senza esserci, che è più la sensazione di provenienza che avverto per questa città, che non di appartenenza». Parlava così, Anna della sua Orvieto, la città che gli ha dato i natali e poco altro di più visto che non tornava troppo spesso nonostante ultimamente, come ha spiegato il fratello Gianni, “si era conciliata con la sua città”. Apparizioni sporadiche le sue ma che, ogni volta, richiamavano intorno a sé una popolazione intera, quelli che l’avevano vista crescere, fare lo struscio lungo corso Cavour, quando i militari la chiamavano “Signurì….signurì….come vi chiamate ..signurì…sss…sienf ame..ssss…ssient”…! e lei rispondeva “Ma che siente! ! La smetta., ma vada..!”, quando si affacciava da quei terrazzini pieni di gerani timidi della casa orvietana dove era nata 63 anni fa.
Un clima, quello della Orvieto degli anni Cinquanta e Sessanta che Anna aveva assaporato anche attraverso la madre Zaira, indimenticabile figura di maestra, brillante cultrice del dialetto locale a cui la figlia aveva attinto con sapiente abilità per i suoi personaggi.
Nel 2012 era ritornata tra la sua gente per presentare il suo secondo romanzo “Di Mercoledì” alla rassegna letteraria “Il Libro Parlante”. Poi di nuovo nel 2013. Questa volta l’occasione era stata la raccolta di racconti intitolata “Moscerine” che aveva presentato a palazzo dei Sette con Pino Strabioli. Proprio in questa occasione Anna aveva mostrato un corpo particolarmente distrutto dalla malattia, di quelle che purtroppo ti logorano piano piano, quale l’artrite reumatoide. Ma l’anima, invece, quella sì, tenacemente attaccata alla vita.
«La vita dentro mi batte cosi intensamente – disse aprendo il cuore al pubblico – che dico, purtroppo, ne sono attaccata anche nella sua fase terribile nei suoi aspetti più bui perché è la vita che mi vive dentro». Infatti ha lottato fine alla fine, ha raccontato il fratello Gianni, tanto da riuscire nel marzo scorso a tenere il suo ultimo spettacolo teatrale e a vedere laurearsi sua figlia Virginia. Domani, Anna, ritornerà nella sua Orvieto per un’ultima volta. I funerali si terranno alle 16 nella chiesa di Sant’Andrea. Allora, ciao Anna, che la terra ti sia lieve. (Sara Simonetti)