Riportiamo la sintesi del documento diffuso da Confindustria Umbria e, a lato, in formatoPDF, l’intero documento.
REPORT III TRIM 15
“L’elevato profilo della congiuntura registrato nel secondo trimestre del 2015 si è scontrato con una non esaltante performance del commercio mondiale, dal quale non sono derivati sufficienti stimoli di sostegno al terzo trimestre. Ciò potrebbe indurre a ritoccare al ribasso le stime sull’andamento del PIL nazionale: sia a consuntivo 2015 sia nel preventivo per il prossimo 2016.
Va comunque tenuta nel debito conto la manovra del Governo, sia per la qualità di alcune misure varate sia per l’entità del finanziamento in deficit. Nel complesso, secondo preliminari valutazioni del Centro Studi Confindustria (CSC), la Legge di stabilità potrebbe avere un impatto positivo pari allo 0,3% del PIL. Comunque, la previsione di un aumento del PIL dell’1,5% nell’anno prossimo può ancora ritenersi affidabile.
Per quanto riguarda l’Umbria, la tradizionale nota di aggiornamento autunnale della Banca d’Italia conferma che l’attività economica della regione sta mostrando, dopo tre anni di flessione, importanti segnali di recupero beneficiando della moderata ripresa della domanda interna accompagnata dall’espansione delle esportazioni. In particolare, nei primi nove mesi dell’anno l’attività industriale ha evidenziato una tendenza positiva, estesa a tutti i principali settori di specializzazione. Nell’indagine della Banca d’Italia i casi di aumento del fatturato prevalgono nettamente su quelli di riduzione così come rilevato specificamente dalla indagine da noi compiuta, in collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia, per il terzo trimestre 2015.
La Banca d’Italia osserva anche che la crescita dell’occupazione rilevata dalla metà dello scorso anno si è intensificata, in presenza di un incremento significativo delle assunzioni a tempo indeterminato. Tuttavia l’aumento del numero di persone in cerca di lavoro ha determinato una sostanziale stazionarietà del tasso di disoccupazione. In ogni caso l’aumento di occupati è probabilmente da associare alla discesa in campo di nuove imprese il cui comportamento espansivo più che compensa l’atteggiamento prudente di quelle meno vitali e innovative.