di Associazione Lettori Portatili
Chi si aspettava il solito discorso assessoriale pieno di luoghi comuni è rimasto piacevolmente deluso. Perché l’assessore, l’assessora alle Pari opportunità Cristina Croce, come le altre in nero e con una gerbera rossa appuntata sul petto, ha lasciato a casa le parole d’ordinanza preferendo leggere l’incipit del saggio “Donne che amano troppo”, della psicoterapeuta americana Robin Norwood.
Nella sala Expo del Palazzo del Capitano del popolo, gremita principalmente da giovanissimi, è cominciato ed è proseguito così, lasciando gli stereotipi fuori dalla porta, il reading organizzato dall’Associazione “Lettori Portatili” con il Comune di Orvieto in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Protagonisti assoluti gli studenti delle scuole superiori che, guidati dai Lettori portatili e dalla professoressa Lorena Frustagatti, hanno interpretato con passione e consapevolezza brani di autori di secoli diversi sui vari aspetti della violenza di genere, passando da Verga ad Alda Merini, a brani di “Ferite a morte” di Serena Dandini. Fra gli “autori”, anche uno studente, Gabriele Formica, interprete di se stesso, che a sorpresa ha chiesto di leggere una sua poesia, intitolata “Donna”.
Ragazze e ragazzi, che insieme hanno preso coscienza di un fenomeno che non riguarda esclusivamente le donne grazie a un percorso seguito a scuola, nella consapevolezza di come sia principalmente la scuola il luogo dove si formano le donne e gli uomini di domani.
Momento di riflessione, dunque, quello del 25 novembre ad Orvieto, per i giovani protagonisti ma anche per il pubblico adulto che da loro hanno avuto un insegnamento nell’impegno, nella compenetrazione e – inevitabile quando si trattano argomenti così drammatici – anche nella commozione; alleggerita, però, dagli interventi musicali del duo di chitarristi “Gli stringati”, che hanno eseguito brani – da De Andrè a Fiorella Mannoia – scelti dagli stessi ragazzi delle scuole e comunque inerenti al tema.
La giornata non poteva che concludersi “tutti in piedi” davanti a una donna e a tutte le donne, con l’imperativo di William Shakespeare portato sul palco dalla voce di uno dei bravissimi studenti-lettori.