La proposta del direttore Dante Freddi
Una forte denuncia di Gianni Marchesini del degrado del centro storico. La ritenete giusta?
“Ogni cittadino è fermato da qualcuno ogni due o tre minuti. Le donne anziane vengono rincorse quando imboccano vicoli poco frequentati. Ogni bar, ogni super mercatino ha la sentinella di colore di fuori. Ce ne sono due, ormai veterani, totalmente impuniti che si piazzano in mezzo alla strada dalla mattina alla sera e fermano tutti. Se passi tre volte, ti fermano tre volte che per due fanno sei. Sapete quanti turisti se la svignano? Lo sapete quante risse si sfiorano ogni giorno con i turisti o locali esasperati? Domandate ai carabinieri cosa è successo in alcuni ristoranti l’ultimo dell’anno. Domandatevi per quale ragione dal suburbio si dovrebbe salire a essere torturati in città? Voi direte: “Ma noi abbiamo idee tolleranti, siamo antirazzisti”. Bene. Ma se volete conservare la vostra ideologia, le tasse pagatele voi. Quando si amministra bisogna attenersi al dovere di un’amministrazione che è quello di restituire in servizi ciò che i cittadini pagano in euro. Perché non fate un sondaggio? Domandate a quale livello di sopportazione sono arrivati i cittadini, domandate a quelli del suburbio se le difficoltà di salire in città riguardano il parcheggio o l’interdizione extracomunitaria e zingara. Sappiate che il tutto è mosso da un racket. A volte viene anche il regista. Speriamo che la polizia lo sappia. Anche il Sindaco lo dovrebbe sapere. Restituite a questa città la parvenza di città di rango qual’è e non quella di un paesone dell’alto Lazio con dei rimandi al lungo lago di Marta, fate un’ordinanza a tutela dei cittadini: “È vietata qualsiasi forma di mendicità nel territorio e nella città di Orvieto” e poi, quando avrete fatto il vostro dovere di amministratori, esigete che i cittadini vi paghino le tasse.
Ma fino a quando fate soltanto le multe sarà sacrosanto non pagare.” (Gianni Marchesini, Non paghiamo le tasse al nero, inorvieto,18 febbraio 2016)
L’opinione di Franco Raimondo Barbabella
Quella che il nostro Direttore ci propone di commentare è la parte terminale di un lungo articolo con cui Gianni Marchesini denuncia, con dovizia di particolari, la situazione di degrado della nostra città. Un articolo che va letto tutto, altrimenti se ne perde il senso, che non è il fastidio per la presenza di neri e zingari, ma la denuncia del continuo, abituale, lasciar correre di fronte al ripetersi dei furti e all’indisturbato esercizio di accattonaggio, in un quadro di disordine e di vera e propria incuria (in)urbana, frutto del combinato disposto di comportamenti dannosi e/o illegali e di palesi omissioni.
Il pezzo non a caso inizia così: “I cittadini di Orvieto e ancor più i commercianti pagano il massimo delle tasse, hanno diritto che venga restituito loro il massimo dei servizi. Avviene questo? Non avviene. E allora ci uniamo a Marco Sciarra: le tasse non si paghino. Quando ci vuole ci vuole. L’economia della città dipende esclusivamente dal turismo e dagli acquisti sottratti alla grande distribuzione che hanno bisogno di un forte potenziale di richiamo dovuto a fattori di tranquillità, di accoglienza, di sicurezza. Insomma, la città ha bisogno di un’atmosfera.” E ad un certo punto esplode: “Bene, quelli che riscuotono il massimo della tassazione per il suolo pubblico, il massimo dell’immondizia, il massimo di tutto, hanno la responsabilità di aver reso questa città non solo totalmente inospitale, ma addirittura ostile e respingente.”
Denuncia dura, ma questa è la realtà così come la si vive e credo anch’io che sia giunto il momento di mettere le carte in tavola, di mettere in fila le questioni e chiedere ragione di quanto si vede con gli occhi e si tocca con l’esperienza quotidiana. Non si dica che siamo al solito lamento. Non si dica che chi vede e pensa così ha la puzza sotto il naso. Tanto meno si dica che qui ci sono conati di razzismo. Il punto è che Orvieto o è tenuta bene o non può funzionare. Il punto è che le città come Orvieto sono città turistiche e di cultura solo se sono trattate e governate come tali, non perché le si chiama così.
Certo ci sarebbe da chiedersi anche se è stato sempre così, perché lo sforzo che ad un certo punto fu fatto (e durò un certo tempo) per governare il volto della città (si chiamava arredo urbano, ricordate?) fu ostacolato anche da quelli che oggi lo invocano, perché quella politica fu abbandonata in nome di un lasciar fare che ha consegnato la città al pressappochismo, alla plastica, alle buche riempite con asfalto e non riparate con il porfido o i sampietrini, oltre a tutto quello che dice Gianni Marchesini. Ma questo io non lo posso chiedere, perché sennò mi dicono che la mia è acredine.
Però per me possono pensare e dire quello che vogliono, la realtà parla da sola. E quindi a voce alta anche io dico: ma quale futuro ci potrà mai essere per una città che ci si permette di trattare così? Mi pare che non sia questione di destra o di sinistra, visto che il succedersi delle amministrazioni non ha dato segni tangibili di diversità. Anche se, bisogna dirlo, è la sinistra (o quella parte piuttosto variegata che in qualche modo trova ideologicamente in questo termine la propria ormai vaga ispirazione) che sembra avere in antipatia ciò che è ordine, sicurezza, cose ben fatte, gestione attenta.
