Una giornata di lavoro intensa, con tutti gli attori che dovranno definire la strategia dell’Area Interna Sud-Ovest Orvietano, sindaci, tecnici regionali e ministerriali, Fabrizio Barca, capo dipartimento per lo Sviluppo e Coesione Sociale, la presidente marini, imprenditori impegnati nella costruzione di progetti, ricercatori.
Il sindaco Germani, portavoce ddell’Area, ha ricordato che questa è “un’occasione straordinaraia per lavorare insieme, per spingere pubblico e privato a costruire il nostro luogo dove è bello vivere”. La presidente della Regione Umbria, Marini al Focus2 che si è tenuto oggi ad Orvieto ha invitato a decidere presto le priorità di intervento e ha confermato l’impegno della struttura regionale.
Segue la sintesi della giornata confezionata dsll’ufficio stampa del Comune di Orvieto.
Alla presenza della Presidente della Regione, Catiuscia Marini e del Capo Dipartimento per lo Sviluppo e Coesione Sociale Fabrizio Barca, si è tenuto questa mattina presso la Sala Consiliare del Comune di Orvieto l’annunciato Focus 2 previsto dal crono programma della progettazione dell’Area Interna “Sud Ovest Orvietano” (una delle tre individuate in Umbria), promosso dal DPS / Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica – Unità di Valutazione degli Investimenti Pubblici, Strategia “Aree Interne” e Regione Umbria.
In tale contesto è stato presentato il “Preliminare di Strategia dell’area interna sud-ovest orvietano: una terra ricca di tempo, tra borghi storici, beni culturali e ambientali” che espone nel dettaglio le linee di intervento sull’Area, relative al progetto di sviluppo e alle azioni per affrontare le criticità che sui cosiddetti diritti di cittadinanza, quali: istruzione, sanità e mobilità.
Si tratta di un complesso di interventi e progetti che potrà contare su una dotazione finanziaria di oltre 8 milioni di euro, finalizzati a favorire lo sviluppo e la crescita economica e sociale delle aree che soffrono di marginalità.
Oltre al Comitato Tecnico Nazionale “Aree Interne” e ai Sindaci dei territori coinvolti (Città della Pieve, Monteleone di Orvieto, Montegabbione, Parrano, San Venanzo, Ficulle, Fabro, Allerona, Castel Viscardo, Castel Giorgio, Orvieto, Porano, Baschi, Montecchio, Guardea, Alviano, Lugnano in Teverina, Attigliano, Giove, Penna in Teverina) hanno partecipato Massimo Bastiani responsabile tecnico di “Area Interna”, vari Amministratori, cittadini e rappresentanti delle forze sociali, economiche e del mondo della cultura che hanno contribuito all’attività di scouting.
I lavori sono stati introdotti dal Sindaco di Orvieto Giuseppe Germani che ha parlato di “tappa importante per i venti comuni del nostro territorio. Un territorio che ha bisogno di opportunità concrete per lo sviluppo e il lavoro. Ci attendiamo di arrivare presto alla definizione degli atti concreti che ci consentano di realizzare i risultati attesi”. Ha quindi ringraziato l’Amministrazione Regionale e i funzionari di Regione e Ministero e tutti colori che, in fase di partecipazione, hanno contribuito al percorso.
Lucio Caporizzi, Direttore alla Programmazione della Regione Umbria ha espresso “soddisfazione perché siamo arrivati a buon punto. Il preliminare è un risultato importante, che non era scontato. Gli interventi, che hanno un forte fondamento territoriale sono stati affrontati con grande decisione. Adesso, il punto di sintesi è quello di passare dal documento generale agli interventi concreti. Alla fine la strategia dovrà essere un tutto’uno con la sintesi concreta. Questo territorio ha fatto molta strada con un grande sforzo di tutti, a partire dal Sindaco di Orvieto. Un territorio che si è ricompattato, ha riflettuto su sè stesso individuando strade di sviluppo. Le risorse non sono molte ma il lavoro compiuto costituisce un patrimonio conoscitivo fondamentale per oggi e per il futuro”.
Sabrina Lucatelli Coordinatore del Comitato ha parlato di “una giornata di lavoro importante. Un passo avanti di un processo amministrativo nuovo”.
