di Dante Freddi
La lettera che Marco Sciarra, titolare del Pozzo della Cava, uno dei monumenti più apprezzati e visitati della città, ha inviato al sindaco per chiedere l’esonero dal pagamento dei tributi locali, date le condizioni in cui versa via della Cava, è una provocazione che tocca il punto debole di qualsiasi azione venga compiuta per dare una logica alla viabilità di Orvieto storico, una acrocoro largo 800 metri e lungo 1.800: le auto risultano un elemento estraneo e incompatibile, devono stare fuori, è questo il futuro improcrastinabile se si vuole garantire vita e vita economica. Il resto, tutti i tentativi di compromesso, è il legittimo sforzo di difendere la sopravvivenza, più comoda per alcuni, impossibile per altri, di una condizione moribonda, incontrollabile con qualsiasi centellinamento di passaggi, varchi, dossi, borberi e borberetti.
Marco Sciarra ha ragione da vendere e al di là di conteggi sui flussi, già fatti anche ai tempi di Còncina, veri o addomesticati, il fatto è che via della Cava è una delle più belle della città, suggestivo racconto della sua storia, centro del quartiere medievale. Le case sono state in gran parte ristrutturate, ma è deturpata dalle auto perennemente in sosta selvaggia e pericolosamente trafficata e non ci sono piani di gestione del traffico che possano escluderla.
La provocazione di Sciarra rivela che qualsiasi movimento per alleggerire dalla circolazione una zona ne soffoca un’altra. Il buonsenso e la voglia di fare contenti un po’ tuttti non è più sufficiente e non ottine il risultato perseguito. C’è una sola soluzione, ormai improcrastinabile, che richiede coraggio e tempi veloci, non anni di tentativi.
Bisogna cambiare il punto di vista e decidere che a Orvieto devono entrare soltanto gli abitanti che si dirigono al proprio garage o verso casa per soste veloci o ai parcheggi insilati, chi va per lavorare con permessi ristrettissimi. Bisogna cambiare punto di vista e chiudere Orvieto da Piazza Marconi e dal carcere in su. Punto di arrivo dall’altra Porta Romana, poi marcia indietro.
Bisogna individuare tutti i problemi, piccoli e grandi che si creano, e risolverli per quanto possibile. Autobus piccoli, frequenti e poco costosi, biciclette a pedalata assistita e altri mezzi elettrici possono aiutare a muoversi all’interno. È una rivoluzione, ma le soluzioni intermedie, anche politicamente sagge, non bastano più.
Non so se lo riterrà un complimento, ma per fortuna abbiamo Andrea Vincenti, finalmente un assessore adatto per assumersi una così pesante fardello e pagarne le conseguenze, nel bene e nel male, e un’Amministrazione che può sostenerlo.
Forza Sciarra, rompi gli schemi e le scatole a tutti, fondiamo un movimento di liberazione della città dalle auto, un movimento rivoluzionario, con soluzioni di eccellenza, pensieri, visione.
W Orvieto. Degli abitanti, dei commercianti, degli operatori turistici, di chi ci lavora, degli ospiti. Una città straordinaria, se ciascuno rinunciasse a un po’ dei propri comodi.