Riceviamo e pubblichiamo da Com – Comunità in Movimento
Ieri Comunità in Movimento (CoM) ha tenuto la preannunciata tavola rotonda su “Come garantire i risparmi e lo sviluppo del territorio”. L’iniziativa è stata organizzata in stile CoM, cioè per ragionare senza pregiudizi sui problemi che interessano la comunità dei cittadini, ed è nata a seguito dell’esplosione del caso dei titoli BPB: è stata invocata una discussione pubblica, il Comune ad oggi non è riuscito a farla, si è costituita un’Associazione dei possessori dei titoli svalutati; naturale che CoM si sia fatto interprete dell’esigenza di un confronto pubblico essendo di interesse della comunità capire come stanno le cose.
Abbiamo invitato tutti i soggetti direttamente e potenzialmente interessati: l’istituzione comunale, i rappresentanti del sistema bancario, l’associazione dei proprietari di titoli, le organizzazioni sindacali. Non è venuto nessuno. Non ne siamo rimasti sorpresi. Tutti avranno avuto le loro buone ragioni; istituzioni, forze sociali e direttamente interessati crediamo meno di altri.
Registriamo dunque intanto il dato di fatto: nessuno ha accettato il confronto pubblico. Sappiamo bene che si tratta di questioni delicate concernenti rapporti di tipo privato, per cui non tutto si può rendere pubblico. Ma noi volevamo fare ed abbiamo fatto altro: volevamo discutere e abbiamo discusso di banca e territorio oggi, come difendere il risparmio dei cittadini e come lavorare per lo sviluppo del territorio.
Sottrarsi a confronti su un terreno come questo la dice lunga sugli orientamenti delle classi dirigenti della nostra città e dell’intero comprensorio. Non a caso nello stesso momento sembra che tutti siano spasmodicamente interessati a polemizzare su altri temi, pure importanti, ma con lo stile di sempre e nascondendo che in testa a tutto c’è un colossale problema politico, cioè la mancanza di politica.
Lo abbiamo sottolineato nella tavola rotonda, che abbiamo fatto con la nostra sola presenza ma trattando con chiarezza i temi nello stesso modo in cui avremmo fatto se gli invitati fossero stati presenti. Dunque, abbiamo detto che l’intera comunità deve essere messa in condizione di sapere se, alla luce dei cambiamenti in atto nel sistema bancario nazionale ed europeo e mondiale, ancora si può parlare, in che senso e a quali condizioni, di banca locale.
E abbiamo posto alcuni quesiti: che cosa può succedere per l’economia locale con il trasferimento di ingenti risorse dall’area orvietana a quella barese nel caso in cui gli investimenti in titoli in tutto o in parte non dovessero rientrare nella disponibilità dei proprietari; quali sono le linee di sviluppo sulle quali si intende tenere il confronto con il sistema bancario (cappello in mano o proposta politica?); ci si vuole decidere ad organizzare nelle forme possibili l’unione dei comuni dell’ambito orvietano, che può essere un efficace strumento per affermare su tutti i piani le ragioni del nostro territorio e scongiurare il pericolo di essere di fatto governati dall’esterno?
Non si vuole fare un confronto pubblico su temi come questi? Liberi. Ma i problemi ci sono. E la realtà normalmente è più forte delle intenzioni degli uomini. Noi continueremo con la nostra azione. Il comportamento degli altri ci conforta nelle ragioni del nostro esserci.