Fabrizio Barca, Capo Dipartimento per lo Sviluppo e Coesione Sociale: “l’idea di ‘Area Interna’ è pervenuta da questo territorio ancora prima che questa diventasse un disegno. I passi in avanti compiuti da quando l’idea aleggiava nell’aria sono notevolissimi. Adesso siamo in un passaggio delicato. Un processo che, do atto, state gestendo con grande responsabilità. Come avvenuto per altre aree, questo secondo Focus si è reso necessario e utile. Questo processo coeso portato avanti fra venti Sindaci di altrettante comunità ha prodotto dei punti fermi. Nel testo finale del preliminare andranno formalizzate le azioni precise. Nella ricostruzione di questo filo rosso si tratta di superare un certo conservatorismo locale ancora presente nella popolazione e di mettere a fuoco le diverse tipologie innovative nei vari ambiti”.
“Questo incontro di lavoro – ha affermato la Presidente della Regione, Catiuscia Marini – è l’ulteriore tappa di un percorso a suo tempo intrapreso per cogliere la sfida culturale e di metodo del governo del territorio che mettesse al centro le imprese e i cittadini. E’ quindi una sintesi costruttiva del lavoro che abbiano messo in cammino grazie alle Amministrazioni Comunali, ai cittadini e agli animatori dello strumento ‘Aree Interne’.
Cogliamo l’invito a passare alla fase puntuale di definizione dell’ordine di priorità e di azioni che stanno all’interno di questo quadro strategico. Sono molte le idee che possono trovare risposte concrete anche in altri strumenti pubblici e privati. Dobbiamo evitare il limite di documenti positivamente visionari o la somma di priorità contingenti elencate nella lista delle cose che sono già nei cassetti delle amministrazioni locali.
L’intento è quello di non buttare nulla ma individuare e scegliere le azioni che oggi sono ritenute più strategiche delle altre, azioni che si possono allocare negli strumenti della programmazione regionale già a disposizione.
Il lavoro di elaborazione e il protagonismo dell’imprenditoria e di una parte del mondo del lavoro e delle professioni è importante per immaginare la selezione e la scelta mirata.
La struttura regionale è pronta ad affiancare ed accompagnare questa ulteriore fase a cominciare dal comparto sanitario.
C’è anche la filiera delle risorse private, comparto che è partner di questo processo e che è parimenti determinante per lo sviluppo socio-economico. Le scelte delle ‘Aree Interne’ vanno messe in parallelo con altre azioni in atto su questo territorio ad esempio il ‘Contratto di Fiume’.
I Sindaci, infine, sono parte attiva di questa sintesi concreta da attuarsi in tempi rapidi al fine di rendere utilizzabili le prime risorse. E’ importante decidere”.
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Nella fase di discussione, il Sindaco di Orvieto quale Portavoce dell’Area ha parlato della strategia dei territori e le funzioni associate tra Comuni, mentre Francesco Monaco (ANCI nazionale) e Massimo Bastiani (Assistenza tecnica dell’area) hanno rappresentato rispettivamente le Osservazioni di ANCI nazionale e Lo scenario di sviluppo dell’area interna.
Giuseppe Germani: “L’accorpamento di funzioni associate relative a tutti i venti Comuni rappresenta una esperienza nata da un lavoro di coordinamento e di integrazione che è ha avuto un grande slancio all’interno della strategia Aree Interne e che ha affermato il principio del lavorare insieme. In conseguenza i 20 comuni dell’area interna hanno deliberato di svolgere in forma associata due delle funzioni fondamentali previste dalla L. 135/2012 e precisamente:
– attività, in ambito comunale, di pianificazione di protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi;
– catasto, ad eccezione delle funzioni mantenute allo Stato dalla normativa vigente;
Il primo servizio che è stato attivato, riguarda la pianificazione di protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi. Una scelta dettata dall’estrema fragilità del territorio che può inficiare o penalizzare i progetti di sviluppo e l’assetto stesso del territorio. L’alluvione ad Orvieto del 2012 ne è stato un evento calamitoso significativo, per riflettere ed accelerare alcune scelte strategiche. Associare i servizi per la gestione delle protezione civile è stata, in questo senso, una scelta dettata dall’esigenza di fornire una risposta ad un problema particolarmente cogente nel territorio che ha potuto verificare, attraverso la gestione diretta dello stato di emergenza e dei soccorsi, l’importanza di un coordinamento associato tra i comuni.
