Questa volta non c’è la proposta del direttore ma il nostro saluto a lui
Non finisce qui. Un saluto a Dante Freddi
Dante Freddi, l’amico direttore, lascia la direzione del giornale che ha fondato 13 anni fa. Con lui ho collaborato senza problemi: io non ne ho avuti da lui, lui credo non ne ha avuti da me. Siamo amici da tanto tempo, ma questo non ci ha mai impedito di essere pienamente noi stessi, in accordo quando eravamo d’accordo (il più delle volte), in franco disaccordo quando lo hanno preteso le ragioni delle storie personali e delle diversità di orientamento politico-culturale. Tra amici che si stimano si fa così. Non ho avuto mai la preoccupazione di essere limitato e tanto meno impedito nella mia libertà di espressione. D’altronde di quale pasta fosse fatto Dante me lo aveva fatto capire lui stesso quando, nel periodo del mio primo lungo ostracismo, mi aveva incoraggiato a più riprese ad uscire dall’isolamento. Il rapporto poi è diventato più intenso quando con lui e Pier Luigi si è deciso di dar vita alla prima rubrica. Si chiamava A destra e a manca, era l’autunno del 2009. C’erano state le elezioni amministrative con l’elezione di Toni Concina e lo storico ribaltamento da sinistra a destra, ma con il grande e nuovo problema dell’anatra zoppa. Noi ci preoccupammo di dare un contributo al superamento di una situazione di incertezza che ci sembrava pericolosa per la città dimostrando che tra diversi si poteva collaborare. Con lo stesso spirito nel dicembre dello stesso anno promuovemmo un incontro pubblico dal titolo significativo “Classe dirigente cercasi” e tra l’estate e l’autunno dell’anno successivo demmo vita al COVIP. Il COVIP con il passare degli anni, il mutamento della realtà, le strade diverse prese dai suoi promotori, ha perso mordente, ma l’ispirazione iniziale che ci spingeva dall’amicizia personale alla collaborazione sul piano pubblico in nome di un autentico spirito civico non è venuta meno. Lo testimonia il succedersi delle rubriche settimanali che con titoli diversi durano da ben sei anni senza alcuna interruzione. Sullo stesso giornale, con lo stesso direttore, con lo stesso spirito libero, teso al confronto costruttivo, allo stimolo e alla proposta. Solo in queste condizioni si poteva durare così a lungo e con lo stesso entusiasmo dell’inizio. Pier Luigi ed io ci abbiamo messo del nostro, ma le condizioni le ha create Dante Freddi. Nessun interesse particolare. Autentico spirito civico. Cose rare.
Caro amico direttore, non possiamo nascondercelo, ci mancherai nella veste a cui ci avevi abituati. Vabbè, ti sostituisce una gentile e competente signora che riscuote tutta la tua fiducia e questo, mentre ci rassicura, ci spinge anche a continuare la nostra esperienza di disinteressata collaborazione. Ma soprattutto ci consola il fatto che, essendo tu l’editorialista di riferimento del giornale, e conoscendo la tua propensione a dire la tua con franchezza, non ci mancheranno le occasioni per darci amichevolmente addosso, magari ancora con maggiore scioltezza e però naturalmente senza mai dimenticare lo stile. Un grazie sincero e insieme la riconferma di un’amicizia che non può mutare.
F.R.B.
