La proposta del direttore Dante Freddi
Unioni civili, Maria Elena Boschi: “Per noi tema irrinunciabile”
“Faremo il possibile per trovare un accordo in Parlamento. Cerchiamo punti di incontro con Ncd, è una fatica che dobbiamo fare. Ma per il Pd questo è un tema irrinunciabile. Se Ncd non darà il suo appoggio faremo accordi, alleanze con altre forze per portare a casa la legge”: così Maria Elena Boschi.
“Il Pd non basta. Ma questa legge si deve fare – ha sottolineato il ministro delle Riforme alla festa nazionale dell’Idv – è un impegno di civiltà. Non esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B”. La Boschi ha ribadito la volontà del Pd di accelerare sulla legge: “se ci sarà spazio entro dicembre faremo la legge, l’obbiettivo del Pd è quello di portarla a compimento il più presto possibile”.
Quanto ai tempi, “non è detto con certezza che sarà rinviata a dopo la legge di stabilità”, ha spiegato Boschi. “L’abbiamo incardinata in Parlamento dopo l’ostruzionismo delle opposizioni per mesi e mesi in commissione e non è stato semplice. E’ solo il primo passo. Se ci sarà spazio da qui a dicembre ne discuteremo”.
Secca la replica di Alfano. “Anche noi siamo pronti a ogni alleanza in Parlamento e al ricorso al voto segreto pur di bloccare le adozioni da parte delle coppie gay, pur di difendere il diritto dei bambini ad avere un papà e una mamma, pur di impedire il ricorso all’utero in affitto che vogliamo diventi reato universale, cioè che sia considerato reato anche quando effettuato all’estero”. (L’Huffington Post, 17.10.2015)
L’opinione di Franco Raimondo Barbabella
Nel merito della questione entro solo di striscio perché la dichiarazione di Maria Elena Boschi e la replica di Angelino Alfano fanno parte della battaglia politica attualmente in corso, poi dirò tra chi e per che cosa dal mio punto di vista. Allora, eccoci al merito delle unioni civili. Se ne discute da decenni (nel 1986 la prima proposta di legge, nel 2000 i PACS, nel 2007 il ddl chiamato DICO) e non si prende mai una posizione chiara, mentre l’orientamento sia del Parlamento europeo sia della giurisprudenza italiana (vedi Corte di Cassazione) è andato evolvendo verso un’equiparazione di diritti tra coppie gay e coppie tradizionali, che siano unioni di fatto o con vincolo matrimoniale.
Si possono ritenere legittime le contrarietà sulla scomparsa delle differenze tra matrimonio tradizionale e matrimonio gay e a maggior ragione sulle adozioni, o le perplessità sulla voglia del mondo gay di far sparire le differenze, equiparandosi ad una forma di legame giuridico, il matrimonio tradizionale, che ha mostrato non pochi limiti e problemi difficili da risolvere. Ma non ci possono essere più dubbi sulla garanzia dei diritti basilari che connotano una società che si voglia considerare civile. Personalmente perciò mi auguro che si trovi una soluzione equilibrata che risolva almeno i problemi di vita tra persone che hanno scelto di vivere insieme.
Detto questo, mi pare però evidente che l’uscita di Maria Elena Boschi c’entri poco con il merito delle questioni riguardanti le unioni civili, mentre c’entra molto con la battaglia politica in corso, che è multipla, come ha rilevato Lina Palmerini sul Sole 24 ore. Matteo Renzi si è scelto tre bersagli polemici: la sinistra interna sulla manovra economica, il nuovo centro destra sulle unioni civili, l’Unione europea sulla flessibilità. E tali bersagli gli servono sia per conquistare il centro sia per contenere l’avanzata di M5s. La Boschi fa politica e parla per sé, ma certo anche per conto di Renzi, che fa tutto perseguendo appunto un disegno squisitamente politico. Tutto perciò sarà risolto con un calcolo di convenienze. Alfano e NCD hanno esaurito il loro turno: sennò Verdini che ci sta a fare? La sinistra che resta del PD va un po’ accontentata, un po’ ma non troppo: sennò l’emorragia verso il sogno di una rinnovata sinistra radicale rischia di diventare un problema. Ai 5stelle non si può lasciare campo libero sulle questioni dei diritti civili, sennò rischiano davvero di raggiungere l’obiettivo del governo nazionale. I problemi delle persone in carne ed ossa, così come un orientamento culturalmente e giuridicamente forte e lungimirante, insomma da progetto di società, possono restare tranquillamente sullo sfondo.
D’altronde dalle università americane viene il messaggio (che a me non pare per nulla nuovo, ma questo conta poco) che le dinamiche spontanee nei prossimi decenni creeranno condizioni di vita migliori di quanto non farebbero i tentativi di riforma dall’alto. Evviva l’ottimismo! E ci può anche star bene un bell’amen.