Anche la seconda funzione associata è estremamente legata a questo territorio è riguarda l’aggiornamento degli atti catastali ed il processo di gestione degli estimi catastali. Tale funzione risponde all’esigenza di avviare una progressiva razionalizzazione dei servizi tecnici comunali.
Una razionalizzazione che deve però profilarsi nel tempo come una importante opportunità e non come una sottrazione di funzioni. La riduzione del personale, in particolare tecnico, da parte delle amministrazioni, fenomeno particolarmente sentito nei comuni più piccoli, impone comunque che la qualità dei servizi offerti non ne risulti condizionata. Da qui l’esigenza che attraverso la razionalizzazione e l’accorpamento dei servizi tra Enti si abbia garanzia delle continuità del servizio e della sua qualità complessiva. Quello dell’associare i servizi legati al catasto rappresenta in questo senso un primo passaggio per una gestione futura di altri servizi tecnici.
I comuni dell’area interna sud-ovest ricadono quasi totalmente in provincia di Terni ad eccezione di Città della Pieve che risulta in provincia di Perugia. Le prime esperienze di servizi associati sono state messe in atto dalle Comunità Montane la cui distribuzione territoriale ha influenzato in modo determinante le aggregazioni tra soggetti pubbliche e le scelte delle funzioni fondamentali da socializzare. Fino al 1° gennaio 2009, infatti, le comunità montane che interessavano l’attuale area interna risultavano tre (Monti del Trasimeno, Amerino Croce di Serra e Monte Peglia e Selva di Meana) e tutte svolgevano servizi associati per i rispettivi comuni come, ad esempio: interventi sul verde pubblico, assistenza e sviluppo informatico, catasto, controllo di gestione ecc.
Con la L.R. n. 24 del 23 luglio 2007 la Regione Umbria ha accorpato alcuni enti montani e tra questi l’Amerino Croce di Serra e Monte Peglia e Selva di Meana la cui unione ha dato origine alla Comunità Montana Orvietano-Narnese-Amerino-Tuderte. Nel 2011 con la riforma del sistema amministrativo regionale e delle autonomie locali e l’istituzione dellìAgenzia Forestale Regionale (L.R. n. 18 del 23 dicembre 2011), le Comunità Montane sono state soppresse e conseguentemente molte delle attività in essere sono state sospese anche in considerazione dei minori trasferimenti di risorse agli enti locali da parte dell’amministrazione centrale.
Tutti i comuni hanno dato vita nel tempo, anche se in modo variabile, a forme di collaborazione istituzionale che potrebbero essere schematizzate in tre blocchi territoriali:
– la parte nord dell’area con Città della Pieve che collabora con i comuni del Trasimeno (Castiglion del Lago, Magione, Paciano, Passignano, Tuoro, Panicale e Piegaro) su organizzazione generale dell’amministrazione ed in particolare su centrale unica di committenza, promozione turistica e canile rifugio sanitario;
– i Comuni dell’orvietano che a seconda della funzione-servizio hanno dato vita a svariate tipologie di aggregazione da 2 fino a 5 enti, soprattutto per quanto riguarda la polizia municipale, suape, servizi demografico/amministrativi/scolastico e tributi; l’area della Teverina che condivide l’organizzazione di alcuni servizi come la gestione finanziaria e contabile, la polizia municipale e amministrativa locale, la raccolta dei rifiuti, catasto e protezione civile, anche con comuni al di fuori dell’area interna (Avigliano, Otricoli).
A tale riguardo risulta emblematica per la strategia dell’area interna, l’esperienza del Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano PAAO che, con un accordo di programma sottoscritto nel 2003 dai sindaci di Orvieto, San Venanzo, Parrano, Allerona, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Porano, Baschi, Montecchio, Provincia di Terni e Comunità Montana Monte Peglia e Selva di Meana si proponeva di salvaguardare e valorizzare i beni delle aree aventi valore archeologico, storico, artistico, ambientale e demo-etno-antropologico al fine di istituire un parco archeologico-ambientale in grado di concorrere anche ad uno sviluppo socioeconomico compatibile con l’ambiente.
Questa esperienza collaborativa realizzata oltre dodici anni fa è ancora fortemente innovativa sia per i soggetti coinvolti che per i contenuti (si pensava fin dall’inizio ad una vasta area ove valorizzare gli aspetti antropologici, archeologici, storici, delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali) risulta ancor più interessante ed attuale alla luce dei recenti ritrovamenti archeologici che all’istituzione dell’Ecomuseo del Paesaggio nei 5 comuni dell’Alto Orvietano dell’ecomuseo del paesaggio degli Etruschi di Porano. Abbiamo tutti gli elementi per programmare i prossimi 15/20 anni dello sviluppo del nostro territorio”.
