La proposta del direttore Dante Freddi
Pare che la Regione voglia autorizzare l’ampliamento della discarica orvietana. Che ne pensate?
“Ampliamento de Le Crete, la Regione vuole andare avanti. Fi deposita una mozione che costringe al voto”. Gli orvietani contro la Regione. (OrvietoSi 4 marzo 2016)
L’opinione di Franco Raimondo Barbabella
Quando ho visto che l’articolo era firmato “ss” mi è preso un colpo: “Sono tornati?”, mi sono chiesto, anche perché in questi giorni ho letto che in una cittadina tedesca un ex boia di Marzabotto ha ricevuto dal sindaco una medaglia “per i servizi resi”. Ma è stato solo un momento, perché poi sono tornato al titolo e mi è anche tornato il sorriso.
L’amico Direttore non si offenda, ma se si legge un’affermazione così perentoria come “Gli orvietani contro la Regione”, come si fa a non sorridere? Per tante ragioni. La prima. Pare che ci sia una sollevazione di popolo contro un’intera istituzione, quando nella realtà si tratta palesemente di gioco delle parti. La seconda. Ma quando mai qualcuno sensatamente può dire oggi di parlare a nome di tutta una comunità come se tutti fossero d’accordo su qualcosa? Contro la Regione poi? Chi è la Regione? Quale è la sua posizione? La terza. Per come sono state impostate le cose, la grande protesta, tutta centrata sull’offesa alla dignità di un popolo, si limiterà a qualche protesta, a scaramucce più o meno verbali, magari anche a qualche eclatante manifestazione, ma costrutto ben poco, credo che ne possiamo stare quasi certi.
Risultato finale? Nel merito specifico in questo momento non saprei dire, ma sull’effetto generale e permanente non ho dubbi: il prestigio e il ruolo di Orvieto subiranno un altro colpo, che si aggiungerà ai non pochi già collezionati da diverso tempo a questa parte. Il fatto è che si sta riproponendo anche in questa occasione uno scenario visto già tante volte: non si affrontano le questioni per tempo, non si elaborano proposte frutto di analisi meditate e di scelte strategicamente convincenti, non si dà battaglia al momento giusto e ci si riduce a protestare quando i buoi stanno per scappare dalla stalla o preferibilmente sono già scappati.
Mi prendo la libertà di fare ora qualche domanda.
- Perché anni fa, quando ancora tutto era possibile, non si scelse con coraggio ciò che altre città piccole e grandi, italiane ed europee, sceglievano, e cioè di trasformare un problema (i rifiuti) in un’occasione di futuro e di conseguenza non si progettò, utilizzando le più avanzate acquisizioni scientifiche, tecnologiche e organizzative, una vera politica industriale dei rifiuti, compatibile sia con la tutela ambientale che con le prospettive di sviluppo e di occupazione? Certo, oggi Orvieto dispone di uno degli impianti di recupero di frazione organica e verde con produzione di energia da raccolta differenziata più moderni e tecnologicamente avanzati (per dirlo non c’è bisogno di porsi come portavoce di Sao-Acea, basta andare a vedere di persona, e disporsi a capire anche facendo confronti con diverse altre situazioni). Ed è anche vero che tale impianto, oltre a produrre compost ed energia, consente di abbattere le tariffe di conferimento agli utenti e fa percepire al Comune di Orvieto introiti non disprezzabili (vale anche per la discarica) sotto forma di aggio e mitigazione ambientale. Ma quella scelta di tempo fa di non puntare su una moderna politica industriale dei rifiuti ha pesato e pesa a tutt’oggi pesantemente: infatti, ancora di politica industriale non si vede nemmeno l’ombra. L’azienda si dà da fare, perché deve fare giustamente il suo mestiere, ma la politica dei rifiuti, un piano lungimirante e coerente lo devono fare le istituzioni, e non mi pare che si stia discutendo di questo.
