La proposta del direttore Dante Freddi
Mozione di Tiziano Rosati (SEL) in Consiglio comunale: riqualificare gli spazi pubblici con la Street Art
IL CONSIGLIO COMUNALE IMPEGNA LA GIUNTA a considerare la Street Art quale soluzione alternativa e/o integrativa nei progetti di riqualificazione e manutenzione degli spazi pubblici degradati;
ad individuare, attraverso le modalità ritenute più opportune e con i relativi adempimenti burocratici, gli spazi e le aree adatte per opere di arte urbana muraria e graffiti, quali cavalcavia, muri di recinzione, sottopassi e sovrappassi di proprietà e in carico all’Amministrazione comunale come anche di proprietà di Enti e Società (F.s., Autostrade Italiane, ecc.);
a promuovere e favorire progetti per la realizzazione di opere di Street Art volti alla riqualificazione degli spazi pubblici individuati;
a partecipare, oltre che a favorirne la diffusione e la conoscenza, a bandi messi a disposizione da enti e società per il recupero e riqualificazione di aree in loro possesso tramite interventi di Street Art;
nell’adempiere a quanto previsto ai punti 2), 3) e 4), a coinvolgere istituti scolastici, associazioni, comitati e chiunque intenda partecipare allo sviluppo ed alla realizzazione delle opere in oggetto. (http://orvietosi.it/2015/11/mozione-di-sel-orvieto)
L’opinione di Franco Raimondo Barbabella
Scrivo sotto lo choc delle stragi di Parigi e sinceramente non avrei molta voglia di occuparmi di Street Art. Però ho visto che l’Italia si è affidata a Bruno Vespa sia per capire che cosa è successo, sia per avere indicazioni sul da farsi in questa drammatica contingenza. Ora, siccome Bruno Vespa ci ha detto che dobbiamo reagire “facendo una vita normale”, allora come si fa a non seguire il consiglio di una guida così autorevole? Così, da buon italiano e da buon orvietano, per dimostrare anch’io nel mio piccolo che siamo nella più normale normalità, ragionerò della mozione con cui Tiziano Rosati vuole rendere piacevole e attraente la nostra città con i colori della Street Art. Però giuro che lo farò a modo mio.
Leggendo la premessa, mi pare che Rosati sia animato da buone intenzioni: risanare aree degradate, incentivare forme d’arte libera, favorire la creatività, abbellire ambienti scaciati e tristi. I punti che però non paiono ben approfonditi sono più d’uno. Li tratto dunque rapidamente.
- Le aree e le situazioni che dovrebbero ospitare queste operazioni se non capisco male sono pubbliche, cioè sono di tutti. Io penso che le aree di tutti non dovrebbero essere privatizzate. E con questi interventi lo sarebbero (d’altronde è questo un obiettivo dei cultori di queste forme espressive), giacché o le fai semplicemente colorare con roba che arte non è (e non mi pare che sia questa l’intenzione del proponente), oppure, se arte è, di fatto consegni ponti, sottopassi, muri o non so che cosa, ad uno o più privati per realizzare obiettivi privati, legittimi ma privati. A meno che non si vogliano dare in affitto. In questo caso, con gara o senza, e a quale prezzo, e per quanto tempo?
- Con Street Art in italiano si intende l’“arte di strada” o meglio l’“arte urbana”, che nel tempo si è tradotta in tante diverse forme di produzioni visive, una volta fatte con il gusto di sfidare l’ufficialità, il perbenismo, la proprietà, e oggi invece canalizzate anch’esse nell’ufficialità e istituzionalizzate con accordi tra Comuni e singoli produttori di disegni murali, come d’altronde fa notare lo stesso Rosati. Ma allora, scusate, dov’è più il messaggio dirompente, la vivacità creativa, la sfida? Vogliamo forse dimostrare che anche il nostro Comune è capace di fare una rivoluzione istituzionalizzata? Non mi parrebbe una cosa da sinistra radicale.