Francesco Monaco: “l’associazionismo era considerato quale requisito fondamentale dell’esperienza. Ora diventa ancora più necessario. Persiste il policentrismo del territorio quindi è sui tre poli di ordinazione del territorio stesso che i Comuni continuano ad esercitare funzioni determinanti. La proroga concessa dalla Legge di Stabilità sulle gestioni associate consente di fare ulteriori approfondimenti per un salto di qualità”.
Massimo Bastiani: “Lo scenario di sviluppo di questa area interna è emerso progressivamente attraverso gli incontri di partecipazione con le comunità locali ed i numerosi confronti tra gli amministratori dei 20 comuni. Un lavoro attraverso il quale si sono raccolte molteplici testimonianze, interpretazioni e bisogni, da integrare tra loro ed attraverso cui ricercare una visione unitaria e condivisa. La costruzione dello scenario di sviluppo si è basata sull’analisi e poi valorizzazione dei principali caratteri identitari che legano tra loro i territori e le persone che ci vivono. Un percorso basato su ricerche strutturate, ma anche sul senso e sul valore che emerge dal racconto collettivo. Si è trattato di un lavoro complesso che ha dovuto tenere conto non solo della storia passata, ma anche di quella più recente, delle scelte che hanno dato dei buoni risultati, di quelle che non li hanno dato e di quelle che potrebbero ancora darne. Quello che è emerso è uno scenario strategico articolato, aperto, ricco di opportunità e di molteplici evoluzioni, che possa costituire la base per una concreta risposta alla marginalità, all’abbandono ed alla frammentazione, uno scenario fatto di scelte concrete che guarda al medio e lungo termine.
Immaginiamo per un momento di poter scomporre l’organizzazione complessiva di questo territorio di quasi 1.200 km di superficie, in tre livelli o strati di lettura. Si potranno così leggere più facilmente, alcune delle matrici di sviluppo, che caratterizzano maggiormente questo contesto, raccolte in singole categorie morfologiche ed intese come base per qualsiasi futura trasformazione. Nella ‘narrazione’ locale, il territorio dell’area interna appare come un sistema di fondovalle ricco di presenze etrusco-romane (ancora poco valorizzate), una cornice collinare con i centri e borghi medievali, collegati tra di loro ed alla pianura, attraverso una fitta rete di sentieri e connessioni minori. Una trama agricola ancora persistente, vitale in un paesaggio articolato, intervallato da connessioni ecologiche, naturalistiche, dalle quali emerge con forza la struttura idrografica
La prima matrice che vogliamo descrivere è quella che caratterizza il fondovalle e ci parla della civiltà etrusca, diffusasi alla destra del Tevere e che ebbe nel territorio di Orvieto uno tra i suoi centri principali. Gli Etruschi, in particolare, mirando al controllo, del corso del Tevere, allora importante via di commercio fluviale, si insediarono progressivamente nel territorio, occupando tutta la parte occidentale della regione.
Le testimonianze della presenza etrusca e successivamente romana in questo territorio già oggi costituiscono una delle principali attrattive culturali dell’intera Umbria. Non solo per i reperti e siti di straordinaria suggestione ma anche per il contesto ambientale e per le numerose testimonianze legate all’acqua con la presenza del Paglia, del Chiani e del Tevere, e per le numerose fonti ed acque termali note fin dall’antichità. Intorno al PAAO che coinvolge otto Comuni dell’ambito orvietano e che costituisce l’esperienza guida, si potrà creare un più ampio distretto che coprirà buona parte dell’area interna. Attraverso il PAAO sono già state avviate importanti relazioni internazionali che hanno incrementato le presenze d’istituti di ricerca, in prevalenza nord-americani e nord-europei. La valorizzazione di questo sistema potrebbe costituire un importante volano per l’economia locale. Il sistema del ‘museo diffuso a cielo aperto dell’area interna’ a partire dalle necessità emerse in questi anni dalla gestione del PAAO, dovrà vedere potenziata la sua azione, in termini di marketing, servizi e utilizzo di pratiche di gestione sempre più innovative. I risultati attesi vanno dall’occupazione diretta di giovani nei servizi del Parco, nella creazione di nuove opportunità di lavoro e in una imprenditoria collegata ai beni culturali, come anche all’offerta ricettiva ed enogastronomica. Le aree archeologiche hanno avuto in Italia negli ultimi dieci anni un grande sviluppo oggi pesano circa il 50,3% dei visitatori e vantano il 28,8% degli introiti dell’intero settore del turismo culturale. La valorizzazione di questo patrimonio e della rete sentieristica connessa (tra siti archeologici, con i centri ed i borghi storici ed i siti termali), è destinata divenire il cuore per il rilancio del territorio attraverso la diffusione della conoscenza e la fruizione turistica di una presenza storico archeologica e di valenze ambientali diffusa che se messa in rete anche con i siti extra regionali laziali e toscani, potrebbe divenire una realtà unica a livello nazionale.