Mi associo al saluto di Franco e a tutte le sue considerazioni. La mia amicizia con Dante Freddi risale al 1973, quando ritornai a Orvieto dopo un periodo di cinque anni trascorsi altrove per lavoro. Militammo per vari anni in un grande partito che non c’è più, fummo fianco a fianco per vari anni in un giornale che non c’è più. Ci ritrovammo quando Dante fondò l’Orvietosì cartaceo e mi chiamò a scrivere. Poi iniziò la collaborazione, insieme a Franco, con una rubrica settimanale su questo giornale. L’idea fu di Dante che intitolò la rubrica “a destra e a manca”. Doveva essere un luogo di civile, ma serio confronto tra le opinioni di una persona di sinistra, cioè Franco Raimondo Barbabella, e quelle di una persona di destra, cioè il sottoscritto. Forse i lettori si aspettavano uno scontro tra galli, magari un po’ spennacchiati, con relativo divertimento. Ma dovettero accorgersi che i presunti galli non si prestavano al gioco, perché sotto i diversi colori delle loro penne c’era una formazione morale e culturale affine e, soprattutto, li legava una fraterna amicizia. Per cui le differenti esperienze e posizioni politiche non condizionavano il dialogo. E poi, determinante, c’era, e ci sarebbe sempre stata, l’assoluta libertà garantita da Dante, saldamente fondata sulla piena fiducia nei due suoi amici. La nostra rubrica ha cambiato più volte il nome, ma non la musica. Non so quanto essa sia stata utile a questo giornale, ma a Dante, a Franco e al sottoscritto è stata utilissima. Adesso che Dante cambia ruolo e gli subentra nella direzione una brava, bella e giovane signora (alla quale auguro un luminoso avvenire) niente cambia, se non il subdolo avanzare dell’età. Ma il cuore, finché batte, non se ne accorge.
P.L.L.
La proposta di Leoni a Barbabella
Sara Simonetti succede a Dante Freddi nella direzione di Orvietosì ed esordisce con coraggio, grazia, lucidità e umiltà.
“Il rapporto con la carta stampata è diverso da quello con il web, qui conta l’immediatezza, oserei dire quasi la prontezza di riflessi tanta è la rapidità con cui le notizie corrono su internet. Un impegno quotidiano per cui non esiste Pasqua, Natale, Ferragosto o qualsiasi altra festività. Il lettore deve essere informato sempre. Ed è proprio questo che cercherò di fare, che cercherò di continuare a fare seguendo fedelmente le orme di Dante. Orme un po’ ingombranti ma nelle quali voglio imprimere le mie, decisamente più piccole e fragili ma che, col tempo, diventeranno grandi e robuste, quasi quanto le sue.” (Dall’editoriale della nuova Direttrice)
L’editoriale con cui Sara Simonetti si presenta ai lettori di OrvietoSi è chiaro e onesto, in una parola direi convincente. Non è facile rimpiazzare Dante Freddi, Sara Simonetti lo sa e lo dice senza infingimenti. Proprio per questo però ispira fiducia, e voglio farle l’augurio più sincero di farcela alla grande come desidera e come sicuramente merita. Mi permetto di dire tuttavia che non è solo un problema di competenze generali e di abilità specifiche, che sicuramente non le mancano. È innanzitutto questione psicologica e di consapevolezza del contesto. Un contesto difficile da sempre, ma oggi ancora di più, per diverse ragioni, tra le quali la principale è, credo, la difficoltà di interpretare le persone, i loro movimenti e quelli della realtà, le volontà, le tendenze, il rapporto tra le dichiarazioni pubbliche e le intenzioni reali. Non le basteranno per questo prudenza ed equilibrio, avrà anche bisogno di continuo sforzo interpretativo e di coraggio delle scelte. Ma, come detto, le qualità non le mancano. Dunque ce la farà. E poi, com’è chiaro, non sarà sola. Io per parte mia le riconfermo, come ha già fatto Pier Luigi, il più autentico e onesto spirito di collaborazione. Ovvio, se lo riterrà utile. Come commento iniziale e saluto credo di dovermi fermare qui. Mi sento di spingermi oltre solo su un punto, non un consiglio, quanto piuttosto una sottolineatura: abbia piena consapevolezza dell’importanza della stampa, qualunque tipo di stampa, per la formazione di un’opinione pubblica informata, consapevole, partecipe e nel contempo responsabile. Ne abbiamo bisogno in generale. Orvieto non fa eccezione. Peraltro Orvieto e la vasta area che chiamiamo orvietana non vive una stagione né florida, né brillante, né – ed è l’aspetto più grave – fiduciosa. La stampa sempre, ma in situazioni come queste in modo particolare, può svolgere un ruolo più importante di quanto normalmente non si creda. Di nuovo l’augurio più cordiale e sincero di successo.