ORVIETO – Nel momento dell’arrivo del feretro un fulmine ha squarciato il cielo. Perché non pensare che sia stata proprio lei, Anna, a mandarlo, come a voler scrollare via lontano tutta quella tristezza che ha riempito piazza Sant’Andrea.
Oppure, come ha ricordato l’amico Tullio Solenghi sull’altare, per dire “Ma che sono quelle facce, è un funerale?” C’erano tanti, amici d’infanzia orvietani, compagni di vita come Tullio Solenghi e Massimo Lopez, la sua famiglia, il fratello Gianni e la sorella Teresa, la figlia Virginia, le istituzioni cittadine con il sindaco Giuseppe Germani, conoscenti, turisti che per caso ci si sono trovati ma hanno voluto comunque fermarsi per dare un saluto a quell’artista che aveva portato l’orvietanità in giro per il mondo.
La sua città c’era, sommessa, discreta e soprattutto riconoscente.
Uno scroscio di applausi ha accolto l’arrivo della bara sulla quale è stato deposto un cuscino di rose bianche. In quel momento anche il cielo piangeva ma l’aria era pervasa da una tranquillità così assordante da dare serenità al cuore. Pochissimi fiori, una cerimonia sobria proprio come era Anna. Una chiesa colma e silenziosa, solo per lei, nella sua Orvieto. Ad officiare le esequie don Danilo Innocenzi e don Luca Conticelli nella chiesa di Sant’Andrea, la sua parrocchia.
«E’ stata una grande persona – ha detto don Danilo – ha indossato tante maschere facendo ridere ma rimanendo sempre se stessa. Tra le tante cose belle che ha fatto ha trasportato l’orvietanità in giro per il mondo. Ma l’arte più bella che ci ha insegnato è stata l’arte di vivere. Ed era così attaccata alla vita, l’amava così tanto che si era appassionata anche alla morte. Non ne aveva paura».
Poi don Danilo ha ricordato anche la madre, Zaira indimenticabile figura di maestra, brillante cultrice del dialetto locale attraverso la quale la figlia aveva attinto con sapiente abilità per i suoi personaggi.
«Indimenticabile quando Anna prendeva in giro anche le suore – ha ricordato don Danilo – dicendo che non devono essere per forza zitelle acide ma prima di tutto sono madri, madri oltre misura perché lo sono soprattutto nello spirito».
E anche il giorno del suo funerale quest’Anna straordinaria ha fatto ancora sorridere. Una risata in mezzo a tanta commozione quando, al termine della messa, hanno preso la parola Massimo Lopez e Tullio Solenghi ricordandone pregi e difetti.
A volerla ricordare è stata anche una sua coetanea, che con lei ha condiviso gli anni della scuola di Arte drammatica. L’ha salutata regalandole una poesia di una delle autrici preferite di Anna, Emily Dickinson. «Proprio come lei che ad un certo punto della sua vita si era ritirata dalla vita “pubblica”, Anna aveva lasciato entrare il mondo nella sua stanza. Era una donna unica nel suo genere. Ci mancherà».
All’uscita dalla chiesa ad accompagnarla nel suo ultimo viaggio verso la cappella di famiglia nel cimitero civico di Orvieto, c’era una folla grandissima. «Se ne va un pezzo di storia televisiva peccato se ne sia andata troppo presto.
Orvieto le deve essere grata» è stato il commento della gente nel salutare il feretro. L’amministrazione comunale, infatti, sta lavorando ad un prossimo evento a settembre che sarà dedicato proprio ad Anna Marchesini. (Sara Simonetti)