La seconda matrice è quella del sistema collinare che si staglia sull’orizzonte visivo del fondovalle. E’ la matrice di origine medievale riconoscibile nei centri storici e borghi di crinale, ancora ben leggibile nel loro caratteristico assetto: policentrico, gerarchizzato ed interconnesso. Questi centri nascono come piccole “città-stato” con un forte spirito autonomo, anche se nella storia si sono spesso alleate e federate tra loro. Ad assumere valore all’interno di questi centri, come notava già negli anni ’60 l’urbanista Giovanni Astengo non sono i singoli monumenti o edifici, seppur di pregio, ma l’insieme e l’armonia prodotta da tutte le componenti urbane presenti (i vicoli, l’architettura minore, le botteghe artigiane..). L’immagine stessa della regione Umbria è percepita sui mercati esteri per la bellezza dei suoi borghi e lo stile di vita ad essa associato, come emerge dalla ricerca sul posizionamento del prodotto Umbria e sull’immagine percepita dai turisti sia attuali che potenziali realizzata dalla Doxa nel 2011. Fin dagli anni ’90 questa parte dell’Umbria veniva scelta a livello internazionale (famoso in proposito lo studio dell’Università del Kentucky), come modello di qualità della vita ‘città ideali’ da contrapporre alle metropoli e come base per un sistema economico decentrato sul territorio. Le principali problematiche di questi centri sono altrettanto note: lo spopolamento in termini di residenti ed attività economiche, l’invecchiamento della popolazione, carenza di prospettive per i giovani, la presenza di abitazioni sfitte, la ridotta permanenza turistica, carenza di servizi alla persona, scarso coordinamento nelle azioni di promozione turistica. Il loro mantenimento ‘in vita’ non è scontato e va perseguito attraverso azioni interne alle comunità e verso i fruitori esterni. La strategia di sviluppo deve favorire le condizioni di qualità della vita di chi vi abita e attrarre nuovi residenti temporanei o più stabili. Un fenomeno in grande espansione che potrà essere intercettato è quello dei “nomadi digitali”. In molte città europee stanno nascendo co-working hub, incubatori e acceleratori d’impresa che favoriscono l’incontro e la collaborazione tra comunità di imprenditori digitali che possono così portare avanti attività di networking e sviluppare le proprie idee. La cultura dell’innovazione è tra l’altro un carattere molto forte di questa parte dell’Umbria e lo scenario di sviluppo sta già trovando a questo proposito numerose adesioni anche da parte di privati e associazioni. Le città dell’area interna potranno offrire spazi recuperati organizzabili e flessibili, connessioni web stabili e veloci. Borghi o parti di città potranno essere recuperati riconvertendoli alle modalità ricettive dell’albergo diffuso e del turismo semiresidenziale. Edifici di pregio e pubblici potranno essere utilizzati come centri erogatori di servizi socio/sanitari e/o culturali come anche creative hub. Centri che mantengono il loro carattere di unicità storico culturale, ma sempre più permeabili all’innovazione ed in grado, attraverso un “gioco di specchi” di riuscire ad essere ognuno portale di accesso e da promozione al centro successivo, al territorio, al sistema dei beni culturali, alla fruizione turistica, alla diffusione della tradizione enogastronomica e dell’artigianato.
