Vino adulterato con sale rosa e altre sostanze “magiche”, il caso Sauvignon tocca anche l’Orvietano con denunce e perquisizioni. Coinvolta un’azienda di Ficulle, nota per aver ottenuto nel 2011 il premio speciale “Vinitaly Regione”, dove sono stati posti sotto sequestro cento litri di mosto.
L’attività in questione, di proprietà di un noto enologo ed imprenditore della zona lanciatosi da qualche anno nella produzione del nettare degli dei ristrutturando un ex convento e coltivando a vite una cinquantina di ettari di terreno, è stata perquisita ieri pomeriggio dai carabinieri del Nas e personale dell’istituto repressione frodi Icqrf di Udine con i carabinieri di Orvieto e Perugia su delega della Procura di Udine. Il reato ipotizzato è frode nell’esercizio del commercio di vini sofisticati con l’aggiunta di sostanze non ammesse nelle pratiche enologiche.
A seguito della perquisizione, infatti, insieme al mosto concentrato di tipologia e provenienza ignota, probabilmente utilizzato per dolcificare il vino, sono state poste sotto sequestro anche diverse confezioni di sale rosa dell’Himalaya e sostanze che potrebbero essere state utilizzate illecitamente per modificare l’acidità del vino o, piuttosto, per esaltarne gli aromi tra cui acido cloridico, fosforico, solforico e cisteina.
Nei guai, hanno riferito gli inquirenti, sarebbero finiti l’amministratore della società agricola coinvolta nell’inchiesta e l’enologo, entrambi ritenuti responsabili di aver agito in concorso con altri imprenditori già iscritti al registro degli indagati per il reato di frode nell’esercizio del commercio e per aver messo in vendita vino di diverso tipo rispetto a quello che era stati dichiarato nell’etichetta delle bottiglie.
. Un altro capitolo, insomma, nell’inchiesta condotta dal pubblico ministero Marco Panzeri per la presunta frode del sauvignon, partita dal Friuli nel luglio del 2013 ma progressivamente estesa anche ad altre zone del Paese, come l’Abruzzo e per l’appunto l’Orvietano. Sa.Simo