La proposta di Dante Freddi
Ma davvero la misericordia può essere riducibile ad una disposizione biologica?
“E se la misericordia fosse scritta nel nostro cervello? E se la capacità di commuoverci, di sentire in noi le emozioni dell’altro fosse la chiave dello sviluppo umano? Nell’incontro di domani pomeriggio scopriremo le basi biologiche dell’empatia e il mondo dei neuroni specchio e capiremo perché, come dice il regista teatrale Peter Brook, “Con la scoperta dei neuroni specchio le neuroscienze hanno cominciato a capire quello che il teatro sapeva da sempre”.
(ApertaMenteOrvieto, convegno I Neuroni della Misericordia, FB 11.05.2016)
L’opinione di Franco Raimondo Barbabella
Non so come sia stata presentata la scoperta dei neuroni specchio nel corso dell’iniziativa cui si riferisce il pezzo che commentiamo per non avervi potuto partecipare, ma qui interessa non tanto l’argomento in sé e la sua trattazione effettiva quanto piuttosto il modo con cui è stato annunciato l’evento. Dico subito che questo modo a mio parere è discutibile, e infatti ne discuto.
Capisco bene che ad una mente fantasiosa come quella di Marco Sciarra possa non sfuggire un legame evocativo tra neuroni specchio, Giubileo della misericordia e vizi e virtù tradotti in mostra ne “La Cava dei Peccati”, il tutto nel quadro di “Orvieto in fiore”. E capisco anche la voglia di farne un’operazione di successo lanciando suggestioni. Ma, dato per legittimo tutto questo, resta tutta intera la discutibilità del messaggio culturale che oggettivamente scaturisce da un annuncio così fatto.
Che senso deriva infatti dal proporre quelle domande ammiccanti? Certo non uno stimolo alla conoscenza corretta. La misericordia scritta nel nostro cervello? E perché allora non scritta anche in quello degli altri primati parenti stretti degli umani, visto che gli studi che hanno portato alla scoperta dei neuroni specchio nell’uomo sono iniziati proprio studiando la corteccia cerebrale di un macaco? La capacità di commuoverci chiave dello sviluppo umano? E infatti, com’è noto, è il “volemose bene” che ha caratterizzato l’intera storia delle civilizzazioni.
Ma via! Vogliamo dire che anche le cose più serie della scienza vanno tradotte nelle forme più banali di storytelling? Dobbiamo dare per scontato che l’unico modo di interessare un pubblico generico è di attribuire alle scoperte scientifiche un potere magico? Davvero si pensa che sentimenti elevati come la misericordia possano essere ridotti a puri meccanismi biologici? Infine, rieccoci anche con la solfa che l’arte da sempre ha capito tutto e la scienza da sempre la insegue per confermare solo quello che l’intuizione e la fantasia hanno suggerito ai poeti?
Bah, da gente seria come gli amici di ApertaMenteOrvieto mi sarei aspettato un altro modo di stimolare l’approccio ad un argomento delicato e pieno di risvolti come questo. Ma forse esagero io a spaccare il capello in quattro. Comunque, se queste mie considerazioni servissero anche solo a discutere un po’ su come rapportarsi a temi di largo interesse culturale per non correre il pericolo di trasformare la divulgazione in diseducazione, già avremmo ottenuto un risultato apprezzabile. Con rispetto e con il senso della vera amicizia.
L’opinione di Pier Luigi Leoni
Anna Meldolesi, giornalista scientifica del Corriere della Sera ha scritto: «L’idea di avere dentro al cervello dei piccoli strumenti capaci di riflettere ciò che provano gli altri, generando empatia, è semplice e potente. Finora ne abbiamo sentito parlare come della scoperta più affascinante delle neuroscienze degli ultimi vent’anni e ne siamo andati orgogliosi, perché è avvenuta in l’Italia. Ma c’è una pattuglia di ricercatori che la descrive invece come la scoperta più sopravvalutata della psicologia e intende demolirla. Lo psicologo e linguista Steven Pinker ha osservato “Ogni tanto c’è qualche scoperta che esce dai laboratori e prende vita propria”. Sembra offrire “una spiegazione per tutti i misteri, una conferma dei nostri desideri più profondi”. Pinker ricorda che in passato è accaduto con alcune idee della meccanica quantistica e della relatività, fraintese e trasformate in suggestioni. Ed è convinto che stia succedendo anche con i neuroni specchio, a cui vengono attribuite funzioni immaginifiche e mai sperimentalmente dimostrate. I sostenitori più ardenti di queste cellule, dentro e fuori l’accademia, le hanno incaricate di spiegare quasi tutto: dall’orientamento sessuale all’amore per la musica, dal linguaggio alla costruzione della pace.» Insomma, credo che la mia generazione tramonterà senza che la scienza abbia trovato il bandolo della matassa. Auguro più fortuna alla prossima generazione.