Ho dunque l’impressione che ci sia qualcos’altro. Azzardo: non è che per caso si tratterà anche di cultura diffusa, che accetta meglio il degrado che non le sfide e gli sforzi (faticosi per tutti) di un governo delle cose pubbliche ordinato, con regole che si mettono e poi si fanno pure rispettare? Attenzione però, anche in questo caso chi governa ha comunque l’obbligo di comportarsi da classe dirigente e perciò di andare se del caso contro comode abitudini e il diffuso andazzo di fare ognuno quello che gli pare. Le città sono organismi viventi, che come tali hanno bisogno di cura fisica e spirituale. Hanno bisogno di riconoscersi, e per questo devono avere e sentirsi addosso identità e senso. Credo proprio che sia giunto il momento di agire.
A Marchesini e a Sciarra mi permetto di far osservare che non si tratta solo di tasse e di corrispondenti servizi resi (e certo che così dovrebbe essere!), né (ovvio) solo del sacrosanto diritto dei commercianti di poter esercitare le loro attività al meglio, ma anche del sacrosanto diritto di tutti i cittadini di vivere al meglio la loro città, facendo nel contempo il loro dovere perché così sia. Io li chiamo diritti e doveri civici di tutti, compresi gli ospiti e i visitatori. Ma sono sicuro che siamo d’accordo.
L’opinione di Pier Luigi Leoni
Gianni Marchesini esprime un sentimento che è molto diffuso nella popolazione, anche se con intensità diverse. Il suo tenace attaccamento alla città di Orvieto è manifesto sia nei suoi splendidi e teneramente poetici libri in vernacolo sia in tutta la sua attività pubblicistica. Può sembrare esagerata la sua campagna contro l’accattonaggio dei neri e degli zingari, ma in effetti l’indifferenza delle autorità comunali al problema sembra fatta apposta per esasperare chi è particolarmente sensibile alla vivibilità e alle sorti di Orvieto. Il problema esiste ed è grave, non solo per il disagio che arreca ai cittadini e per il danno all’immagine della città, ma perché esso è legato non alla vera povertà, ma a forme criminali (più leggere di altre, ma comunque criminali) che fioriscono in certi ambiti culturali. Ogni cultura ha i suoi punti deboli di fronte alla prospettiva di campare col crimine… e lo sappiamo bene. Purtroppo la nostra cultura locale ha il punto debole dell’indolenza. Che altro è, se non indolenza, lasciar prosperare i racket dell’accattonaggio o dei furti negli appartamenti e nei negozi? Che altro è, se non indolenza, non adottare quei provvedimenti che la legge consente, e che altri comuni adottano, per scoraggiare l’accattonaggio e il taccheggio? Che altro è, se non indolenza, sbuffare di fronte a questi fenomeni, ma non ribellarsi e costringere l’amministrazione civica, e non solo quella, a darsi una mossa?
La proposta di Barbabella a Leoni
Monti e Renzi si punzecchiano sull’Europa. Chi avrà la coscienza meno tranquilla?
“Scambio infuocato a Montecitorio tra Mario Monti e Matteo Renzi. L’offensiva contro Bruxelles condotta dall’attuale presidente del Consiglio è stata duramente contestata dall’ex premier. “Presidente Renzi, lei non manca occasione per denigrare le modalità concrete di esistenza della Unione Europea, con la distruzione sistematica a colpi di clava e scalpello di tutto quello che la UE ha significato finora”, ha detto Monti. “Questo sta introducendo negli italiani, soprattutto in quelli che la seguono, una pericolosissima alienazione nei confronti della UE. Con il rischio di un benaltrismo su scala continentale molto pericoloso. In modo accorato dico che dovrebbe riflettere molto su questo”. …
Un affondo a cui ha replicato direttamente Renzi. ” “Quando garbatamente il senatore Monti mi accusa di non rispetto delle regole vorrei ricordare che da parte di questo governo c’è stato il massimo impegno a ridurre le procedure d’infrazione, i decreti attuativi sono diminuiti così come il deficit”, ha detto il premier. “Sul rispetto delle regole non accetto lezioni perché lo considero un valore”. Così Matteo Renzi, in replica al Senato, ribatte alle critiche mossegli dall’ex premier aggiungendo che “esiste un tema di racconto di noi stessi: andiamo in Europa con la consapevolezza che certo si può fare meglio ma dobbiamo smettere di dire che l’Italia è un problema”.” (L’Huffington Post, 17.02.2016)
L’Unione Europea è una realtà molto complessa e delicata perché è un soggetto internazionale in via di formazione e non ancora consolidato. Gli Stati nazionali, sebbene abbiano ceduto una parte della loro sovranità, ancora esistono, e ciò che li tiene insieme non è una forza centripeta imperiale o un nuovo sentimento nazionale, ma lo spauracchio del fallimento in caso di distacco dal mercato comune. Vi è poi da aggiungere che l’inarrestabile processo di globalizzazione amplia la prospettiva di un governo mondiale e rende antistoriche le velleità nazionali. Penso quindi che la preoccupazione del senatore Monti sai fondata. Invece gli atteggiamenti del presidente Renzi mi sembrano strumentali e forzati sia a fini di politica interna, per togliere spazio al populismo antieuropeo di destra e di sinistra, sia a fini di politica estera, per cercare qualche successo in Europa che faccia dimenticare la stagnazione dell’economia italiana.