L’opinione di Pier Luigi Leoni
Questa preoccupazione di tutelare gli orientamenti sessuali fino a equiparare le cosiddette nozze gay ai matrimoni tradizionali, compresa l’adozione di minorenni, mi sembra molto ipocrita. Non credo che due cattolici, come si dichiarano Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, siano tanto desiderosi di consentire l’adozione di minorenni da parte di coppie omosessuali. Neppure credo che la maggioranza degli elettori del PD siano ansiosi di assimilare la legislazione italiana a quella di qualche Paese nordico. Infatti la legge sulle unioni civili è rimasta in coda e scommetto che si arriverà a una soluzione moderata. Renzi e Boschi stanno facendo la loro parte in commedia come la sta facendo il NCD. È vero che viene molto sbandierato il principio, accolto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che l’omosessualità non è una malattia, ma non so quanti elettori dei partiti progressisti considerino l’educazione dei minori da parte degli omosessuali una bella trovata. Figuriamoci i cattolici che il più grande partito della sinistra ha accolto perché costituivano l’unica speranza per piazzarsi al governo di un Paese a maggioranza moderata.
La proposta di Barbabella a Leoni
Che cosa ci insegna la vicenda del sindaco Ignazio Marino
“La vera lezione dell’incredibile vicenda romana sta proprio in questo: è il fallimento finora più clamoroso dell’idea che l’amministrazione della cosa pubblica non debba essere affare della politica e dei partiti, ma anzi vada affidata a chi più è capace di presentarsi come nemico dei partiti e alieno alla politica. Il passo da alieno a marziano è breve e, come sappiamo, Marino lo ha compiuto con tutta la sventatezza di cui era capace, al ritmo di una spensierata biciclettata, sempre «pronto a mettere il suo sorriso davanti all’aiuoletta pulita, a spumeggiare di felicità nella celebrazione del matrimonio tra gay, ad annunciare ora la pedonalizzazione, ora la moralizzazione, ora la bonifica», come ha notato con acuto sarcasmo Sabrina Ferilli sul Fatto . Ma la strada per riportare la politica alla funzione per cui è stata inventata è invece ancora lunga in Italia. In tutto l’Occidente sono i partiti i luoghi della selezione del ceto di governo, l’arena in cui studiano, fanno pratica, competono per il consenso, affinano idee, incontrano competenze, costruiscono un programma, imparano a non essere soli e a rispondere a una comunità, che li controlla e li vaglia a lungo prima di affidarsi a loro. Questi partiti in Italia non ci sono più. Il nostro Paese è una federazione di uomini soli al comando. Più sono soli, e più piacciono. Ma siccome non sono tutti bravi politici come Renzi, o come fu Berlusconi, in giro è un fiorire di pessime imitazioni destinate a fallire, perché nessuna organizzazione complessa, nel mondo di oggi, può essere retta da un uomo solo. … Non è dunque un caso se tutti gli schieramenti fatichino oggi così tanto a trovare un candidato nelle tre più grandi città d’Italia che votano in primavera – Roma, Milano e Napoli … Ma mentre ricomincia la ricerca del non-politico, o dell’anti-politico, in grado di ingannare per l’ennesima volta il pubblico, non parte mai il lavoro per una riforma profonda dei partiti. … Così si continuerà a passare di illusione in delusione, come è accaduto per Marino, e a ritmi sempre più frenetici. Perché non si conosce democrazia che possa fare a meno di partiti seri, organizzati e retti da regole, che si assumano la responsabilità di governare. In fondo, il loro mestiere.” (Antonio Polito, La buona politica che ci manca, Corriere della sera, 11 ottobre 2015)
I Napoletani, quando sono signori, lo sono veramente. Antonio Polito è un vero signore napoletano e lo dimostra sia quando scrive, sia quando partecipa a dibattiti televisivi. Con questo articolo, Polito, da quel signore che è, fa contento il suo datore di lavoro, cioè liscia la classe media dicendole ciò che essa già sa, in modo che, leggendo le proprie opinioni messe in bella sul Corriere della Sera, si senta intelligente. Il risultato è una serie di banalità che sarebbero stucchevoli se non velassero abilmente la realtà. Polito, quando prevede che le cose andranno sempre peggio fino a quando non partirà una riforma dei partiti, vuole dire semplicemente che le cose andranno sempre peggio. Infatti riformare i partiti è impossibile. Almeno questa è la considerazione che a me, e forse a qualche altro, ha suscitato l’articolo in questione. I partiti si stanno squagliando perché si sono ammosciate le ideologie e perché sono finiti i soldi. Chi ha avuto esperienza nei partiti sa che essi erano animati da soggetti appartenenti a due tipologie: quella degli illusi di poter costruire il paradiso terrestre (progressisti) o di salvare un mondo al quale erano affezionati (conservatori) e quella dei faccendieri, degli arrampicatori, dei profittatori, degli sfruttatori dei bisogni, degli egoismi e delle illusioni degli altri. Che le ideologie siano al crepuscolo, se non proprio tramontate, mi sembra che non ci sia bisogno di dimostrarlo. Mentre per i furbi non c’è più panno da tagliare. Che gusto c’è ad amministrare uno Stato, una regione o un ente locale pieni di debiti? Per di più sotto la pressione dei magistrati penali e contabili, che non rischiano posti prestigiosi e stipendi sostanziosi perché non devono rispondere agli elettori. Restano in ballo gli ammalati terminali di narcisismo come i Marino e i Grillo. L’uno ha già sbattuto il muso, l’altro è più intelligente e sta cercando il modo di farlo sbattere ad altri. So bene che il mio discorso non porta a niente. Ma questa è la parte distruttiva (pars destruens); per la parte costruttiva (parte construens) aspetto la prossima provocazione del mio amico Franco, sperando che mi metta a confronto con qualcuno meno garbato di Antonio Polito.