- Perché in tempi meno lontani il Comune di Orvieto ha proceduto alla vendita delle sue proprietà nella discarica, precludendosi così ogni potere reale di compartecipazione alle soluzioni future? Forse si è ragionato anche in quel caso, dovendo coprire qualche buco di bilancio, con la logica del “meglio un uovo oggi che una gallina domani”, chiudendo gli occhi sul fatto che il domani viene comunque. Vogliamo continuare così?
- Perché in tempi ancora meno lontani si è impostato il no all’ampliamento in grave ritardo, senza decisioni davvero dirimenti, con motivazioni così deboli da rendere poco credibile una battaglia annunciata in pompa magna ma senza strategie intermedie rispetto ad un progetto organico di lungo periodo? E perché contemporaneamente, dopo aver fatto venire gli amministratori di Ponte delle Alpi, non si è fatto tesoro della loro esperienza e non si è proceduto ad una proposta credibile di raccolta e smaltimento con riciclaggio verso l’obiettivo rifiuti zero?
- Infine, perché questa noncuranza e questa quasi volontà di ignorare le esperienze riuscite da altre parti e di disconoscere il patrimonio di conoscenze e di capacità gestionali, che pure esistono anche qui, per organizzare un sistema moderno che funzioni, dia certezze e garanzie, e ci faccia uscire da questo basso profilo che ci deprime?
Mi dispiace vedere la mia città lasciarsi schiacciare con rassegnazione dalle consuete discussioni e lotte contro qualcosa o qualcuno e vedere cosi diminuito il suo prestigio con perdita progressiva di ruolo e conseguente smantellamento di ciò che fa la differenza nel peso generale del territorio. La questione Discarica di Orvieto è oggettivamente questione regionale. È davvero strano che la si voglia trattare come questione di lotta locale contro il “mostro” regionale.
Sarebbe stato molto meglio, e lo sarebbe anche oggi, che la si trattasse come questione importante di un sistema di sviluppo non pietito ma al contrario proposto e voluto da una classe dirigente capace di interpretare progettualmente i bisogni di un intero vasto territorio, magari anche in relazione a quello che pensano e vogliono altri territori, confinanti e non. Ma mi pare che da questa visione delle cose si sia molto lontani.
Ciascuno la può pensare come vuole, ma la realtà parla con i fatti, i dati, le informazioni corrette e i ragionamenti coerenti. La politica non può avere legittimità se si mette fuori dal piano della realtà. E si mette fuori dal piano di realtà soprattutto se scambia il principio di prudenza per governo della paura, comodo alibi per tutti gli ignavi che non studiano, non si confrontano, non agiscono, e non si rendono conto che la loro regola applicata alla comunità la porta alla morte. La più lungimirante strategia di governo?: morire per non morire. Concludendo, mi sembra di potere dire non “Gli orvietani contro la Regione”, quanto piuttosto, se dura così, “Gli orvietani contro se stessi”.
PS
Avevo già scritto questo pezzo quando sabato ho letto su Messaggero e Nazione un comunicato a pagamento di Sao-Acea preciso e chiaro sullo stato delle cose nella Discarica di Le Crete. E allora mi sono sorte altre domande. La prima. Perché il linguaggio dell’azienda è puntuale e documentato (perciò, se si vuole, riscontrabile, e nel caso confutabile sulla base di eventuali elementi concreti contrari), e invece quello del dibattito pubblico, sia istituzionale che giornalistico, è confuso e depistante rispetto al diritto dell’opinione pubblica di conoscere esattamente come stanno le cose? La seconda. Chi, se non le istituzioni, ha il dovere di fornire all’opinione pubblica tutti gli elementi probanti di come sono andate ieri e di come vanno oggi le cose? Se ha ragione Sao-Acea, perché le istituzioni non canalizzano lo sforzo verso soluzioni progettuali più avanzate e produttive in tutti i sensi invece di prodursi in polemiche che, in mancanza di altri elementi, appaino quanto meno inutili se non ingannevoli? Se invece si ritiene che Sao-Acea abbia torto, e nei fatti comunque si agisce su questo presupposto, perché non si ribatte punto su punto con documentazione inoppugnabile quanto affermato dall’azienda? La terza. A suo tempo ho chiesto ai sindaci chiarezza sulla geotermia: posizioni fondate, e non diniego o assenso pregiudiziale. Non ho ricevuto risposta. Lo chiedo anche questa volta, in particolare al Sindaco Germani: le affermazioni di Sao-Acea sulla Discarica di Le Crete risultano fondate? Sao-Acea agisce sul territorio comunale come corpo estraneo o come azienda autorizzata a svolgere un servizio fondamentale di interesse pubblico? Vorrà il Sindaco Germani organizzare un incontro pubblico per un confronto tra Sao-Acea e istituzioni e cittadini perché ognuno dica quello che risulta dai fatti e si faccia poi un passo avanti nell’interesse esclusivo della nostra comunità?