La proposta di Barbabella a Leoni
Il Comune risanato: dall’età della latta all’età dell’oro?
“Quello del 2015 è stato il miglior risultato di amministrazione di sempre conseguito dal Comune di Orvieto e ha generato, al netto degli accantonamenti e dei fondi vincolati, un saldo positivo al 31/12/2015 pari a 6.613.179,67 euro. … Pertanto considerando il disavanzo di amministrazione al 31/12/2015 in un’ottica di verifica dei saldi progressivi di abbattimento del deficit e di conseguente rimodulazione del Piano Pluriennale il saldo residuo del deficit ancora da abbattere scende a – 837.236 euro e a seguito della prossima iscrizione in bilancio 2016 della III^ rata prevista dal Piano, si porterà a soli – 387.268 euro. In altre parole entro il prossimo mese di giugno, termine previsto dalla recente legge di stabilità che autorizza i Comuni in procedura di Predissesto alla modifica dei propri Piani di risanamento, procederemo alla rimodulazione del nostro Piano tenendo conto di quanto sopra con l’obbiettivo di raggiungere il pareggio entro l’esercizio del 2016 avviando contestualmente la procedura di uscita definitiva del Comune di Orvieto dallo stato di predissesto finanziario. …
Di questo quadro realisticamente difficile in cui siamo stati chiamati ad operare, tutti dovremmo dimostrarne la piena consapevolezza e condividere lo sforzo che è stato necessario per modificarlo. Sia ben chiaro che qui non stiamo a giocare alla partita di chi è più bravo con i numeri, qui per rimettere in carreggiata i conti del Comune, ci siamo assunti il compito di applicare sul campo tutte le restrizioni e limitazioni che prima erano solo semplici voci o cosa da fare segnate su un pezzo di carta.
Ma soprattutto abbiamo scelto coraggiosamente di invertire una politica di risanamento del bilancio che non puntasse più esclusivamente sulla limitazione della spesa, ma che andasse nelle più virtuosa e produttiva direzione dell’incremento delle entrate. Una chiave di successo che non ha toccato le tasche degli orvietani, ma quelle dei numerosi turisti che vengono accolti, e sempre in numero maggiore, dalla nostra città nella consapevolezza che il mantenimento di Orvieto per quel che è, per come la conosciamo e per quel che rappresenta nel mondo non è cosa che possa ricadere unicamente sulle spalle dei suoi poco più di 20.000 abitanti. …”
(Massimo Gnagnarini, OrvietoSi, 12.05.2016)
L’opinione di Leoni
Il nostro comune amico Massimo Gnagnarini ha desiderato ardentemente di fare l’assessore alle finanze del Comune di Orvieto. Mi verrebbe da dirgli: «Hai voluto la bicicletta? Adesso pedala.» Però mi trattengo, perché gli riconosco una sana e generosa passione per l’impegno pubblico, senza la quale non ci sarebbe la politica e la società non sarebbe umana, ma solo tenuta insieme dalla legge del branco. Per quanto possa capire, l’amministrazione comunale di Orvieto naviga sulla barca del piano di riequilibrio finanziario che l’amministrazione Concina fu costretta a varare. E naviga sfruttando le correnti favorevoli delle novità legislative che hanno mitigato le insidie della precedente normativa, e anche l’andamento positivo del flusso turistico. Se questo basta agli amministratori comunali, sono contento per la loro serenità.