Riceviamo dal M5S e pubblichiamo.
La posizione esprime un generico buonsenso, ma è minata da un errore di fondo, espresso nella proposizione finale: “Capiamo l’esigenza di Bilancio di vendere più tessere per dimostrare ai revisori dei conti che dai parcheggi si può iscrivere nelle carte una cifra più alta, ma questo non è il modo di favorire la ripresa della città“.
Qui questioni di bilancio non entrano affatto, se non in negativo per il Comune. Io, abitante del comprensorio, ho la tessera da un anno e ho avuto piacere ieri a parcheggiare gratuitamente nel parcheggio dell’ex campo della fiera. Promuovere la possibilità di utilizzare la tessera per parcheggiare gratis durante questi giorni e poi pagare meno per tutto l’anno mi sembra un’azione promozionale intelligente, una buona occasione di fidelizzazione. Tutto si può fare meglio, ma è certo che chi parcheggia dove vuole e quando vuole va sanzionato. Non ci sono motivi che giustifichino la maleducazione, la mancanza di rispetto per noi cittadini e per le regole della nostra comunità.
La fuffa politicante non serve a educare gli ignoranti e a consolidare i virtuosi. (d.f.)
Segue la nota M5S.
La notte dei regali di Orvieto, banco di prova del nuovo sistema di parcheggi “gratuiti” per incentivare le presenze nell’area commerciale naturale del borgo antico, è riuscita a scontentare tutti con la pioggia di multe fioccate in serata durante gli eventi e lo shopping. Ancora non sappiamo se sarà un duro colpo all’attrattività delle botteghe storiche ma, di certo, qualcosa non ha funzionato.
Ricapitoliamo: L’Amministrazione ha impegnato oltre cinquemila euro per inviare lettere invito ai residenti anche nei Comuni vicini con un volantino di eventi ed un testo d’invito che parlava di novità e sottolineava “parcheggi gratuiti”. Nel resto della lettera c’erano specificate le modalità della gratuità ma, occorre riconoscere che il testo ad una lettura superficiale ed in presenza del volantino colorato poteva anche essere male interpretato, tanto più che era una lettera d’invito e non un contratto tra le parti. La stessa lettera veniva riportata insieme al volantino in alcune delle testate a distribuzione gratuita. Poi, la gente è venuta ad Orvieto e sono fioccate le multe. Rabbia dei commercianti che sanno bene di avere perso occasione e clienti, rabbia dei multati legittimata anche da alcune sanzioni potenzialmente impugnabili data la questione della validità fino alle ore 20 dei divieti e con verbali emessi dopo le 22, polemiche sui social tra chi invece paga il parcheggio e giustamente, rivendica che debbano pagare anche gli altri. Che sperpero di credibilità nell’accoglienza promessa.
A nostro avviso, si dovevano e dovevano contemperare le esigenze di chi vuole una città vivibile, chi non vuole sceriffate stile tolleranza zero che allontanano i visitatori e potenziali clienti e di chi si è sentito preso gabbato probabilmente deluso dall’invito ed oggi viene anche accusato, a sproposito, di aver voluto fare il furbo.
Purtroppo, i margini per l’errore c’erano e la sensazione di essere caduti in una sorta di tranello probabilmente in molti la avranno avuta e sinceramente costoro non meritano di essere irrisi da responsabili politici ed amministrativi.
Orvieto poi continua a mancare del livello minimo di trasporto pubblico e questo complica la situazione obbligando di fatto, negli orari serali, all’uso della mobilità privata.
Vorremmo una città che viva della reputazione di un luogo vivibile, efficiente ed accessibile non di una trappola per gonzi, vorremmo che ci sia un flusso tale da alimentare il commercio lungo tutto il corso, la via del Duomo e le aree contigue, non solo i posti serviti con gli ascensori o raggiungibili dallo scarico dei passeggeri a piazza del Popolo e con l’unico sfortunato che va poi a Campo della Fiera o Via Roma a mollare la vettura, vorremmo vedere la gente girare liberamente tra gli allestimenti e poter vivere gli eventi con una distribuzione degli stessi in un’area ampia e percorribile, anzichè atterrare al centro del centro, dove sono concentrate praticamente tutte le attrazioni e manifestazioni, e poi andare via.
Anche in questo caso sorge un’ipotesi di marketing casereccio che possa indurre all’ingenua impressione che ad Orvieto quest’anno ci sia folla: è ovvio che se si riduce lo spazio dove muoversi sembra che ci sia una moltitudine di persone per vie della città
Questo esperimento è costato ed ha rischiato d’ipotecare la reputazione del centro storico quale centro commerciale naturale. Raccomandiamo d’imparare da quest’esperienza e lavorare su una migliore comunicazione e cartellonistica informativa, sul concreto coinvolgimento dei commercianti tutti e sul ripristino di quelle attività partecipative come il QSV in mancanza delle quali si procede calando dall’alto soluzioni intoccabili ed incensurabili che, inevitabilmente si trasformano purtroppo in nuovi problemi da affrontare.
Capiamo l’esigenza di Bilancio di vendere più tessere per dimostrare ai revisori dei conti che dai parcheggi si può iscrivere nelle carte una cifra più alta, ma questo non è il modo di favorire la ripresa della città. Non ciò che serve a garantire una strutturale azione.