Il Consiglio Comunale ha respinto (2 favorevoli: Rosati, Vergaglia; 4 contrari: Tardani, Olimpieri, Luciani, Sacripanti; 8 astenuti: gruppi di maggioranza) l’Ordine del Giorno a sostegno della Campagna per il “Reddito di Diginità” presentato dai Cons.ri Tiziano Rosati (SEL) e Lucia Vergaglia (M5S).
Il documento impegnava l’Amministrazione ad aderire alla campagna lanciata dall’Associazione “Libera” sul “Reddito di dignità” per l’istituzione del reddito Minimo o di Cittadinanza eassumere l’impegno a realizzare sul territorio azioni di promozione delle tematiche oggetto della campagna,
Illustrando l’iniziativa, il Cons. Tiziano Rosati ha evidenziato che “nelle previsioni Eurostat del 3 ottobre 2005, si indicava l’Italia come ‘uno dei paesi dell’Unione Europea con il più elevato tasso di rischio di povertà. Senza interventi sociali e di sostegno al reddito il rischio di povertà e disagio sociale ed economico potrebbe avere effetti devastanti’. Dal 2008 al 2014 la crisi in Italia ed Europa, secondo i dati Istat, ha raddoppiato e quasi criticato i numeri della povertà relativa ed assoluta. Sono infatti 10 milioni quelli in povertà relativa, il 16,6% della popolazione complessiva, ed oltre 6 milioni, il 9,9% della popolazione, in povertà assoluta. Oltre i dati relativi alla condizione specifica della povertà, vanno comprese nel computo finale tutte quelle fasce sociali a rischio povertà: dai working poor (oltre 3,2 milioni di lavoratori e lavoratrici) ai precari, dagli over 50 senza alcun lavoro, alle donne, dai migranti ai giovani, dagli anziani a coloro che hanno difficoltà abitative e il numero dei soggetti a rischio potrebbe aumentare in maniera esponenziale”.
“Questi dati, congiuntamente alle trasformazioni produttive avvenute con la rivoluzione informatica e la deregolamentazione del mercato del lavoro – ha aggiunto – ci dicono che vi è la più urgente necessità di avviare una stagione in grado di individuare nuovi strumenti e nuovi diritti per la protezione sociale e delle persone in difficoltà economica. Il Reddito Minimo di Cittadinanza, è un supporto al reddito che garantisce una rete di sicurezza per coloro che non possono lavorare o accedere ad un lavoro in grado di garantire un reddito dignitoso o non possono accedere ai sistemi di sicurezza sociale (ammortizzatori socio-economici) perchè li hanno esauriti (esodati, mobilità) o non vi hanno titolo o vi accedono in misura tale da non superare la soglia di rischio di povertà. Il Reddito Minimo, o di Cittadinanza, garantisce uno standard minimo di vita per gli individui e per i nuclei familiari di cui fanno parte che non hanno adeguati strumenti di supporto economico. Esso è anche uno strumento fondamentale di controllo alle mafie, in una fase di grave crisi e di aumento della povertà e delle disuguaglianze sociali, perchè toglie ossigeno a chi sfrutta il bisogno di lavoro trasformandolo in un ricatto economico, per alimentare circuiti criminali che approfittano della povertà o per fare dei posti di lavoro merce per il voto di scambio. E impone al contrario un diritto che rende le persone meno deboli anche di fronte a chi ne vuole sfruttare i bisogni e le fragilità”.
“In Europa esistono – ha proseguito – ormai da decenni strumenti di sostegno al reddito destinati alle persone e che in diverse misure intervengono a seconda delle diverse necessità dell’individuo, sia esso un lavoratore precario o uno studente, un genitore singolo o un lavoratore autonomo, un nucleo familiare o un disoccupato di lunga durata. Il Reddito Minimo di Cittadinanza, interviene dunque oltre quelle misure di sostegno più afferenti il mondo del lavoro (come il sussidio di disoccupazione) ed arriva anche laddove il sistema del lavoro non è in grado di garantire quelle protezioni sociali diverse ma altrettanto necessarie. La Risoluzione del Parlamento Europeo sul Ruolo del Reddito minimo, nella lotta contro la povertà e nella promozione di una società inclusiva in Europa (16 ottobre 2010) evidenzia che questo è lo strumento che può ‘contribuire al miglioramento della qualità della vita e che offre a tutti la possibilità di partecipare alla vita sociale culturale e politica come pure di vivere dignitosamente’ e che è il ‘diritto fondamentale della persona a disporre di risorse economiche e prestazioni sociali sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana’. Infatti, in molti paesi europei, chi ha diritto ad un beneficio economico può accedere in maniera altrettanto certa a quelle ‘prestazioni sociali’ già citate (o reddito indiretto) e cioè una pluralità di benefici quali: il sostegno per l’affitto, la salute, i trasporti, gli studi, la formazione etc…”.
