La proposta di Dante Freddi
Inquinamento da mercurio nel Paglia: tutto viene dall’Amiata. Ma non si diceva che c’entrava la discarica?
“CAUSE PRINCIPALI DI INQUINAMENTO: ATTIVITA’ GEOTERMICHE E COMBUSTIBILI FOSSILI – “Lo studio fatto non è ancora completo – ha esposto il professor Pilario Costagliola, dipartimento Scienze della terra Università di Firenze – Stiamo costruendo una road map su questo fenomeno che merita un’attenzione ancora più approfondita. Per il progetto avviato con l’ausilio di geologi della regione Toscana e un geologo americano, abbiamo ricevuto finanziamenti e strumentazioni fino al 2015, poi abbiamo dovuto interrompere per mancanza di fondi”. A seguito Costagliola ha mostrato con delle slide i dati resi noti sull’inquinamento da mercurio delle acque.
60 TONNELLATE DI MERCURIO FINO AD ALLERONA – “Due sono le cause principali di inquinamento – ha sottolineato Costagliola – le attività geotermiche e i combustibili fossili e in queste zone dell’Italia abbiamo una cintura mercurifera davvero notevole, tant’è che i nostri pesci sono più ricchi di mercurio di altri. Abbiamo stimato che nel primo tratto di Paglia fino ad Allerona ci sono 60 tonnellate e la situazione è difficilmente gestibile per il fatto che si tratta di un inquinamento di origine storica. Lo studio è stato distribuito su tutto il bacino che va dal Paglia al Tevere e giunge quasi fino a Roma, e le concentrazioni maggiori sono state rintracciate nel lago di Alviano. Bisogna tenere conto che dopo l’alluvione del 2012 il Paglia ha subito un drastico cambiamento morfologico con conseguente aumento di mercurio. Concludo dicendo – ha terminato Costagliola – che questo tipo di inquinamento storico è dovuto principalmente ad attività minerarie. Ora è importante portare a termine le ricerche e continuare il monitoraggio per capire come procedere ad una pianificazione”.” (Valentino Saccà e Sara Simonetti, OrvietoSi, 13 luglio 2016)
L’opinione di Franco Raimondo Barbabella
A proposito dell’inquinamento da mercurio del fiume Paglia, all’inizio dello scorso mese di giugno in un comunicato di #SAVEORVIETO si poteva leggere quanto segue (OrvietoSi 2 giugno 2016): “In prossimità della discarica, a 35 km dalle cave, nel tratto Paglia Orvietano, risulta dagli studi scientifici universitari un’alta percentuale di mercurio. Solitamente la quantità di mercurio dovrebbe decrescere con l’aumentare della distanza dalla cava. Gli studi evidenziano invece una differente modalità di metilazione del mercurio nel tratto del fiume Paglia in prossimità di Orvieto. Sono elementi, questi, che meritano ulteriori analisi e approfondimenti.”
Una diecina di giorni prima lo stesso giornale online (OrvietoSi 22 maggio 2016) aveva riferito dell’interrogazione del consigliere Sacripanti su quanto era emerso nel corso di un incontro pubblico organizzato da #SAVEORVIETO sulla discarica: “L’interrogante ha affermato che “nel citato incontro pubblico organizzato dal Comitato spontaneo denominato ‘SAVEORVIETO’ per informare la cittadinanza locale sui progetti riguardanti l’ampliamento della discarica ‘LE CRETE’ e per comunicare ai presenti la propria ferma opposizione alla realizzazione degli stessi, tra i vari e numerosi interventi che si sono succeduti, è da segnalare, in particolare, quello di un cittadino residente nella frazione di Bagni che ha messo in evidenza il grave problema legato al fortissimo incremento di casi tumorali che ha colpito negli ultimi anni, e che ancora non sembra conoscere flessioni, le famiglie che abitano in quella frazione.”
Già in quel periodo una persona di normale buon senso si sarà sentita drizzate le antenne della curiosità scettica e si sarà chiesta se, andando di questo passo, prima o poi qualcuno non avrebbe tirato fuori anche le scie chimiche come causa occulta dei nostri mali. La persona di buon senso sa infatti che quando si sparano teorie senza la prova di pazienti evidenze scientifiche prima o poi la realtà ti smentisce.
È successo anche questa volta. È bastato che si trovassero faccia a faccia in un convegno ricercatori e tecnici di diversi enti non interessati a dimostrare una tesi preconcetta perché in un solo momento fosse disvelata al mondo la verità delle verità che già si sapeva: l’inquinamento da mercurio viene dall’Amiata e la discarica non c’entra nulla. Anzi, guarda guarda, “le concentrazioni maggiori sono state rintracciate nel lago di Alviano”. Ora però non ci provate, non ci venite a dire che la causa è la presenza di folaghe e di aironi cinerini!
D’altronde era stata la stessa Sao a rilevare la presenza di mercurio nel fiume e sarebbe dovuto bastare questo per essere più prudenti nello stabilire un rapporto di causa tra presenza della discarica e inquinamento da mercurio. La verità è che i temi ambientali fanno rumore, solleticano le paure e alimentano i racconti degli storytellers.
A scanso di equivoci (si sa che su questo terreno si muovono gruppi e cani sciolti con preparazione specifica continuamente aggiornata, anche se talvolta distratti da altre faccende), non stiamo ragionando di bontà e sapori della discarica, e nemmeno della migliore strategia di gestione del sistema rifiuti. Stiamo semplicemente ragionando di come responsabilmente ci si dovrebbe rapportare ai problemi collettivi per una loro soluzione semplicemente onesta e razionale.
