ORVIETO – Si stanno svolgendo i lavori di sistemazione e di messa in sicurezza delle riva del Paglia e sono coinvolte tutte le istituzioni, perché il lavoro è importante, lì si stanno spendendo milioni di euro, per evitare, lo speriamo tutti, i danni del 2012. La nota diffusa dall’associazione Val di Paglia segnala la “mancanza di una visione prospettica” e di un rendering che faccia comprendere come risulterà esteticamente quell’area. Ci sembra un ragionamento di buonsenso, così come le proposte e i dubbi. A tutte le domande della Val di Paglia ci auguriamo che i tecnici che si stanno occupando dei lavori abbiano delle risposte e comunque sarebbe utile avere un “disegno” di come si immagina sarà quella zona, magari tra un anno o due o tre, forse necessari per completare il progetto, ma almeno sapremo per ottenere cosa.
Segue la seconda Cartolina della Val di Paglia, così amano chiamarla. Qui sotto la vista della sponda com’è, a piè di pagina come potrebbe essere, più o meno, secondo i gusti.
Ecco ciò che si vede affacciandosi dal ponte dell’Adunata e guardando sulla riva destra del Paglia. Sappiamo che quest’arginatura arriverà fin sotto il depuratore e sarà di difesa passiva dalle acque di una eventuale piena per la zona di abitato più vulnerabile di Orvieto Scalo. E’ l’opera più imponente di quelle previste e torniamo a segnalare la mancanza di una visione prospettica e di un rendering che renda comprensibile l’aspetto del manufatto una volta terminato.
Per le ragioni spiegate nella prima cartolina, sospendiamo il giudizio riguardo l’efficacia e la congruenza.
Per ciò che concerne la possibilità che l’opera contribuisca alla rigenerazione urbanistica della zona, trasformando l’attuale “terra di nessuno” in un parco fluviale accessibile ed attrattivo, ecco qualche rapida considerazione e qualche quesito relativo.
L’impianto sportivo De Martino, il ciclodromo e le aree circostanti sono mantenute decorose solo dagli appassionati. Con pochi interventi mirati possono offrire opportunità e servizi e diventare impianti integrati per il Rugby, che registra uno straordinaria crescita di consenso qui ad Orvieto e per il ciclismo, oltre al ciclodromo sarebbe da ripristinare il tracciato per il cross e integrare quelli per Bmx e Mountain bike. Si costituirebbe un “polo per lo sport di cittadinanza”. Come verranno prese in considerazione le tante ipotesi fatte durante mesi di progettazione partecipata?
La lunga scogliera e il terrapieno, offrono opportunità per ampie passeggiate vicino al fiume e lontani dalle strade, anche quelle in costruzione. Come saranno pavimentate le sommità perché siano “ippo-ciclo-pedonali”? E’ stata curata la percorribilità pedonale sotto il ponte e dunque l’accessibilità da Orvieto Scalo? Come si realizzerà l’accesso da via Ulderico Stornelli? Dove saranno posizionate le fontanelle? Cosa si pensa di piantumare? Come si realizzerà la passerella a valle della briglia?
Se quadri politici e tecnici dell’amministrazione comunale avessero curato una progettazione organica di riqualificazione, doverosa all’indomani della “piena”, avremmo già avuto le risposte. Che invece mancando diventano urgenti e necessarie ora. Da parte dell’autorità politica (Comune), tecnica (Bonifica) ed esecutiva (ditte appaltatrici) perché sia tutto chiaro lungo la catena dalla decisione alla realizzazione.
Chiudiamo questa cartolina con una battuta. Qualche tempo fa è stato presentato un progetto per la riqualificazione della cosiddetta Porta di Orvieto che riguarda il pezzo di SS 205 tra il casello e il Centro commerciale.
E’ necessaria anche quella, ci mancherebbe, ma non prioritaria, né esclusiva. In assenza di qualsiasi attenzione al fiume e alla qualità della vita degli abitanti di questa zona, un nostro associato, sconsolato ha commentato: « è come aver messo il vestitino della festa ad una bambina senza cambiarle le mutandine sporche. Solo apparenza!»
Come già per la prima cartolina, rimaniamo in attesa di risposte e opportunità di chiarimento.
Qui sotto, una veduta del parco fluviale di Palazzolo sull’Oglio. Tra la prima immagine e questa isuriamo la distanza tra ciò che è e ciò che potrebbe essere.