La terza matrice riguarda il tessuto connettivo che unisce e tiene unite tra loro tutte le precedenti, ci riferiamo all’agricoltura ed al sistema boschivo. L’area interna ha mantenuto nel tempo la sua storica vocazionalità agricola, anche se sottoposta a migrazioni, inurbamenti e spostamenti lavorativi che sono iniziati negli anni ’60. L’agricoltura possiede ancora i tratti distintivi dell’organizzazione mezzadrile, quali: la presenza della coltura promiscua o policoltura, con appezzamenti di piccolo/media dimensione, l’addensamento di case coloniche diffuse. A partire dalla persistenza di alcune colture agricole di elevata qualità si è consentita la sopravvivenza di tratti ancora ben conservati del paesaggio agricolo storico e lo sviluppo di diversi prodotti di eccellenza. Ciò è avvenuto in particolare nel settore viti-vinicolo grazie a grandi aziende, ma anche ai piccoli produttori riorganizzati in strutture consociate. Anche il comparto olivicolo, sebbene non presenti numeri paragonabili a quelli del vino, sta uscendo da un certo anonimato e attraverso il lavoro di giovani agronomi, ha posto le premesse per produzioni di grande qualità. Interessanti sviluppi stanno avendo ed ancor più potranno avere in futuro, anche altri settori come quello dello zafferano, i prodotti del bosco, tartufo, funghi, miele, canapa, ecc… ma anche gli allevamenti di qualità e la produzione di carni. Tra le problematiche da fronteggiare, per un rilancio del comparto agricolo, vi è certamente una tendenza all’abbandono dei terreni meno produttivi o più difficili da coltivare. Tutto ciò appare riflesso nell’alternarsi in questi paesaggi, di riquadri ad elevata intensità agricola con altri caratterizzati da una progressiva stabilizzazione della vegetazione spontanea. L’agricoltura va inoltre considerata per il suo forte collegamento con la gestione ed utilizzo dell’acqua in ed in termini più generali con la manutenzione del territorio.
Nella strategia di sviluppo di questo settore si intende promuovere ed incentivare l’agricoltura multifunzionale in grado di assolvere la propria funzione primaria, ovvero la produzione di beni alimentari, ma anche capace di fornire servizi secondari, utili alla collettività, quali mantenimento del territorio, del paesaggio e della messa in sicurezza da un punto di vista idrogeologico (in relazione stretta con i processi governance partecipativa – Contratto di Fiume). In questa gestione vanno naturalmente incluse le risorse forestali e la valorizzazione dei pascoli. La conservazione delle tipicità agricole e rurali, e la valorizzazione delle eccellenze sarà condotta in stretta relazione con la scuola e la formazione professionale, alle quali si chiede di specializzare i giovani sulle eccellenze e le vocazioni del territorio. Fino ad ora le azioni proposte dal pubblico si sono basate principalmente su interventi puntuali che hanno interessato le varie amministrazioni o singoli agricoltori, ma oggi si può prefigurare la costruzione di azioni collettive di privati organizzati, coordinati tra di loro e con gli enti pubblici. Infine il fenomeno dell’abbandono potrà essere contrastato assegnando i terreni agricoli abbandonati e marginali a cooperative sociali e di giovani attraverso la predisposizione di incentivi e piani di utilizzo.
A queste matrici di sviluppo connesse tra di loro, si integrano i servizi essenziali quali la sanità, l’istruzione e la mobilità, che costituiscono la linfa vitale del sistema complessivo. Trasversalmente va aggiunto il contributo atteso dal completamento delle connessioni alla banda larga.
Per quanto riguarda la sanità la sfida è quella di garantire servizi socio-sanitari legati al mantenimento delle comunità locali sul territorio, ma allo stesso tempo razionalizzare ed efficientare l’offerta dei servizi al fine di ottenere una maggiore specializzazione e ridurre il ricorso alle strutture ospedaliere. Questo è un territorio con un alto tasso di ospedalizzazione soprattutto degli over 65 i cui ricoveri molto spesso risultano inappropriati. Vanno quindi riprogettati i servizi di prossimità, in particolare l’ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) e implementate le strutture semiresidenziali per l’accoglienza di utenti fragili quali anziani e i disabili sia adulti che minori, attraverso il potenziamento di servizi già presenti o alla attuazione, anche in forma sperimentale, di modalità assistenziali innovative quali per esempio la tecno assistenza.
