di Claudio Bizzarri
Se in una cittadina come la nostra si alzano diverse voci a proporre, criticare, suggerire e stimolare attività e responsabilità nella gestione del patrimonio di tutti, questo non può essere che un buon segno. Vuol dire che la città vive, si muove, sente e digerisce, magari con qualche problema all’apparato gastrico, ma metabolizza. Ne sono prova tangibile il recente dibattito sul PAAO, le indicazioni sulla opportuna valorizzazione di una (la più antica) porta monumentale di Orvieto, la costante e volontaria azione di un gruppo di persone (in massima parte Orvietani d’adozione) che, muniti di sacchi per l’immondizia, “nettano” periodicamente l’anello alla base della rupe da quanto altri, incivili, lasciano alle loro spalle nella passeggiata rigenerante che quel percorso offre loro (il loro sforzo epico mi ha portato a denominarli, appunto, la Compagnia dell’Anello). La cronica mancanza di fondi strutturati rappresenta da sempre l’ostacolo maggiore per una corretta (e doverosa) manutenzione ordinaria di quanto la storia ci ha consegnato. Quando un ordinario universitario si mette in gioco in una popolare trasmissione televisiva per raccogliere fondi da destinare alla ricerca scientifica è chiaro che ci troviamo di fronte al sintomo di un malessere che ha radici lontane. Anche il caso di Pagliano ne è la riprova, anche se in quell’occasione una mano in senso negativo è stata data da eventi naturali che hanno interessato in maniera tanto traumatica pure il comparto produttivo di molte realtà medio-piccole del nostro territorio. Il reperimento di fondi è quindi una priorità che interessa tutti, cittadini e visitatori, legati da un intreccio culturale che non esclude l’ambito di carattere economico anche se parlare di giacimenti culturali non è nelle mie corde. E’ di certo positivo che in consiglio comunale si sia parlato di Art Bonus, anche se esistono modalità molto più interessanti (ed economicamente più valide per le aziende che intendono reinvestire parte dei loro proventi) come nel caso dello scavo di Crocifisso del Tufo, le tombe etrusche care a tanti Orvietani. Il trust di scopo Sostratos, composto da imprenditori non locali (meditate gente meditate, cit. Manglaviti), ha finanziato le operazioni sul campo e provvederà, tramite apposita convenzione già firmata a maggio col comune, a valorizzare, in accordo con la Soprintendenza, il sito e a riportarlo ai fasti del passato, come è già stato ampiamente dimostrato l’estate appena passata con un successo di pubblico che non ha avuto eguali in precedenza. Coloro i quali si avvalgono del trust medesimo, non un consorzio come è stato scritto ma una forma societaria sui generis, possono defalcare dalla dichiarazione dei redditi il 100% della donazione e non il 65% previsto dall’Art Bonus. Il c.d. otto per mille ha consentito di avviare le prime opere di valorizzazione del complesso di Campo della Fiera; un progetto in parte finanziato con fondi GAL è alle sue ultime battute e vedrà la valorizzazione del percorso PAAO-anello di Sugano che tocca anche porta Maggiore (il pannello didattico evocato dal gruppo di sostegno alla porta medesima è già pronto e verrà a breve collocato in situ); la partita legata alle ormai famose Aree Interne è da giocare e dovrebbe essere scontato un forte apporto del (e sul) comparto dei Beni Culturali in senso lato. Che Orvieto si muova è anche evidente dagli articoli apparsi di recente sulla rivista Archeo, in due numeri a ruota, sia sulla cavità di via Ripa Medici che sugli scavi di Crocifisso, ai quali anche l’ultimo numero di La Lettura, allegato al Corriere della Sera, ha voluto dare risalto con un pezzo a firma della Soprintendente Elena Calandra, prezioso alleato nel percorso di valorizzazione del nostro territorio. Si può fare di più? Certo e la riprova è, fra l’altro, nella (per ora mancata) riorganizzazione dei percorsi a largo raggio nei quali ricade anche Orvieto: Manglaviti ricorda le Romee, l’Associazione Val di Paglia la sentieristica che collega Ciconia al Porto di Pagliano, a sua volta inseribile in un più ampio progetto di vie trekking e ciclistiche da unire al bacino del Chiani e, quindi, al comparto toscano. Altro ci sarebbe da elencare ma per ora concentramoci su quello che è stato avviato: molto bolle in pentola, non lo facciamo bruciare……..