La “crescita” di Orvieto, un’analisi dei piani regolatori comunali.
E’ il titolo di un e-book che ho scritto.
E’ possibile leggere, gratuitamente, l’e-book visitando il sito web www.lacrescitadiorvieto.blogspot.it
Si possono scrivere commenti al termine del testo oppure sulla pagina facebook “Paolo Borrello”.
Di seguito si riporta l’introduzione e le notizie sull’autore.
Introduzione
Mi è sembrato opportuno prendere in esame i principali contenuti dei quattro piani urbanistici che fino ad ora sono stati elaborati ed approvati dal Comune di Orvieto perché ho ritenuto utile analizzare le scelte urbanistiche effettuate con quei piani. Infatti le scelte in campo urbanistico sono tra le più importanti fra quelle che possono essere prese in ogni comune, in quanto incidono notevolmente sulle stesse condizioni di vita, quotidiane, della popolazione. Inoltre è proprio in campo urbanistico che i Comuni hanno le maggiori competenze, anche se devono rispettare norme regionali e nazionali.
E’ indubbio però che le scelte urbanistiche, in ogni comune, non vengono effettuate solamente tramite i piani regolatori.
Spesso i piani urbanistici vengono stravolti, successivamente, con tutta una serie di varianti, anche molto parziali ma numerose (e non faccio riferimento alla variante Satolli che sarà qui analizzata, perché essa può essere considerata quasi come un piano regolatore) e ciò è avvenuto anche ad Orvieto, prevalentemente negli anni ’80 e nei primi anni ’90, quando, per certi versi, la variante Satolli fu ritenuta superata da alcuni amministratori e però non si riuscì a varare un nuovo piano regolatore, fino al 2000 quanto diventò operativo il piano redatto da Rossi Doria. In quel periodo furono approvate ben 10 varianti parziali.
Peraltro alcune varianti parziali furono approvate dal Consiglio comunale di Orvieto anche successivamente al piano Rossi Doria.
Occorre inoltre tenere presente che Orvieto, fino agli inizi degli anni ’70, è rimasta priva di un piano regolatore approvato in via definitiva.
Quindi sono consapevole che analizzare le scelte urbanistiche di un comune, facendo riferimento solo ai piani regolatori, può fornire una visione parziale di quanto è avvenuto in urbanistica dal dopoguerra ad oggi, ad Orvieto.
Ma esaminare anche le varianti parziali avrebbe appesantito il lavoro qui presentato, che non è rivolto solo agli addetti ai lavori, ma, potenzialmente, a tutti i cittadini.
Inoltre analizzare non solamente i piani urbanistici avrebbe comportato per il sottoscritto un dispendio di tempo eccessivo rispetto alle mie possibilità ed anche alle mie competenze. Infatti io non sono un urbanista, mi sono sempre occupato di economia, ma ho ritenuto e ritengo che le scelte urbanistiche siano molto importanti, non solo perché incidono sulle caratteristiche del sistema economico locale ma soprattutto perché, come ho già rilevato peraltro, incidono sulle condizioni di vita quotidiane dei cittadini.
E quindi ho deciso comunque di analizzare le scelte urbanistiche, prendendo in considerazione solo i piani regolatori, perché anche così, ho pensato, avrei realizzato uno studio ugualmente utile (peraltro ad Orvieto non sono stati mai realizzati studi simili), nella consapevolezza che così facendo mi sarei esposto a qualche critica circa appunto la parzialità dell’approccio scelto.
I piani urbanistici, o regolatori che dir si voglia, esaminati sono quattro, tutti quelli elaborati fino ad ora, a partire dal dopoguerra: il piano Bonelli, il piano Piccinato, la variante Satolli, realizzata con la consulenza del professor Benevolo, e il piano Rossi Doria.
I quattro piani sono stati analizzati prendendo in considerazione le relazioni e i dibattiti svoltisi in Consiglio comunale. Tali elementi sono stati ritenuti da me sufficienti per individuare i contenuti principali dei quattro piani.
L’esame dei principali contenuti dei quattro piani si è rivelato, a mio avviso, di notevole interesse anche perché esso consente di ricostruire, seppure parzialmente, alcune “tappe” fondamentali delle vicende politico-amministrative del Comune di Orvieto, relative a circa 40 anni, poco conosciute ma molto importanti per i loro effetti sulla stessa situazione attuale del nostro comune. Del resto non poteva essere altrimenti. Infatti i piani urbanistici, per tutti i comuni, rappresentano sempre momenti di notevole rilievo dell’azione politico-amministrativa.
Comunque sono consapevole, per le considerazioni già svolte, che, se si vorrà in futuro effettuare uno studio più approfondito sull’urbanistica ad Orvieto, occorrerà utilizzare una più ampia documentazione, peraltro disponibile.