L’idea è di valorizzare la grande quantità di strutture socio sanitarie esistenti, quali le RP (Residenze Protette per non autosufficienti), dove possano trovare la corretta assistenza pazienti che per vari motivi non possono essere adeguatamente assistiti presso il proprio domicilio, o di realizzarne di nuove utilizzando anche terapie alternative ( ippoterapie..). Altro punto nodale è rappresentato dalla necessità in questo territorio di creare strutture per le cure intermedie (con forte coinvolgimento dei MMG) vale a dire strutture che vadano a collocarsi tra l’ospedale e il domicilio. Una stazione di diagnostica digitale, potrebbe funzionare anche con un meccanismo di attivazione e successiva lettura da postazione remota (telemedicina), garantendo un servizio di qualità, limitando gli spostamenti dl paziente. E’ evidente l’importanza della connessione telematica per la realizzazione di modelli assistenziali supportati dalla tecno assistenza e della telemedicina (gestione dei malati cronici a distanza).
Due saranno le case della salute in questo territorio una ad Orvieto ed una a Fabro. Le farmacie inoltre potrebbero svolgere un ruolo importante a supporto, in particolare le farmacie rurali che nel territorio sono presenti in ogni comune e sono sicuramente da considerare quale importante risorsa.
Le scuole costituiscono un presidio per il rilancio ed il futuro di questa area interna. Istruzione e scuola sono uno dei pilastri su cui si vuole puntare per questo territorio. Mantenere un buon livello di istruzione, permette di far crescere la nuova comunità pronta ad raccogliere le sfide del futuro. La scuola e la formazione devono garantire un futuro ai giovani e dare nuove opportunità di lavoro attraverso connessioni con tutte e tre le filiere di sviluppo individuate per l’area interna. La scuola primaria di 1° grado è considerata un elemento vitale per la permanenza delle giovani famiglie; per questo motivo viene posta attenzione alle realtà di montagna e dei centri minori più isolati. Tali scuole rappresentano dei presidi importanti sul territorio, vanno valorizzate e messe nelle condizioni di essere delle vere eccellenze attraverso percorsi formativi sperimentali, l’utilizzo delle tecnologie digitali per connettersi con il mondo. Da qui la possibilità di attivare alcune sperimentazioni anche legate all’insegnamento delle pluriclassi.
Nella scuola secondaria superiore si ha la necessità, anzi tutto, di una maggior integrazione e razionalizzazione tra l’offerta dei diversi Istituti e di garantire una risposta alle esigenze del territorio, delle sue vocazioni, e delle filiere individuate come percorsi di sviluppo locale (beni culturali, centri storici/offerta turistica, agroalimentare e artigianato), attraverso al costruzione di percorsi formativi ad hoc ed intervenire sull’abbandono scolastico.
I servizi di mobilità sono strumentali al raggiungimento di molti degli obiettivi individuati per la Strategia dell’Area Interna. In termini generali emergono difficoltà di collegamenti con l’esterno e tra i centri del territorio e la scarsità di servizi di mobilità intermodale. Questo servizio va analizzato su due fronti, uno rispetto alle possibilità di mobilità esterna, ovvero di raggiungere l’Area Interna attraverso i principali assi nazionali, sia su gomma che su ferro, e l’altro che riguarda il sistema della rete di mobilità interna: dalle principali polarità di Orvieto Città della Pieve e Fabro, Attigliano e Alviano e Orte (Autostrada A1 Limitrofa a Giove e a Penna in Teverina; e l’altro verso i territori più interni laddove si percepisce la condizione di marginalità. Ad oggi non è prevista nel territorio la fermata dell’alta velocità.
Per quanto attiene alla mobilità locale diverse difficoltà emergono anche sul versante dei collegamenti interni dove vi è la necessità di un’ integrazione degli orari e dei trasporti pubblici; tali aspetti riguardano sia i lavoratori, sia gli studenti, sia i turisti provenienti dai grandi bacini.
Per quanto attiene invece alla fruizione turistica del territorio emerge la necessità di agire in stretto collegamento con l’idea di sviluppo espressa per la valorizzazione della rete dei beni culturali, paesistici e naturalistici. Si dovranno infatti potenziare, le connessioni interne minori, l’intermodalità e la mobilità slow, realizzando e completando reti di piste ciclabili, sentieristica ed ippovie per rispondere ad esigenze indotte dall’aumento delle presenze nei periodi di alta stagione turistica.
E’ inoltre necessario intervenire sull’attivazione di servizi a chiamata per i Comuni più piccoli, il miglioramento della mobilità scolastica, la promozione del car sharing e car pooling, l’uso di bus, auto e bici elettriche”.