da Associazione Centro di Documentazione Popolare
In occasione della ricorrenza dell’ECCIDIO di CAMORENA (29 Marzo 1944 – 29 Marzo 2016) la città di ORVIETO rende omaggio ai suoi MARTIRI ANTIFASCISTI.
L’Associazione CENTRO di DOCUMENTAZIONE POPOLARE, con il patrocinio del COMUNE di ORVIETO, e in collaborazione con la Confederazione COBAS, l’Associazione ARTEMIDE, il Collettivo BANANO CONNECTION, e l’Associazione #PAF!!, invita la cittadinanza presso la SALA CONSILIARE del Comune di Orvieto, MARTEDI’ 29 MARZO alle ORE 17.30.
La vice sindaco Cristina Croce porterà i saluti istituzionali. La testimonianza di Ines Stornelli, figlia di Ulderico, fucilato a Camorena, ci riporterà ai giorni che precedettero l’esecuzione. Il contributo di Angelo Bitti, ricercatore e co-autore del Dizionario Biografico Umbro dell’Antifascismo e della Resistenza (www.antifascismoumbro.it)consentirà ulteriori approfondimenti storici sugli esecutori e sui mandanti della fucilazione dei Sette Martiri. L’intervento di Sofia Tiberi, nipote di Ulderico Stornelli, a nome dell’ANPI di Roma-VI Municipio, ci riporterà ai giorni nostri e all’impegno delle giovani generazioni nella conservazione della memoria e nella diffusione della cultura antifascista.
Ricordare oggi l’Eccidio di Camorena significa rivendicare un percorso fatto di lotte e di conquiste sociali irrinunciabili. Vuol dire ricordare il sacrificio di chi ha fatto dell’Antifascismo la propria ragione di vita, gettando le basi affinché da esso potesse sorgere la Costituzione Repubblicana, che mai come oggi – nell’epoca della politica bipartisan ad ogni costo – è stata sottoposta ad una serie continua di manipolazioni e di attacchi incrociati: alla tutela delle libertà individuali, all’autodeterminazione, alla tutela della salute, alla parità dei diritti di fronte alla legge, alla libertà di espressione.
L’anniversario dell’Eccidio di Camorena riconduce i nostri pensieri ad una tragedia delle nostre terre, epilogo di un disegno preciso, portato a termine con freddezza da orvietani che vollero praticare a tutti i costi in modo feroce la loro autorità, nei confronti di altri orvietani, che altro non pretendevano che vivere liberi. I Sette Martiri, vigliaccamente trucidati dopo aver subito per giorni atroci torture, pagarono con la vita il rifiuto di servire sul fronte di guerra un dittatore, e rappresentano ancora oggi, dopo oltre settant’anni, un esempio di coerenza e lungimiranza. Furono dalla parte giusta, misero in gioco la loro esistenza per dare un futuro ai propri figli, sognando per loro la vita in un paese libero, aperto e plurale.
Pochi anni dopo il loro assassinio, i migliori auspici degli eroi furono pesantemente disillusi già dai primi governi dell’Italia repubblicana: in nome di una “pacificazione” nazionale venne concessa la grazia agli aguzzini del ventennio, fu consentito ai fucilatori dei partigiani uno rapido sdoganamento negli organi del nuovo Stato, vennero perseguitati in varie forme gli Antifascisti che non si rassegnarono all’idea di trovarsi ancora sfruttati e incarcerati dagli stessi sfruttatori di pochi anni prima, ieri in camicia nera ed ora in doppio petto. La storia non si cancella e il paese (ma potremmo dire il continente europeo) che oggi viviamo, non è altro che il frutto della politica del compromesso ad ogni costo, che nel dopoguerra mai volle accogliere veramente quelle istanze di giustizia sociale alla base del Movimento Partigiano, e successivamente riprese in parte dai movimenti dei lavoratori.
Non stupisce pertanto che, trascorsi soltanto alcuni decenni dalla Liberazione, gruppi e partiti dichiaratamente neofascisti e neonazisti possano liberamente aggregarsi e candidarsi ad elezioni europee, politiche a amministrative: inserendosi strumentalmente nelle tragedie sociali provocate dalla crisi capitalistica planetaria, e cavalcando l’onda della “paura del diverso”, sia esso migrante, clochard, omosessuale o di diversa etnia, per loro non fa differenza. La propaganda razzista ed omofoba, di fatto arma il braccio dei neofascisti, giovani e meno giovani con addosso “casacche variopinte” ma con i piedi e la testa ben ancorati nel ventennio, che periodicamente si sentono in dovere di “entrare in azione”.
Nel corso degli ultimi dieci anni, anche nel territorio orvietano abbiamo assistito a diversi tentativi di radicamento da parte di partiti e presunte associazioni di promozione sociale, dagli eccentrici nomi di copertura ma di chiara matrice nera, che per altro non ha tardato a manifestarsi. Nonostante ciò, in alcuni casi le amministrazioni locali hanno concesso loro vergognosamente l’utilizzo di strutture pubbliche, nel più totale disprezzo della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana.
Tentativi rispediti al mittente dalle mobilitazioni del Comitato Antifascista, che senza sosta ha organizzato iniziative di contro-informazione, cortei, presidi, presentazioni di libri, concerti, spettacoli teatrali, incontri con studenti e docenti: per dire a forzanuovisiti, fascisti del terzo millennio e ai loro complici, che la storia li ha già giudicati, e che per la pseudocultura intollerante, xenofoba e autoritaria di cui si fanno portatori, ad Orvieto non ci sarà spazio, né ora, né mai.