“Malgrado molte risoluzioni europee incoraggino gli Stati membri (dunque anche l’Italia) a definire una soglia di Reddito Minimo di Cittadinanza – ha stigmatizzato – ad oggi in Italia non vi è alcuna legge che garantisca una protezione economica per coloro che vivono al di sotto della cosiddetta soglia di povertà. La necessità di definire dunque una soglia economica, un beneficio di base, è urgente e le indicazioni europee sono già un’ottima bussola tanto per determinare la soglia di accesso quanto per regolare l’erogazione del Reddito Minimo di Cittadinanza, che è una garanzia economica destinata alla persona così da definire una soglia di reddito sotto la quale nessun individuo deve scendere”.
“Pertanto – ha sottolineato – non è più procrastinabile una misura nazionale di Reddito Minimo di Cittadinanza, per prevenire il rischio di impoverimento delle persone, rivolta a coloro che già sono in una condizione di povertà economica, a coloro che in un dato momento della loro vita si trovano nella condizione di non poter lavorare o che hanno un reddito che non permette loro di vivere una vita dignitosa, o che hanno perso i benefici degli ammortizzatori sociali o che sono in ogni modo al di sotto di una certa soglia economica. Il tema della garanzia di un Reddito Minimo di Cittadinanza, negli ultimi decenni, ha visto un enorme consenso dal punto di vista sociale e politico in Europa così come in Italia”.
“Nessun incoraggiamento dunque verso chi non ha voglia di lavorare – ha precisato nelle conclusioni – ma sostegno del principio della dignità. L’obiettivo è quello di fare iniziative di sensibilizzazione sul territorio in quanto, uno dei compiti prioritari di un’Amministrazione, infatti, è quello di promuovere la coesione sociale, attivandosi per far si che nessuno sia lasciato solo, in primo luogo chi si trova in difficoltà. Tutte le Amministrazioni locali si sono ritrovate, specie nell’ultimo quinquennio, a subire i tagli operati dallo Stato centrale, che hanno reso sempre più scarse e insufficienti le risorse per sostenere la domanda di servizi alle persone in condizioni di marginalità, disagio e povertà”.
Sintesi del dibattito:
Lucia Vergaglia (M5S): “per me è una personale emozione parlare di questo tema che finalmente arriva alla discussione di un consesso civico quale momento istituzionale più vicino al territorio. E’ una economia di guerra quella in cui sta vivendo la giovane generazione mentre il reddito minimo va garantito anche alle altre generazioni. Oggi chiediamo una presa di posizione del Consiglio Comunale. Tranne l’Italia e la Grecia tutto il resto d’Europa ha affrontato il problema, non è una elemosina di Stato. Una sorta di manovra finanziaria come altre per riuscire a creare le condizioni di sviluppo che deriva dall’attivazione di politiche sociali a chi è rimasto indigente, che uno Stato ha il dovere di attivare”.
Martina Mescolini (PD): “il tema è del dibattito nazionale e regionale dove è stata presentata anche una mozione. Dobbiamo però distinguere sulle misure di inclusione attiva e il reddito di cittadinanza che viene presentato come manovra necessaria per generare circolo virtuoso per la riappropriazione della capacità di acquisto, ci sembra una proposta velleitaria impraticabile a livello concreto. Il confronto tra Italia e altri Paesi europei paesi ci dice che nel nostro paese ci sono molte infiltrazioni mafiose, che il reddito di cittadinanza è limitante rispetto alle reali esigenze delle imprese. Piuttosto servono altre azioni di contrasto fra loro integrate volte a sviluppare le capacità individuali delle persone, non politiche assistenzialistiche che, benché possono aiutare non garantiscono. Semmai si dovrebbe parlare di ‘lavoro di cittadinanza’ e accessibilità ai servizi in termini di: formazione, accessibilità al lavoro. Preannuncio la nostra astensione perché non vogliamo ostacolare e chiudere un dibattito che può introdurre migliori condizioni agli ammortizzatori sociali, attraverso percorsi concertati”.
