ORVIETO – Per dare respiro a chi lo chiedeva con le lacrime agli occhi, dare ossigeno in una terra che trasuda veleno e fumi, una terra che si nutre della sua gente, che coltiva morte, dolore e sofferenza. In quella che ormai chiamano Terra dei fuochi, nella zona di Giugliano, Afragola, Succivo, Caivano e Marcianise, dove le fiamme si levano improvvise, specie di notte, diffondendo fumo e fetore, consumando scarti d’ogni tipo e speranze, si muore in misura anomala.
In quei terreni gravidi di rifiuti industriali, tossici e nocivi, i prodotti agricoli non sono sicuri e i tumori si diffondono insieme ad altre malattie. Ecco la realtà da incubo contro la quale da anni sta combattendo Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano diventato leader del movimento che chiede la bonifica di quella terra avvelenata, ospite ad Orvieto venerdì 15 aprile a Palazzo dei Sette all’iniziativa del Pci “Rifiuti: effetti immediati e rischi futuri per le persone e per l’ambiente. Che stiamo facendo?”
Un incontro attesissimo durante il quale interverranno anche alcune madri che hanno dovuto seppellire i propri figli perché la leucemia o il cancro glieli hanno strappati dal grembo. A moderare l’incontro sarà il giornalista dell’Avvenire Pino Ciociola. Interverranno anche Ciro Zeno del Pci sezione Orvieto e Carlo Romagnoli, referente regionale I.S.D.E.
Per don Patriciello non è la prima volta ad Orvieto. Era stato ospite del Festival di Arte e Fede nel 2014. Fu in quell’occasione che descrisse lo scempio che sono costrette a vivere le persone che abitano nella Terra dei Fuochi. Uno scempio che però don Maurizio ha deciso di lottare usando l’arma del dialogo stanco di vedere “ogni anno seimila roghi di rifiuti, che inceneriscono scorie industriali, sprigionano veleni, ammorbano l’aria e uccidono la vita nei campi”. E di celebrare più funerale che matrimoni. “Non possiamo tacere forse non risolveremo il problema – ha detto don Patriciello – ma almeno quelli che verranno dopo di noi non ci malediranno. Chi non vive in questa terra non comprende quanto l’uomo sia diventato stupido. L’uomo stolto ha finito col distruggere se stesso. Abbiamo usato le armi dei poveri, deboli e disperati. Stiamo portando avanti questa battaglia perché è stato Dio a raccomandarci di dare respiro a chi lo chiede con le lacrime negli occhi”. Un’iniziativa, questa di venerdì, che vuole sensibilizzare le coscienze, soprattutto quelle dei politici per non far sì che Orvieto non diventi la nuova Terra dei Fuochi. (Sa.Simo)