di Roberto A. Basili
Sono scesi in campo il commissario Montalbano, l’attore Vincenzo Salemme e Carlo Pagnotta, patron di Umbria Jazz Winter, denunciando alcune criticità nei rapporti con il teatro di Orvieto. Risultato, l’assemblea dei soci della Te.Ma. boccia il bilancio 2015 (10 contrari, 9 a favore, 6 astenuti) e dimissiona la presidente Sabrina Ceprini e l’intero consiglio d’amministrazione.
O, almeno, così si crede. Perché, in realtà, il socio di maggioranza vale il 51% e ha votato a favore. Verrebbe da dire: agguato non riuscito, roba da apprendisti stregoni! Di chi non si rassegna al tempo che passa, pur avendo già combinato tanti guai.
Verrebbe da pensare: si è tentato di colpire Sabrina Ceprini, ma in realtà l’obiettivo era un altro! Sono vizi antichi, dai quali alcuni politici, vecchi e nuovi, non riescono a liberarsi.
Sembra che alla presidente vengano rimproverati un eccesso di individualismo decisionale, “comportamenti padronali” e “scelte discutibili”. Per Sabrina Ceprini non posso nutrire né sentimenti di simpatia, né di antipatia: l’ho incontrata, una sola volta, per caso, nell’anticamera del Sindaco, mi sono presentato e abbiamo scambiato qualche opinione sulle problematiche del teatro. So che viene da un’esperienza aziendale privata, dove può capitare di confondere comando con direzione. Ma ciò non è permesso a chi si occupa della res publica. Costui deve saper valutare l’impatto e le conseguenze delle proprie scelte; motivarne le ragioni e renderle pubbliche: si chiama trasparenza; costruire attorno ad esse il massimo del consenso: si chiama partecipazione.
Trasparenza e partecipazione sono, peraltro, lo spirito originario della Te.Ma. E tale spirito deve restare. Il Teatro Mancinelli dopo un periodo lungo e difficile di ristrutturazione, tornò fruibile. Era l’anno duemila, se ricordo bene. Per diverse settimane il teatro restò aperto a quanti, orvietani e non, avessero voluto visitarlo e viverlo come proprio. Con lo stesso spirito di apertura alla città, si costituì, per la gestione artistica e tecnico-amministrativa, la Te.Ma., associazione tra Comune, socio di maggioranza, e privati cittadini. Da allora, in questi quindici anni, sono state fatte tante cose buone, e qualcuna azzardata, fonte quest’ultima del debito accumulato nel tempo, con il quale gli attuali amministratori sono costretti a fare i conti.
Di fronte a tale situazione, per dirla con Cecco Angiolieri, “s’i fosse fuoco, arderei ‘l mondo”, s’i fosse Sindaco, ma non lo sono, sarei tentato dall’astuzia di far nominare un commissario. Ma lo statuto della Te.Ma., che non è Fondazione, non lo prevede.
Il teatro è dei cittadini orvietani e, per essi, del Comune: Sindaco e Consiglio. Spetta a loro ricucire gli strappi, alcuni infami, e soprattutto indicare gli indirizzi della politica culturale della città, e pretendere che vengano perseguiti. Coraggio, metteteci la faccia e aprite un dibattito franco in Consiglio comunale. Vi suggerisco di farlo presto. Altrimenti, prima o poi, come già è successo in Inghilterra, a Torino e a Roma, sarà il Popolo a farsi Governo.