di Roberto A. Basili
Tempo fa, alcune famiglie della nobiltà e della borghesia agraria orvietane, si diedero l’obiettivo, ambizioso, di dotare la città di un teatro. I lavori iniziarono, per fermarsi di lì a poco. Del resto, è cosa nota, l’ambizione non sempre s’accorda con il portafogli. E fu il Comune a dover riprendere e terminare i lavori. Poi, il 19 maggio del 1866, l’inaugurazione. Autorità, conti e marchesi, agrari e notabili vari entrano in teatro. Fuori la gente comune, artigiani, commercianti, muratori, contadini, a mangiucchiare pecorino e fave, nature style, innaffiati da buon vino, per partecipare comunque all’evento e non perdersi le lussuose mise delle signore e dei signori dell’epoca.
Il 21 maggio 2016 si è festeggiato il compleanno del Mancinelli. Qualche decina di Vip invitati al ridotto del teatro per il buffet offerto, così almeno sembra, da Sabrina Ceprini, presidente della Te.Ma. Sono passati 150 anni, la società si è evoluta, i costumi sono cambiati e i gusti si sono affinati, ma il piatto più gradito ai Vip risulta ancora il flan di pecorino su vellutata di fave. Quando si dice il contrappasso! Ottimi anche i vini del Consorzio, anche se i più esigenti ad accompagnare l’ottimo caprino di Sugano avrebbero preteso un muffato. Quando si dice la raffinatezza!
Qualche ora prima, l’evento culturale della serata. Il pubblico, di soci e invitati, sistemato tra platea e 1° e 2° ordine, più qualche testa a far capolino dal 3° e 4° ordine, è rapito dal violino di Alessandro Quarta, fino a “spellarsi le mani” dagli applausi. Ottima accoglienza anche per l’orchestra da camera Czech Virtuosi di Brno, a sottolineare i rapporti sempre più solidi tra Orvieto e Repubblica Ceca.
Bene, molto bene, ma tutto qui? Secondo i soliti ben informati, sembrerebbe di sì. Ma, per dirla con il sen. Antonio Razzi, “No, questo non credo”. Il 150° anniversario del Mancinelli non può essere celebrato come i 100 anni della nonna, le nozze d’oro dei genitori, la comunione dei figli!
La Te.Ma. è un’associazione pubblico-privati per la gestione e la programmazione artistica. Abbiamo presenti le difficoltà di bilancio, frutto anche di alcune iniziative del passato, forse azzardate. Ma un’attenta gestione contabile e organizzativa non può bastare.
Il teatro è tra i luoghi della cultura più significativi della città. E cultura è economia: oggi tutti concordano; negli anni ottanta fu l’intuizione originale del Progetto Orvieto, mai disconosciuto, anche se spesso disatteso. Il 150° del Mancinelli può essere un’occasione per riprendere il cammino. E, allora, si provi a costruire un progetto-programma delle manifestazioni. Si chiamino a collaborare, senza nulla a pretendere, gli operatori della cultura e dell’informazione, orvietani e non, che amano la città. Se il progetto è buono, le risorse finanziare si troveranno.
Noi pensiamo, ad esempio, a un convegno che rifletta su ruolo e potenzialità del teatro di una piccola, ma straordinaria città d’arte con personalità del calibro di Carlo Fuortes, manager ed economista della cultura apprezzato a livello internazionale, già membro, peraltro, del consiglio di amministrazione della Te.Ma.
Altro, inedito, momento di riflessione su Luigi Mancinelli, il Wagner italiano. Compositore, ma soprattutto grande direttore d’orchestra: l’unico, insieme a Gustav Mahler, che sapeva dirigere a memoria. Di lui si ricordano opere liriche, sinfonie, musiche di scena teatrali e colonne sonore di film. Gli orvietani, un decennio fa, rimasero incantati dalla proiezione in Duomo di Frate Sole e di Giuliano l’apostata: colonna sonora di Luigi Mancinelli, eseguita mirabilmente dall’orchestra della Radio Svizzera italiana.
E ancora Lydia Mancinelli, attrice e nipote di Luigi, che già avanzò proposte di grande rilievo a Orvieto, e che, forse, potrebbe di nuovo essere interessata.
Il teatro Luigi Mancinelli è dei cittadini orvietani, e i cittadini, diversamente dai sudditi, hanno diritto a pensare. Le nostre sono alcune idee in libertà. Ma forse possono tornar utili.