Sulla questione mercurio, arriva la risposta degli Amici della Terra ai comitati contro la geotermia. L’associazione vuole, infatti, rassicurare il comitato SOS geotermia e la Rete nazionale no geotermia, il cui referente è Vittorio Fagioli, che non c’è nessun rischio di sottovalutazione del problema delle emissioni di mercurio delle centrali geotermiche e pertanto i sospetti dei due comitati sono completamente infondati.
“Nel convegno ‘La strada del mercurio’ organizzato dagli Amici della Terra il 14 giugno scorso al Senato – afferma Monica Tomassi, presidente nazionale degli Amici della Terra – non si è parlato del mercurio emesso dalle centrali geotermiche non perché il problema non esista, anzi è conosciuto e monitorato dall’Arpa Toscana che ne dà conto come previsto dalla legge, ma perché a noi premeva portare alla luce ciò di cui non si è dato conto fino ad oggi cioè di una grave situazione di inquinamento da mercurio originata in più di un secolo di estrazione e lavorazione dei minerali di mercurio nel territorio dell’Amiata, uno dei più grandi giacimenti di mercurio di tutto il mondo.
Dopo più di 30 anni dalla chiusura delle miniere, gli interventi di bonifica ambientale sono fermi e gli scarti di lavorazione ricchi di mercurio metallico si trovano nei suoli fino a diversi chilometri dagli impianti, finiscono nei torrenti, nel fiume Paglia, nei sedimenti fluviali, contaminando la biosfera (soprattutto i pesci) prima di finire nel mar Tirreno. Quindi mentre il problema emissioni da centrali è monitorato e conosciuto questo è stato fino ad ora completamente sottovalutato.
L’articolo dei comitati “no geotermia” ha messo in evidenza un’altra questione importante: la differenza di approccio ai problemi ambientali tra l’associazione Amici della Terra e questi comitati. La corrente di pensiero che ci caratterizza da quaranta anni è l’esplicitazione delle criticità. Solo attraverso la conoscenza e la pubblicità dei dati si possono comprendere i problemi e si possono mettere in atto iniziative e comportamenti per risolverli e questo approccio ci ha reso credibili all’esterno in tutti questi anni. Mentre spesso, nei comitati, l’approccio ideologico prende il sopravvento, si coltiva così una cultura del sospetto e del complotto, non si cercano soluzioni ma un nemico da combattere.
In questa vicenda del mercurio i comitati hanno addirittura cercato di manipolare i dati dando la stessa importanza a quantità in gioco diverse: un possibile contributo da parte degli impianti geotermici non è escluso e andrebbe sicuramente quantificato da studi ad hoc, tuttavia i dati disponibili sembrano indicare che questo contributo è d’importanza secondaria rispetto a quello delle miniere. Infatti i dati dell’Arpa Toscana indicano che la quantità di mercurio emessa in atmosfera dalle centrali è di due ordini di grandezza (almeno) inferiore rispetto a quella storicamente emessa dagli impianti metallurgici. Per essere più chiari è come dire che 100 chilogrammi di mercurio sono la stessa cosa di 10.000 chilogrammi di mercurio. Infine, a tutt’oggi, gli studi disponibili (Vaselli e altri) sembrano confermare che le emissioni più significative in atmosfera vengono dalle zone minerarie piuttosto che dagli impianti geotermici. Cercare di manipolare i dati non va certo nella direzione di risolvere i problemi”.