Viviamo in un paese – in un Occidente, forse – in cui si scrivono troppi libri e se ne leggono troppo pochi. Il risultato: si inonda il mondo di parole e di pensieri, spesso banali, senza aver imparato prima a maneggiare ed usare nè le une nè gli altri. Con arroganza. E’ il principio aureo della Tv.
Proprio per questo gli antichi pensatori, in luoghi simili a quello in cui mi trovo mentre rifletto su queste cose, ammonivano che bisogna ascoltare molto prima di parlare. ‘Si scava molta terra per trovare poco oro’, ricordava il buon Eraclito. Bisogna ascoltare. E dialogare. Continuamente.
Pensavo proprio a questo nella sede del Centro Studi ‘Città di Orvieto’, in attesa, appunto, che si iniziasse la presentazione del mio libro. Ahimè, anch’io ho le mie colpe, dunque. Me le assumo tutte. Anche se leggere e studiare ho sempre cercato di prenderlo sul serio. Eccome.
Ogni volta che prendo la strada per Orvieto la cosa mi fa felice, e mi ferisce. Ricordo ogni svolta, ogni curva che facevo da piccolo col mio babbo per arrivare all’antica città. E quella lunga discesa di tornanti, giro e controgiro, che sembra non finisca mai, sospenda il tempo, per approdare all’isola di tufo che – come giustamente dice d’Annunzio – adora il suo bel Duomo.
Qual è la strada migliore per venire?, diciamo ogni tanto con mio fratello. ‘La strada che faceva babbo’.
Ci perdiamo nelle strade, noi esseri umani, con incredibile facilità. Ne restiamo sempre confusi. Crediamo di avere il mondo in mano, di controllarlo con una stretta, e il mondo ci sfugge di continuo. Ecco perchè abbiamo bisogno, necessità estrema, di angoli in cui parlare, incontrarci. Dialogare. Leggere il mondo. Leggerci dentro. Luoghi come questo, in cui sono ora.
In questi ultimi quindici anni, il mondo è diventato ancora più crudele e incomprensibile. Un labirinto senza fine, in cui tutti sono contro tutti. Spietato. Eppure, sembrerebbe così facile capire, così facile impostare le cose su tutt’altra base. Se invece di basare tutto sulla rapacità… sul conflitto… sulla competizione… sull’annullamento… Se facessimo tutto il contrario… ‘Nella corsa della filosofia, vince chi corre più lentamente’. Wittgenstein. Già, ma oggi sembrerebbe delirante consigliarlo.
Forse potremmo insegnarlo a nuove generazioni di nuove donne e nuovi uomini. Possiamo farlo qui. Insegnare che la cosa principale è la bellezza. Che lo scontro dovrebbe far parte del passato. Che si può parlare. Sempre. Dire tutto. Forse è per questo che sono stati inventati luoghi come questo, dove sono ora. Questo Centro Studi dedicato alla città. No?
Ma dovrebbe star per cominciare la presentazione. Arriva il pubblico. Poi il sindaco, Germani, per introdurre l’incontro. Sinceramente, non me l’aspettavo. E’ una sorpresa. Poi intervengono Matteo Tonelli e Antonio Rossetti, per dire delle cose sul libro. Fanno belle letture del lavoro. Inaspettate, anche queste.
Perché ho scritto ‘Calisto’… Quello che un amico chiamava ‘il tuo Satyricon’… Già, perché l’ho scritto? Ecco…