di Mario Tiberi
Proseguendo nello sfogliare le lettere dell’Alfabeto, di cui LETTERALBAR è valente custode, incappo nella “B” e quasi vi inciampo!
B come Bene.
Curzio Bonaparte, dopo essersi trasferito altrove e aver cambiato aria, aveva ritrovato quel po’ di serenità che gli era da troppo tempo mancata.
Si riequilibrò e prese a pensare in positiva diversità, collocandosi sul versante di un concetto tanto apparentemente conformista da essere, invece, così decisamente controcorrente da sbalordire, far impallidire e scandalizzare i più incalliti perbenisti: l’esperienza del male e del bene alla luce del Cristo, il rivoluzionario dei modi e dei tempi.
Così disquisì tra sé e sé.
“Non sempre è il bene a trionfare nelle nostre scelte e in quelle dell’umanità. Notiamo spesso innocenti che soffrono a causa di malattie, di calamità, di ingiustizie, di prepotenze… e ci sorprendiamo a domandarci: perché l’essere umano cerca la felicità e incontra la sofferenza, perché tante ingiustizie nel mondo, perché esiste il male?
Il capitolo terzo del Libro della Genesi può aiutare in una riflessione su questo argomento. Non si tratta di un racconto storico, ma di una meditazione frutto della saggezza del popolo ebraico illuminata dalla sapienza di Dio.
Il contesto in cui viene ambientata la storia è quello del genere umano che, ai suoi primordi, vive in uno stato di armonia con il Creatore, tra i suoi componenti e con la Natura che lo circonda. L’equilibrio e l’armonia non sono imposti, bensì sono il risultato di una libera scelta. Fin dall’inizio, infatti, l’uomo è stato dotato della libertà di poter scegliere e di decidere dei suoi destini: rimanere in comunione con il Creatore o fare a meno di Lui. Compiendo azioni malvagie, egli si separa da Dio, sorgente della vita e del bene e della felicità, ed è per questo e solo per questo che la morte, il male e la sofferenza si introducono nel mondo.
Cambia, così, la condizione umana: l’armonia e l’equilibrio delle origini subiscono una frattura non riparabile se non con l’intervento del Creatore stesso. La venuta in terra del Suo Figlio Gesù, il Salvatore degli uomini e il Vincitore sul male e sulla morte, va letta proprio nella direzione di un intervento salvifico realizzato attraverso la riconciliazione tra la misericordia di Dio e la malvagità degli uomini. Gesù Cristo offre a ciascuno la possibilità di liberarsi dalla schiavitù del peccato, di riconciliarsi con l’infinita bontà del Padre, di ricostituire l’armonia perduta, di riunificare i cuori divisi e di compiere il bene.
Perché, dunque, non arrampicarsi a piene mani sull’Albero della conoscenza del bene e del male e capire cosa essi siano realmente?
Il male, per usare una similitudine, è come il diabete il quale, subdolamente, si alimenta della medesima sostanza infetta con cui si riproduce e che, progressivamente, distrugge l’organismo ospitante e quindi il male, come il diabete, altro non provoca che il divorare se stesso; il bene, all’opposto, è come l’insulina che, bloccando e neutralizzando il riprodursi della sostanza alimentante, impedisce il propagarsi del male generando, così, ulteriore e illimitato bene aggiuntivo al bene iniziale”.