ORVIETO – Sono quelle notizie di cronaca che fanno scalpore: al Santa Maria della Stella tre medici e quattro infermiere indagati per esercizio abusivo della professione. Non parliamo di farmaci per curare raffreddori o riniti bensì tumori, farmaci antineoplastici o antiblastici, medicinali che ne inibiscono e combattono lo sviluppo.
Più che medicine, per chi è afflitto da questo male bestiale, sono pillole di vita, pillole di speranza. Ecco, partiamo da qui per dare a quella notizia di cronaca un risvolto diverso, meno di cronaca ma più di umanità.
Qualcuno si è messo nei panni di questi malati, all’incirca sono una quindicina che devono usufruire di questo tipo di medicinali, costretti, ora, ogni volta che ne hanno necessità, ad andare a Terni o a Foligno per farseli somministrare? Ci abbiamo provato perché accanto a noi ne conosciamo di questi casi. “Non è facile, per niente – dice un malato – ogni volta spostarsi con la macchina e raggiungere l’ospedale di Terni o Foligno. Chi fa chemioterapia lo sa bene. Nausea, vomito, diarrea, stanchezza, dolori … Solo chi lo vive può capire e comprendere il disagio che si deve affrontare ogni volta. Questi farmaci per chi è malato di cancro, rappresentano la vita, la speranza che un futuro è ancora possibile”. A volte fare notizia non è tutto, a volte fare notizia può significare distruggere la speranza di chi ha solo lei per aggrapparsi alla luce. “Purtroppo – spiega il legale difensore di una delle infermiere, l’avvocato Sergio Finetti – la nostra burocrazia fredda e sterile dimostra di essere incurante delle necessità del malato oncologico pretendendo, ancor prima di curare, di far rispettare i protocolli. Questa rappresenta l’ennesima ed inutile lotta tra burocrazie e effettiva tutela del malato. Chi ha un tumore e deve usufruire di questi farmaci non sa che lo spostarsi implica conseguenze non di poco conto sulla loro vita biologica”.
C’è un aspetto, poi, che forse conta più di ogni altra cosa. Il rispetto, il rapporto umano. “In tutti questi anni (l’intervento dei Nas di Perugia risale al 2014, ndr) la prassi di preparazione di questi medicinali – sostiene Finetti – non ha mai provocato alcun tipo di conseguenze se non il benessere del malato oncologico. E poi, da non sottovalutare, è la preparazione estrema del personale medico e para medico che sono stati in grado di imbastire con il malato un rapporto di fiducia, di stima. Le infermiere e i medici hanno sempre agito nell’interesse della salute del malato in perfetta sintonia e convinti che quello che stavano facendo era non solo giusto ma anche perfettamente legittimo”. Il processo è stato aggiornato all’11 maggio. (Sa.Simo)