- Se poi si volesse sul serio arricchire d’arte il già cospicuo patrimonio della nostra città per renderlo più giovane e più appetibile per i giovani, allora, anche in omaggio al principio che né si può sfigurare nel raffronto con il passato né si può tradire il diritto dei giovani ad avere il meglio e ad essere educati alla più bella bellezza, si dovrebbe puntare sull’opera di quelli che sono riconosciuti come le migliori firme del fenomeno. Siamo sicuri però che questi lo farebbero gratis? Non è che senza pensarci troppo magari poi aggraviamo le già disastrate finanze comunali!
- Qualche altra piccola considerazione pratica. Chi si occuperebbe di queste operazioni? Chi giudicherebbe la qualità o meno delle proposte e degli interventi? E i temi? Favoriamo le figurazioni con esseri umani e animali o quelle senza alcun riferimento alla realtà? Attenzione perché se non si sta bene attenti si può arrivare con il solito ritardo di qualche decina d’anni, non accorgendosi che queste forme “si moltiplicano vorticosamente, si succedono rapide; sino a che si annientano, il nulla le risucchia”. Ma magari, chissà, sarà stato valutato anche questo.
- Comunque, stando sempre su questo piano delle tendenze del nostro tempo, mi permetto di far notare che, se proprio si volesse essere al top, bisognerebbe innanzitutto prendere atto che la fase del postmoderno (“non esistono fatti, ma solo interpretazioni”), o se si vuole del “pensiero debole”, è davvero finita. Il mondo-favola, quello in cui tutti possono fare tutto, tutti si possono inventare la realtà, dove non si può parlare di verità e dove non ci sono criteri di giudizio, per cui ognuno si sente autorizzato a fare delle cose pubbliche ciò che più gli aggrada, ebbene quel mondo era già finito prima della notte dello scorso venerdì. Da sabato, che sia finito proprio non ci sono più dubbi. Sarebbe dunque il caso che ne tenessimo conto e ne facessimo oggetto di serissima riflessione.
Ora per concludere. L’ho fatta lunga, sia perché così mi piace, sia perché, come ho detto, dovevo dimostrare che seguo le indicazioni di colui a cui è stata affidata la guida spirituale della nazione, il grande, unico, insostituibile, Bruno Vespa.
Però come non raccomandare infine di sospendere la discussione su questa cosa, che non mi sembra urgentissima, per affrontare finalmente in modo organico, serio, qualificato, lungimirante, il tema della pulizia e della manutenzione dei luoghi, dell’ordinata gestione degli spazi pubblici, dell’assetto di vie, piazze, vicoletti, facciate, insegne, luminarie e illuminazioni, tende, tendine, tendoni, ecc. ecc.?
Insomma, possibile che non si debbano stabilire le priorità? Possibile che un sacrosanto piano dell’arredo urbano, con l’intenzione vera di farlo e poi di farlo rispettare, non è visto come urgente, perché questo sì capace di cambiare il volto dei luoghi, nel senso di valorizzarli per quelli che sono? Questo sì che si lega al turismo, all’economia, al lavoro, ai bisogni dei nostri giovani! Magari, in un contesto di questo tipo, si può poi parlare anche di Street Art.
L’opinione di Pier Luigi leoni
La Street Art piace tanto alla sinistra giovanile perché infastidisce e scandalizza i cosiddetti benpensanti. Infatti è provocatoria, antagonista della proprietà privata, spesso esaltatrice di chi combatte contro il capitalismo occidentale o ne subisce lo sfruttamento. Un posto dove la sinistra anticapitalista e antiamericana ha improntato con la Street Art un’intera cittadina è Orgosolo, in Barbagia. Il risultato, per me, è stato angosciante, non certo per la retorica ideologica, alla quale ho fatto il callo, ma per la lugubre monotonia che aggrava la tetraggine del luogo. Invece, nella Sardegna Occidentale, che, come quasi tutta la Sardegna, non eccelle per l’architettura, ho visto paesi trasformati dalla pittura murale veristica che esprime l’amore profondo e struggente dei Sardi per la loro terra. Insomma, se dovessi votare la mozione sulla Street Art a Orvieto, condizionerei il mio voto favorevole alla istituzione di una commissione di architetti e artisti, anche molto giovani, con il compito di esaminare i bozzetti delle opere. Questa mi sembra la soluzione razionale per valorizzare la creatività senza aprire il varco a scempi da parte di sedicenti artisti. Se ne potrebbero giovare gli anonimi sobborghi post-bellici, mentre nel centro storico andrebbero meglio curati e restaurati i dipinti murali lasciati dagli antenati.
