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Home Cronaca

Barbara e Matteo, uniti fino alla morte. Oggi l’ultimo saluto in Duomo

Redazione by Redazione
30 Agosto 2016
in Cronaca, Secondarie, Archivio notizie
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ORVIETO – Un calvario durato più di 72 ore, tanto il tempo che Barbara Marinelli e Matteo Gianlorenzi sono rimasti sotto le macerie prima che i soccorritori riuscissero ad estrarne i corpi ormai privi di vita. Tanto il tempo della speranza rimasta viva fino all’ultimo istante nel cuore di una città intera che si è stretta attorno al dolore dei parenti pregando e attendendo senza sosta un lieto fine mai arrivato.
Purtroppo ieri mattina, il tragico epilogo. A darne annuncio è stata la Protezione Civile di Orvieto.

«Abbiamo sperato sino all’ultimo di poter avere la notizia del ritrovamento di Matteo e Barbara in vita. Abbiamo seguito ora dopo ora le fasi della ricerca da parte del sistema della protezione civile che si è speso incessantemente nell’opera di ritrovamento all’interno dell’Hotel Roma. La città ha vissuto ogni momento dell’attesa a fianco delle famiglie. Non possiamo che stringerci intorno a loro con un abbraccio. Il sindaco Germani e l’intera amministrazione comunale nell’esprimere il cordoglio dichiareranno il lutto cittadino per la perdita dei due splendidi ragazzi».

A dover effettuare il riconoscimento delle salme sono stati il padre di Matteo e il fratello di Barbara che da due giorni avevano raggiunto quel paese fantasma alla loro disperata ricerca.
E dopo aver vissuto l’ulteriore dramma di vedere decine di volti di gente che non ce l’ha fatta, è toccato a loro: un figlio, una sorella. Una scena straziante, inimmaginabile. Allora quel minuscolo filo di speranza si è spento per sempre come le vite, i sogni e le aspettative di una giovane coppia innamorata.

I funerali di Barbara e Matteo verranno celebrati questo pomeriggio in Duomo alle 16.30 dove avrà luogo anche una raccolta a favore dei terremotati. A partire dalle 8 e fino alle 16 sarà inoltre allestita la camera ardente presso il palazzo del Capitano del Popolo. «Sugli uffici comunali – fanno sapere dall’amministrazione – verrà esposta la bandiera a mezz’asta. Fino al termine della cerimonia funebre sono annullate tutte le manifestazioni di intrattenimento patrocinate dal Comune di Orvieto. Per tutta la durata della cerimonia si invitano gli esercizi commerciali a sospendere le attività ed i cittadini tutti a partecipare al lutto nel segno del raccoglimento e del rispetto». Ai funerali parteciperanno anche le istituzioni. Attesa la presidente della Regione Catiuscia Marini e il prefetto di Terni Angela Pagliuca.

Ma quando si spegneranno i riflettori cosa rimarrà? Si dice che più forte della morte è l’amore. Questo rimane a quelle due famiglie straziate, l’amore e il ricordo verso un figlio, una figlia, una sorella che niente e nessuno potrà mai togliere loro. Sono stati giorni di dolore, tristezza, pietà e solidarietà. Un calvario durato tre giorni durante i quali si è sperato tanto in quel miracolo che a volte succede. Non è avvenuto, dilaniato, anch’esso, sotto il peso di ciò che rimane di una città fantasma, Amatrice. Lì Matteo e Barbara andavano ogni anno per partecipare alla fiera durante la famosa festa della Amatriciana. Erano soliti partire la notte per essere l’indomani mattina direttamente sul posto.

Quest’anno però avevano sconvolto gli usuali programmi decidendo di prendersela un po’ più comoda approfittando di qualche giorno in più. Così marito e moglie sono partiti un po’ prima, proprio il giorno antecedente a quello del sisma. Le comunicazioni con i propri famigliari si sono interrotte alle 23 di martedì. A quell’ora era arrivato l’ultimo messaggio sul cellulare: “Siamo in albergo, tutto bene”. Poi alle 3.36 di mercoledì mattina quella scossa di terremoto di magnitudo 6.0 ha distrutto tutto. Anche le vite di Barbara, quella dolce maestra d’asilo che aveva salvato i suoi bambini facendoli evacuare dalla scuola Regina Margherita di piazza Marconi dove insegnava quando a giugno scorso il terremoto ha colpito anche l’Orvietano. E del compagno di una vita, Matteo, commerciante che si divideva tra il negozio di via Filippeschi, oltre a quelli di Narni e Terni e il mercato cittadino del giovedì. E’ difficile farsene una ragione. (Sa.Simo)

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