PORANO – Questa volta è diverso, non si è trattato del solito furto in casa in assenza dei proprietari. Questa volta è stata una rapina. Una parola che fa tremare, sebbene non ci siano state conseguenze. Almeno non fisiche. Perché lo spavento, quello, sarà difficile da cancellare.
Con un coltello alla gola gli hanno fatto mettere a soqquadro tutta casa per ottocento euro, poi, lo hanno chiuso in una stanza e sono fuggiti a bordo di una Audi A7 nera. E’ stata una notte di terrore quella vissuta lunedì da Gianni Pezzola, odontotecnico di Porano che alle due di notte, dopo la paura per la scossa di terremoto, si è trovato ai piedi del letto tre individui incappucciati armati di coltelli. Sono entrati praticando un foro ad un infisso. L’allarme della villa, tra l’altro non isolata ma in piena zona residenziale, a due passi dalla pizzeria e dal negozio di alimentari del paese, era disattivato. «Ho ancora negli occhi quella luce – racconta – quei passi sordi nel pieno della notte, mi sono sentito violentato psicologicamente. Sono immagini che non scorderò mai più. Il giorno più brutto della mia vita».
Ha ancora la voce rotta dal terrore mentre racconta quegli attimi. «Stavo dormendo, ero in casa da solo. Ad un certo punto ho sentito dei rumori ma li ho collegati alle scosse di assestamento del terremoto. Poi ho capito che erano dei passi che si facevano sempre più vicini. Una luce in lontananza. Addirittura ho pensato, anzi l’ho sperato, fossero i carabinieri che mi erano venuti a prendere per mettermi al sicuro dal terremoto. Nel momento in cui ho realizzato, mi sono trovato davanti tre individui con il volto coperto che mi sparavano negli occhi la luce di una torcia. Puntandomi un coltello alla gola mi hanno detto di stare zitto e se avessi fatto quello che mi dicevano non mi avrebbero fatto niente». I tre malviventi lo hanno allora immobilizzato e stanza per stanza gli hanno fatto controllare ogni cassetto della villa, ogni armadio, ogni angolo dove potesse essere nascosto il denaro. Poi sono arrivati alla cassaforte e dopo che il proprietario l’ha aperta hanno preso gli 800 euro che vi erano contenuti.
«Avevano trovato ciò che cercavano – continua a raccontare Gianni – gli ho chiesto di lasciarmi stare, che non avevo più niente. Allora si sono avvicinati, hanno detto qualcosa tra di loro e mi hanno preso e chiuso nella camera. Volevano rompermi il cellulare, gli ho chiesto di non farlo. Lo hanno lasciato fuori dalla stanza e mi hanno chiuso a chiave». A questo punto Gianni Pezzola, ha aperto la finestra del balcone ed ha iniziato ad urlare cercando aiuto. E’ stata una vicina di casa, sentite le grida, a chiamare i carabinieri che sono giunti quindi sul posto liberandolo. «Quando sono uscito sul balcone per chiedere aiuto ho visto l’auto su cui sono fuggiti i tre malviventi. Non potrei mai sbagliarmi, era una Audi A7 nera. E’ stata una notte che non scorderò mai più anche se il momento più drammatico sono stati quei passi, quella luce, quei rumori sempre più vicini. Ti senti impotente, puoi solo aspettare e pregare che passi in fretta». Uno dei particolari rimasto in mente al proprietario è la particolare inflessione dialettale dei malviventi, sicuramente non italiani.
Ora sul caso stanno indagando i carabinieri del comando di Orvieto. Quella di lunedì è stata la prima rapina in villa a Porano che si ricordi. Un episodio cruento e che sicuramente avrebbe potuto avere conseguenze drammatiche. Ecco che allora si ripropone il problema della sicurezza, dell’importanza delle telecamere nel centri abitati per prevenire questo tipo di reati. (Sara Simonetti)