La proposta di Barbabella a Leoni
Ma perché Renzi tratta in un modo così diverso i casi di De Luca e di Crocetta rispetto a come ha trattato quello di Marino?
“C’é un filo rosso che unisce il deflagrante caso De Luca con le vicende di altri due amministratori del Partito Democratico: Ignazio Marino e Rosario Crocetta. Sono tre storie con profili diversi e un minimo comune denominatore: in tutti e tre i casi Matteo Renzi e il suo Pd hanno mostrato il volto cupo del potere, capace di utilizzare due pesi e due misure a seconda delle convenienze e a dispetto del voto popolare. Solo Marino, allo stato, ha pagato il prezzo della sua impopolarità. Qualcuno si è chiesto il perché? Proviamo a dare una spiegazione. A differenza di quanto ha fatto con l’allegro chirurgo con la passione per i viaggi all’estero, il premier, in Campania e in Sicilia, a dispetto della sbandierata rottamazione, ha stretto accordi con gli epigoni del peggiore clientelismo, che gli sono serviti e gli servono per recuperare consenso. Il Sud, nella peggiore tradizione, è un fardello utile solo a portare voti e compiere le peggiori operazioni di potere.
Ha vinto grazie al sempreverde Ciriaco De Mita e all’aiutino offerto dagli esuli legati a Nicola Cosentino, il governatore De Luca. Ed è lo stesso schema al quale il Partito Democratico pensa per una regione strategica come la Sicilia. Mettere tutti dentro, anche quelli che “dentro” dovrebbero andarci per ben altri motivi. E, quindi, Pd aperto a tutto, nessuno escluso. Dentro i portatori di voti, fuori l’opinione pubblica! Accade così – come scrive oggi La Sicilia – che Luca Lotti, sottosegretario e plenipotenziario renziano, da giorni spinga per l’ingresso di un esponente legato a Verdini e Raffaele Lombardo per completare la giunta. Il quale, invece, si ribella a questa “indebita pressione” perché vorrebbe posizionare la rappresentante di un gruppo di transfughi formato da deputati quasi tutti eletti all’opposizione e traghettati in maggioranza.” (Nello Musumeci, Dopo Marino e De Luca il prossimo sarà Crocetta?, L’Huffington Post 13.11.2015)
«Mi meraviglio che tu ti meravigli» direi a Nello Musumeci, utilizzando la famosa espressione di Dario Dante Duranti. Matteo Renzi sta governando uno Stato che include gente che parla lingue diverse, dal tedesco al siciliano. Uno Stato con la malavita più organizzata, spietata e infettiva che si sia mai vista al mondo. Renzi è un capo di governo, non è un Papa, né un dittatore, né un imperatore. Renzi è giovane, ma è abbastanza entusiasta, intelligente e spregiudicato per lasciare che i popoli italiani si cuociano nelle loro acque. Sono i Milanesi, mica Renzi, che hanno voluto Pisapia sindaco. Le cose sono andate abbastanza bene perché è bravo Pisapia o perché sono bravi i Milanesi? Sono i Campani, mica Renzi, che hanno voluto De Luca governatore. Non sappiamo come finirà De Luca, ma non è colpa di Renzi se la Campania non è facile da governare. Sono i Siciliani, mica Renzi, che hanno voluto Crocetta governatore. Costui si è rivelato un gran casinaro. Ma è casinaro lui o sono casinari i Siciliani? Renzi è nato e cresciuto nella terra di Machiavelli e Guicciardini e, anche se non li avesse letti, li porta nel DNA.