ORVIETO E’ di oltre un milione di euro il risarcimento chiesto dai genitori della bambina morta ancor prima di vedere la luce al reparto ginecologia del Santa Maria della Stella di Orvieto. Il legale della famiglia, l’avvocato Angelo Di Silvio del foro di Viterbo, ha anche avviato l’iter civile contro la Ausl per far luce sulla vicenda accaduta all’ospedale orvietano il 9 settembre dello scorso anno.
Intanto il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Terni, la dottoressa Simona Tordelli, ha affidato al medico legale, dottor Luigi Carlini, l’incarico di eseguire la perizia sulla cartella clinica della madre per accertare – come richiesto dal pubblico ministero Raffaele Iannella – l’eventuale responsabilità di una dottoressa del reparto, di turno quel giorno, al momento unica indagata.
L’udienza per lo svolgimento delle prime operazioni peritali si è tenuta lo scorso 10 dicembre ma sarà comunque la conclusione dell’incidente probatorio, fissata per il 16 marzo prossimo, a far completa chiarezza sul tragico evento.
Secondo la ricostruzione dei fatti la giovane mamma, a distanza da una settimana dal parto con taglio cesareo programmato, accusa dei forti dolori addominali. Subito corre al pronto soccorso e quindi viene ricoverata in reparto.
Qui la donna viene sottoposta ai normali controlli di monitoraggio per accertare il battito regolare della bambina. Secondo il legale non viene però sottoposta ad alcuna ecografia «che sicuramente – ha più volte affermato – avrebbe potuto salvare la vita della bambina e non rendere necessaria la nefrectomia». La donna infatti dopo essere stata sottoposta ad un taglio cesareo d’urgenza per salvare invano la vita della piccola ha subito un intervento di asportazione del rene a seguito di una violenta emorragia con abbassamento del valore dell’emoglobina che ha causato una mancata ossigenazione e quindi la morte del feto. A provocare l’emorragia sarebbe stata la neoformazione sul rene, un tumore benigno, diagnosticato durante la gravidanza ma probabilmente sottovalutato dalla dottoressa in reparto. Dopo la denuncia della famiglia il tribunale di Terni ha quindi aperto un’inchiesta con acquisizione da parte dei carabinieri della cartella clinica della donna.
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