E ora? Ci sarà qualcuno che sentendosi smentito cambierà rotta per contribuire a indirizzare il dibattito pubblico verso obiettivi di interesse generale con argomenti di verità? Personalmente sono curioso di vedere che cosa succede. Vuoi vedere che al massimo si farà finta di niente?
L’opinione di Pier Luigi Leoni
Basta rileggere la “Storia della colonna infame” del Manzoni per rendersi conto di come l’ignoranza, la paura e l’immaginazione partoriscano gli “untori”. È un bel po’ che la discarica delle Crete si trova a far la parte dell’untore. Adesso un gruppo di tecnici fa il punto scientifico della situazione e rivela il segreto di Pulcinella: che il fiume Paglia scende dall’Amiata e che quelle parti sono imbottite di mercurio stuzzicato per decenni dall’industria mineraria. Com’è umanamente comprensibile, i tecnici vanno in cerca di fondi pubblici per finanziare il loro lavoro, ma, dopo averci terrorizzato fino a farci benedire i soldi che dovremo sborsare per i loro studi, perché non ci spiegano quali rischi concreti per la nostra salute derivano da tutto questo mercurio? Una frittura di pesce del Paglia è micidiale, oppure danneggia la nostra salute… e in quale misura? Saranno in grado, perdinci, di elaborare una statistica decente. Intanto chi punta sull’eternità della discarica delle Crete tira un sospiro di sollievo. Ma dovrà fare i conti col fatto che una discarica è comunque una schifezza e che Orvieto ha già dato abbondantemente.
La proposta di Barbabella a Leoni
La Camera approva un emendamento per il reddito di inclusione
“La Camera ha approvato un emendamento del Pd al ddl di contrasto alla povertà che prevede un «l’introduzione di una misura nazionale di contrasto della povertà», denominata «reddito di inclusione». A favore hanno votato 226 deputati della maggioranza, contro 50 dei gruppi di opposizione. Il testo del ddl, che è una delega al Governo, già prevedeva l’introduzione di «una misura nazionale di contrasto della povertà». L’emendamento della deputata Pd Donata Lenzi ha proposto di denominare questo strumento «reddito di inclusione».
Nel dibattito protrattosi per oltre mezzora M5s è stato particolarmente critico. Luigi Di Maio ha parlato di «ipocrisia» del Pd, mentre Giorgio Sorial è ricorso a una metafora: «è come il pecorino cinese, che si chiama così ma è fatto con il latte di mucca». Ma critiche dello stesso tipo sono arrivate anche da altri gruppi di minoranza, come Walter Rizzetto di Fdi che ha parlato di «truffa semantica». E alla fine tutti i deputati di opposizione hanno votato contro, mentre a sostegno dell’emendamento di Lenzi hanno votato tutti i parlamentari di maggioranza.
«L’Italia deve dotarsi degli stessi strumenti di contrasto alla povertà che esistono negli altri paesi europei, purtroppo le misure prese finora sono ancora parziali e limitate» spiega il presidente dell’Inps Tito Boeri a margine di un convegno di Confagricoltura sui dati Istat sulla povertà definiti da Boeri «preoccupanti». Parlando della legge delega sulla povertà all’esame della Camera Boeri ha detto che «nel passaggio parlamentare si sono persi pezzi importanti che servivano a finanziare strumenti di contrasto alla povertà. Nel passaggio in parlamento il ddl ha perso incisività».” (La Stampa, 15 luglio 2016)
L’opinione di Leoni
Reddito di cittadinanza, reddito minimo garantito, reddito di inclusione, sono giochi di parole per indicare una forma di redistribuzione del reddito generalizzata a favore di chi non ha sufficienti mezzi di sussistenza. Da un punto di vita morale, qualsiasi governo di uno Stato economicamente avanzato dovrebbe vergognarsi del fatto che vi sia una parte consistente della popolazione in miseria. La stessa vergogna dovrebbe provare chi ha soldi per mangiare troppo, per andare in giro per il mondo e per giocare al lotto. E in effetti, se non proprio la vergogna, esiste un disagio che quasi tutti i Paesi avanzati cercano di superare (oltre che con le pensioni sociali e d’invalidità, con l’assistenza sanitaria gratuita e con le varie casse per l’integrazione dei salari dei disoccupati e dei sottoccupati) con una forma di sussidio economico pubblico che prescinda dall’età e dalla malattia.
L’Italia è in ritardo e il nodo arriva al pettine, su pressione del M5S, proprio nel momento in cui lo stato della finanza pubblica induce all’aumento dell’età per le pensioni sociali e alla limitazione delle prestazioni gratuite del servizio sanitario nazionale. Ma lo scoglio principale è che il reddito minimo garantito comporta un controllo efficiente sugli abusi dei beneficiari che la nostra burocrazia, in gran parte pigra, in parte corrotta e sempre malfidata, non è in grado di reprimere. Purtroppo l’immoralità, l’amoralità e la carenza di senso dello Stato del nostro popolo costituiscono un handicap che impedisce ogni grande novità o la manda in rovina, come sta accadendo per il servizio sanitario nazionale. Perciò il cosiddetto reddito di inclusione non può essere che un mostriciattolo. Per fortuna l’Italia si salva con uno spiccato senso della famiglia e del risparmio e con un atteggiamento positivo di fronte alla vita e alle sue difficoltà.