Spero che il mio lavoro rappresenti almeno uno stimolo affinchè tali studi più approfonditi siano effettivamente realizzati.
Intendo precisare fin da ora che ho scelto di dedicare un maggiore spazio all’ultimo piano, il piano Rossi Doria, non perché quel piano, a mio giudizio, fosse il piano più importante, nel senso che produsse le conseguenze di maggior rilievo sulle scelte urbanistiche nel comune di Orvieto, e sulle stesse condizioni di vita della popolazione.
Infatti, senza alcun dubbio, da quel punto di vista, il piano di maggiore importanza fu il piano Piccinato, con il quale si decise di dare vita alla nuova città, che si affiancò alla città antica, il centro storico, individuandola a Ciconia, scelta che io considero sbagliata, seppure ci siano delle parziali giustificazioni per una decisione che io continuo comunque a considerare un errore.
Altri sono i motivi che mi hanno spinto ad attribuire quello spazio all’esame del piano Rossi Doria.
Innanzitutto il fatto che il processo di formazione e di approvazione del piano Rossi Doria risultò essere piuttosto lungo e complesso. Fra l’altro nella riunione del Consiglio comunale nella quale fu approvato il piano erano presenti consiglieri i quali non erano tali, perché nel 1999 si svolsero le elezioni comunali che determinarono il rinnovo del Consiglio stesso, quando fu adottato il piano. Quindi ciò causò la più ampia discussione, rispetto ai piani precedenti, per i quali gran parte del dibattito si esaurì in fase di adozione, che si sviluppò in fase di approvazione del piano, discussione che quindi non potevo che riportare, seppure sinteticamente. Un altro motivo ha determinato la mia scelta: nell’ambito delle discussioni in Consiglio comunale sul piano Rossi Doria ci furono molti riferimenti da parte dei consiglieri sulle caratteristiche dei precedenti piani.
Quindi il dibattito che si sviluppò relativamente al piano Rossi Doria fu anche l’occasione per analizzare il complesso dei piani che furono approvati, in precedenza, dal piano Bonelli, al piano Piccinato, alla variante generale Benevolo-Satolli, e ciò come già rilevato rappresenta proprio l’oggetto principale di questo studio.
Infine una spiegazione sulla scelta della prima parte del titolo: “la crescita di Orvieto”.
Due sono i motivi.
Perché con i piani regolatori approvati si determinò un aumento della parte urbanizzata del territorio comunale, o meglio si verificò un aumento dei centri nei quali si concentrò una parte consistente della popolazione, soprattutto con la nascita e lo sviluppo di Ciconia. Si consideri, peraltro, che nel dopoguerra nel centro storico abitavano circa un terzo dei residenti nell’intero comune, mentre attualmente nel centro storico vi risiedono circa il 20% del totale degli abitanti, e il numero dei residenti a Ciconia è quasi uguale al numero dei residenti nel centro storico.
Perché, inserendo le virgolette che racchiudono il termine crescita, intendo sottoporre all’attenzione dei lettori una domanda: la crescita urbanistica di Orvieto, nei termini appena delineati, è anche una crescita di natura qualitativa? Insomma le condizioni di vita della gran parte dei cittadini orvietani sono migliorate oppure no?
Forse, la mia risposta a questa domanda la potrete individuare leggendo, interamente, l’e-book.
Notizie sull’autore
Paolo Borrello, nato a Orvieto nel 1957, si è laureato in Scienze Economiche presso l’Università di Siena. Ha frequentato il master in gestione dell’economia e dell’impresa organizzato dall’Istao (Istituto Adriano Olivetti di Ancona), allora presieduto da uno dei più importanti economisti italiani del ‘900, Giorgio Fuà.
Ha svolto diverse attività lavorative: consulente di alcune associazioni imprenditoriali, consulente per conto della Regione dell’Umbria relativamente all’utilizzo di contributi dell’Unione europea, consulente del Comune di Orvieto riguardo varie problematiche inerenti lo sviluppo economico. Attualmente è funzionario del Comune di Orvieto.
Ha fatto parte del gruppo di lavoro dell’osservatorio sulla situazione economica e sociale dell’area orvietana, fin dall’inizio della pubblicazione del bollettino realizzato dall’osservatorio.
Ha scritto su incarico del Comune di Orvieto, nel 1998 “L’andamento e i caratteri della popolazione residente nel comune di Orvieto” e nel 2006 “L’economia orvietana dal 1870 agli inizi del 2000. Inoltre, nel 2010, “Dove va Orvieto – il punto sulla situazione economica e sociale dell’Orvietano”, Intermedia edizioni.