di Pier Luigi Leoni
Nel partecipare, con Franco Raimondo Barbabella e altri, alla fondazione dell’associazione Comunità in Movimento (CoM) sapevo di assumere una responsabilità verso gli altri e verso me stesso. Verso gli altri, perché, quando si partecipa volontariamente a un gruppo organizzato si deve portare un contributo di opinioni che, in scienza e coscienza, si ritengano utili. Ma responsabilità anche verso me stesso, perché non ho più l’età per passare il tempo a discettare di sogni e a giocherellare con le velleità mie e altrui. Quindi: opinioni meditate, ma suscettibili di essere adeguate o anche ritirate se non dovessero reggere al confronto con altre opinioni. Dato che, come saggiamente avvertiva il politico statunitense John Garland Pollard, «le opinioni sono idee che possediamo, mentre le convinzioni sono idee che possiedono noi».Dunque, la mia opinione generale in materia di comunità è che le comunità maggiori per popolazione e per ricchezza cercano di realizzare i propri interessi con egoismo analogo a quello dei singoli esseri umani. Quindi cercano di mantenere il loro rango a scapito delle comunità minori. Non c’è costituzione nazionale e democrazia che tenga. Lo dimostra, per esempio, la legge elettorale della Regione Umbria, studiata a tavolino per assegnare a Perugia e a Terni tutti i consiglieri regionali. Lo dimostra, per esempio, la politica regionale umbra in materia di rifiuti, che concentra nel territorio orvietano, cioè più lontano possibile da Perugia e da Terni, tutti i rifiuti da smaltire in discarica, cioè quelli non riusati, né riciclati, né recuperati, ma semplicemente sotterrati sulle nostre colline.Il rimedio, a mio parere, va cercato in quel principio che consente a molti Stati moderni di assicurare un minimo di giustizia e di coesistenza civile: il principio della separazione o, meglio, dell’equilibrio dei poteri derivante dalla lucida intuizione del Montesquieu: «È esperienza di sempre che ogni uomo che ha del potere tende ad abusarne; per evitare che si abusi del potere, bisogna che le cose siano messe in modo che il potere arresti il potere». Vi sono poteri che gli Stati moderni hanno ufficializzato e che cercano di mantenere indipendenti tra loro, come il legislativo, l’esecutivo e il giudiziario. Ma vi è un quarto potere, che qualche costituzione, come quella belga, ha ufficializzato: il potere locale.
I Comuni minori devono prendere coscienza di costituire un potenziale potere che può confrontarsi da pari a pari con gli altri poteri dello Stato, altrimenti saranno presi per sfinimento e fagocitati dai grandi sistemi urbani, dalla Regioni e dallo Stato. Saranno sempre più ridotti a piccole comunità dove sopravvivono cittadini di secondo grado, costretti, per usufruire dei servizi pubblici e privati necessari alla vita, a ingrassare col quotidiano obolo i Comuni maggiori.
Se prenderanno coscienza di questa realtà, i Comuni minori, come cerca di spiegare “Comunità in Movimento”, potranno marciare illuminati dalla splendida utopia di Adriano Olivetti: «La Comunità sarà un valido, nuovo strumento di autogoverno, essa nascerà come consorzio di comuni. E le Comunità, federate, daranno luogo, esse sole, alle Regioni e allo Stato».