Ormai la raccolta differenziata “porta a porta” riguarda tutto il territorio orvietano e i paesi intorno.
La sfida lanciata dall’Amministrazione comunale di Orvieto e dalle altre dell’Orvietano è di raggiungere e superare i 65% di differenziata entro quest’anno.
Germani sostiene che “Sappiamo che ci saranno alcune criticità iniziali ma con la collaborazione di tutti lavoreremo insieme per risolverle. Entro questo mese di gennaio promuoveremo una iniziativa coinvolgendo in modo particolare le nostre scuole al fine aumentare il grado di conoscenza sulla materia”.
Il coinvolgimento delle scuole è importante, perché bisogna prendere atto che differenziare è una grossa scocciatura, scomoda e impegnativa, almeno finché la modalità non sarà introiettata dagli utenti. E poiché, al di là delle buone intenzioni, sarà difficile vedere una diminuzione dei costi di raccolta che giustifichi l’impegno, la via principale da seguire è l’educazione, la consapevolezza dell’atto virtuoso.
È necessario facilitare la convinzione che è vantaggioso per noi al di là dell’aspetto economico, che non farlo è contro il bene della comunità e del nostro ambiente, che è vergogna gettare mondezza nei secchioni d’emergenza, seppure dovessero ancora esistere, aumentando così la cesura tra virtuosi e furbi.
Differenziare è una regola acquisita del vivere insieme. Chi non si comporta adeguatamente è fuori, guardato con sufficienza, è “uno che butta la mondezza in giro”, “zozzo”.
Quando giungeremo a queste convinzioni, saremo arrivati.
Ci saranno difficoltà oggettive, un po’ di confusione, proteste con i soliti fantini del dissenso, ma non esiste altra alternativa alle discariche e agli inceneritori che la produzione di una mondezza “buona”, che può essere lavorata, creare occupazione e prodotti riciclati.
Aiutare questa filiera industriale dovrebbe costituire un impegno assoluto delle nostra amministrazioni pubbliche, perché mostrerebbe in tempi brevi e concretamente il frutto dello sconvolgimento delle nostre abitudini che si sta compiendo, con sacrifici che, per chi dispone di poco spazio, sono davvero consistenti.
Certo, spiattellare all’assessore Cecchini, a fine anno, che abbiamo raggiunto il 70% e che non siamo più fanalino di coda, come ci ha ricordato qualche tempo fa, gli “zozzoni” dell’Umbria insomma, sarebbe già questa una soddisfazione.
Nessuno credeva che, vietato il fumo nei locali pubblici, gli italiani si sarebbero facilmente adeguati, data loro presunta insofferenza per le regole. Ma se si comprende il perché, come per il fumo, e se si crea la condanna sociale dei trasgressori, l’abitudine buona si assume con sorprendente facilità.
Potremmo addirittura pagare regolarmente le tasse, se si comprendesse il perché.