di Valentino Saccà
ORVIETO – E’ un viaggio cinefilo irripetibile nei labirinti mentali di Kubrick, uno dei più grandi geni della settima arte, lo spettacolo “Labirinto K.” di Guido Barlozzetti, la cui Prima si è tenuta venerdì sul palco del teatro Mancinelli.
Barlozzetti, partendo dal proprio testo dedicato al maestro Stanley Kubrick, edifica uno spettacolo di impronta sperimentale capace di incrociare la dissertazione colta con il divertissement eccentrico e l’installazione da video arte. In tutto questo è stato validamente sostenuto dall’apporto di Massimo Achilli per il progetto video e da Enzo Pietropaoli per quanto concerne il supporto musicale live.
Guido Barlozzetti gioca sul filo rosso della contaminazione ritagliandosi questa figura di spiritoso chaperon che prende per mano lo spettatore e lo trascina nel vorticoso labirinto mentale di Stanley Kubrick, in cui è facile entrare ma non è altrettanto facile uscire come nei sogni.
L’elemento onirico è l’ingrediente in grado di soggiogare lo spettatore in una sorta di trance sonnambolico che è quello poi richiesto dal cinema e che nel linguaggio filmico kubrickiano risulta preponderante abbracciandone l’intera filmografia che inizia con le allucinazioni di un manipolo di soldati in “Paura e desiderio” e termina in quell’explicit di erotismi non detti che è “Eyes Wide Shut”. L’analisi impostata da Barlozzetti per affrontare l’universo mentale e artistico di Kubrick è di tipo matematico, tutto parte dal concetto di scacchiera come campo d’azione strategica del suo cinema e che Kubrick stesso, da grande giocatore di scacchi quale era, non solo mette a frutto questa sua abilità nella settima arte ma riempie i propri spazi filmici di scacchiere e di altrettanti giocatori che quasi sempre perdono la partita in senso metaforico.
Se il cinema kubrickiano è una scacchiera è anche abitato dai suoi re e dalle sue regine ed ecco che Barlozzetti elenca i volti di eroi ed eroine che si sono succeduti nelle 16 pellicole del regista, 16 numero emblematico perché 16 è il numero dei pezzi degli scacchi. I numeri sono un altro elemento fondamentale che ricorre ossessivamente nelle opere di Kubrick il suo è percorso cinematografico costellato da numeri e questo rende ancora più algoritmica, precisa e cartesiana l’analisi barlozzettiana del cinema di Kubrick.
Tirando le fila “Labirinto K.” È la precisa epitome del linguaggio Kubrickiano un linguaggio complesso e semplice al tempo stesso, che trasmette all’occhio un senso caos perfettamente ordinato. Si spera in un proseguo dello spettacolo in altri teatri d’Italia.