L’opinione di Pier Luigi leoni
Il comitato regionale di coordinamento sulle valutazioni ambientali “dopo approfondito dibattito, all’unanimità dei presenti, ritiene che sussistano le condizioni per il superamento del dissenso espresso dal Comune di Orvieto sul progetto definitivo di adeguamento morfologico del sito e ottimizzazione dei volumi e del capping sommitale della discarica di Orvieto proposto dalla Società Sao Servizi”. Così la Regione Umbria cerca di asfaltare la volontà unanime del consiglio comunale di Orvieto e le stesse assicurazioni dell’assessore regionale competente. La reazione di Forza Italia dimostra che per fortuna c’è ancora un’opposizione e che la pax massonica umbra non è poi così scontata. La mia modesta opinione (avvalorata da molteplici esperienze di discariche fatte a regola d’arte che inquinano, di inceneritori perfetti che rilasciano diossina, di perforazioni che tirano fuori puzza e provocano terremoti, di dighe che smottano e provocano smottamenti, di ingegneri e di economisti che dicono bugie, di imprenditori dei rifiuti e dell’energia che navigano nell’oro, mentre mezza Italia fallisce) è che una comunità deve regolarsi col sano egoismo con cui una famiglia difende la stabilità della propria casa e la salubrità di ciò che mangia. Il capping sommitale andrebbe messo sui bugiardi, gli speculatori e i vigliacchi.
La proposta di Barbabella a Leoni
La proposta della Boldrini: “Bandiere a mezz’asta contro il femminicidio”
“«Sarebbe un segnale importante se tutte le istituzioni concordassero tra loro che ogni volta che una donna cade vittima di femminicidio si espongano le bandiere a mezz’asta in segno di lutto». A proporlo è la presidente della Camera, Laura Boldrini, aprendo i lavori del convegno «La Polizia di Stato con le donne – Una storia d’impegno e appartenenza» a Montecitorio. «Sono certa che un segnale di questo tipo sarebbe accolto positivamente dagli italiani e renderebbe in modo efficace la volontà delle istituzioni di combattere questo odioso fenomeno. Bisogna allora fare squadra: forze dell’ordine, istituzioni, associazioni femminili, centri antiviolenza (che vanno sostenuti), hanno compiti tra loro diversi, e sono tutti indispensabili. Ma per non disperdere le energie bisogna coordinarsi e agire in modo sinergico», ha sottolineato la terza carica dello Stato.” (La Stampa, 04.02.2016)
Se cominciamo così, esce fuori qualcuno che vuole esporre le bandiere a mezz’asta ogni volta che una donna ammazzi il marito o commetta un infanticidio, e così via per ogni delitto particolarmente odioso. Le bandiere sarebbero esposte perennemente a mezz’asta e le aste intere diventerebbero inutili. Una volta, nel corso di una polemica, qualcuno disse al presidente Kennedy che “Truman ha dimostrato che chiunque può diventare presidente; Eisenhower che non c’è bisogno di un presidente e Kennedy che può essere pericoloso avere un presidente”. Si può dire che Boldrini sta dimostrando che può essere offensivo per il buon senso avere una presidente della camera.