Nella lista dei cento nomi del caso Panama Papers (pubblicata da L’Espresso) c’è anche quello di un orvietano, un giovane orvietano, classe 1981, trapiantato a Londra da qualche tempo. Il suo nome è Gianluca Massini Rosati che, in una lunga lettera, che pubblichiamo qui di seguito integralmente, spiega la sua storia legata alla vicenda che in questi giorni tra facendo tremare vip e personaggi famosi, finanzieri, manager, imprenditori, avvocati, stilisti, sportivi e mafiosi.
Qualche giorno fa un mio follower su Facebook mi ha fatto questa domanda: “Come hai fatto ad acquisire competenze così specifiche? Io pensavo fossero appannaggio dei commercialisti…” Sul momento gli ho risposto con la prima cosa che mi è passata per la mente, quindi: “Tanta “palestra”, tante bastonate e tanto studio… non si smette mai d’imparare…” Poi però, a mente fredda, sono tornato su quella domanda e soprattutto più che pensare al “come” (quella risposta è semplice: basta studiare) ho iniziato a interrogarmi sul “PERCHE” ho acquisito competenze così specifiche, forse al pari di un commercialista, forse anche oltre quelle di un commercialista per certi aspetti.
Questa domanda mi ha fatto tornare indietro con la memoria ad alcune batoste che ho preso in prima persona e ai soldi che ho bruciato proprio a causa dell’ignoranza…fino a ripescare nella memoria L’EVENTO SCATENANTE di questa mia passione, forse il seme che ha generato in me la voglia di sviluppare questa cultura fiscale e quindi se vogliamo anche il seme della mia specializzazione in Escapologia Fiscale. Nella mia vita da imprenditore ho commesso, come tutti, migliaia di errori e per fortuna ne ho tratto anche tante lezioni, ma una di quelle che più mi brucia, e forse si, proprio quella lezione che accese in me la voglia di sviluppare una vasta cultura fiscale, fu quando mi affidai ad un professionista che stava per farmi commettere un reato a mia insaputa, aprendo una società off-shore per pianificare l’imposizione fiscale. Commisi quell’errore quando il mio spirito critico nei confronti dei professionisti che mi circondavano non era ancora così sviluppato e fu così che mi feci incantare dalla moda del momento (senza tempo a dire il vero) e da un professionista “amico” che voleva spillarmi qualche decina di migliaia di euro.
Era l’anno 2011, gli affari con alcune delle mie aziende andavano piuttosto bene, ero nel settore delle energie rinnovabili e le prospettive di sviluppo internazionale erano decisamente importanti. Fu in quel periodo che conobbi un super-professionista, “esperto” (a suo dire) di fiscalità internazionale che mi spiegò tutta una serie di cose su Malta, sulle British Virgin Islands e su come avrei potuto gestire quelle operazioni estere attraverso Paesi a fiscalità agevolata, comodamente seduto dalla poltrona di casa mia. In un lussuoso ufficio, carte alla mano, mi spiegò tutti gli aspetti relativi all’apertura di una società off-shore, tutti i costi, tutti i vantaggi fiscali, tutto quello che dovevo sapere (almeno così credevo) per procedere con il conferimento del mio patrimonio e per la gestione delle attività che di lì a poco mi sarei ritrovato a gestire oltre confine.
Quel professionista sembrava arrivato nel momento giusto, mi avrebbe fornito tutto: fiduciari, direttore, sede legale, conti correnti, insomma bastava pagare (rigorosamente in nero, chissà perché…) e si poteva procedere immediatamente! Al tempo, come già detto, avevo ancora pochissima esperienza e mi feci incantare dal lussuoso ufficio e dalle magiche parole che sembravano uscire dalla bocca di quell’esperto, così mi fidai e crai una società Off-Shore. Il mio intento non era evadere le tasse, sia chiaro, i miei affari diventavano internazionali e pensai che dovevo rivolgermi ad esperti internazionali che millantavano crediti oltre frontiera e collaborazioni con grandi gruppi industriali. Insomma, da giovane imprenditore partito dal nulla, era una grande soddisfazione per il mio ego sapere di avere una società in un paradiso fiscale.
PER FORTUNA di lì a poco mi resi conto che quello che stavo per fare sarebbe stato INUTILE e soprattutto completamente ILLEGALE. La soddisfazione del mio ego, unitamente alle parole del “super professionista esperto di fiscalità internazionale” stavano per portarmi a commettere reati fiscali dalla poltrona di casa mia: esterovestizione e frode fiscale tanto per cominciare. Fu così che, accortomi di queste cose, due mesi più avanti, senza neanche aprire il conto corrente di quella Company e senza farle muovere neanche una piuma, ne disposi la chiusura. Questo errore di gioventù mi costo circa 20.000, ma sono sereno e, soprattutto, posso provare la mia estraneità a questa vicenda.
Andai vicino a commettere dei reati penali, ma mi fermai in tempo e soprattutto imparai una grande lezione che oggi voglio sintetizzare così:
– Non fidarti del primo “SuperProfessionista Esperto di Fiscalità Internazionale” che propone a tutti la stessa strategia: qualunque cosa tu voglia fare in giro per il mondo, a prescindere dai Paesi interessati, ti proponga di aprire la stessa tipologia di società, nello stesso Paese: quello è un VENDITORE” (non ho nulla contro i venditori, solo quella persona NON ti sta facendo consulenza fiscale: sta VENDENDO un servizio).
– Se vuoi costituire società all’estero, studia la normativa CFC e recati nel Paese in cui vuoi aprire quella società facendoti supportare da commercialisti del luogo, unitamente al tuo Specialista Fiscale italiano (perché le cose semplici che ti dicono all’estero non sempre vanno d’accordo con le leggi italiane).
– Se sei residente in Italia, ricorda che sei soggetto al fisco italiano, di professionisti esperti che ti vogliono vendere la loro soluzione, è pieno il mondo.