Stefano Olimpieri (Identità e Territorio): “parte del provvedimento può essere populistico perché esiste realmente il problema del disagio nel mondo occidentale, figlio della povertà e della globalizzazione del capitalismo. La difficoltà è dei singoli, delle famiglie, delle imprese, dei corpi sociali. Le soluzioni possono essere tutte giuste o sbagliate a secondo di come sono incardinate nei sistemi sociali e locali. C’è lo sfruttamento del lavoro. L’unico sistema è superare lo stato sociale finora concepito valorizzando le comunità e mettendo insieme gli elementi di complementarietà tra associazionismo, terzo settore, enti locali. Alcune soluzioni sono palliativi. L’antidoto non è dare soldi a pioggia, ma mettere insieme Stato, Regioni e Comuni con le realtà sociali che stanno sui territori e vivono i disagi sociali. I popoli latini hanno una cultura diversa rispetto ai Paesi del nord Europa e vivono un approccio diverso rispetto al disagio sociale. Non può essere quella la strada proposta né il nostro Paese la sosterrebbe. Siamo contrari”.
Andrea Sacripanti (Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale): “condivido chi mi ha preceduto e le premesse del documento, ma trovo strano che questo porti la firma del consigliere Rosati perché proprio lui ha votato un bilancio lacrime e sangue di questa Amministrazione, caratterizzato dal fatto di rientrare il prima possibile dal piano di riequilibrio cioè sottoponendo i cittadini orvietani a dei sacrifici immensi. Quindi una contraddizione in termini. Cosa dice di questa proposta l’Assessore a Bilancio, se non ci sono soldi per fare le strade o assistere i concittadini rispetto a servizi sociali importanti? Quale messaggio diamo per contributi dell’ordine di 700 / 800 euro, quando in molti casi chi fa il pendolare e ne guadagna tanti di meno? Le risorse andrebbero impiegate in altro modo. Lavoro va garantito attraverso investimenti e la produttività con la ripartenza delle grandi opere, non serve l’assistenzialismo nudo e crudo che sarebbe disincentivante. E’ giusto dire che il Governo deve attuate lo stato sociale e metterci più risorse, cosa che questo governo non sta facendo, ma bisogna dare lavoro”.
Roberta Tardani (Forza Italia): “ciò che va garantito deve essere il lavoro. Non possiamo fare riferimento ad altre realtà europee ma, se pensiamo ad altri sistemi economici, siamo in condizione di equipararci a paesi come Germania, Francia, Finlandia? Io non mi sento di aderire. Si parla di 17 mld di euro di cittadinanza, che invece dovrebbero essere investiti nel lavoro che è la sola cosa che da dignità alla persona e al Paese. Se ci sono disponibilità di questa entità allora destiniamole a questo scopo: il lavoro. Non mi sento di condividere un principio che è altra cosa rispetto allo sviluppo del nostro paese. In Lombardia è stata elaborata una proposta che reputo più vicina: misure di sostegno alle famiglie (esenzioni tickets, progetti di inserimenti lavorativi, bonus e misure di sostegno alle imprese). Non ci piace un reddito di sudditanza”.
Roberta Cotigni (Per andare avanti): “a favore di Rosati voglio dire che noi abbiamo approvato un bilancio che era già delineato. L’obiettivo è uscire dal piano pluriennale di rientro. Il reddito di dignità è costosissimo per il paese. Di queste cose non può occuparsi da solo un Comune che invece penso dovrebbe aderire a misure e politiche sociali. Dobbiamo evitare l’assistenza cronica per soggetti che alla fine si adatterebbero”.
Rosati per dichiarazione di voto: “questa discussione ha rispecchiato perfettamente quello che ci siamo sentiti dire 6 anni fa. Ribadisco che c’è una completa miopia politica. Il lavoro si crea se c’è più ricchezza. Il PD tenta di mettere contro una generazione che dovrebbe essere unita. Ci dice che siamo il paese più corrotto. Io dico che si può sconfiggere questa piaga quando la singola persona non è più ricattabile. Il centrodestra la pensa su questo tema come il primo partito di maggioranza. Servono riforme strutturali per migliorare la vita reale delle persone. Non ci ricordiamo mai che l’Europa è anche una realtà di diritti. E’ evidente la confusione che c’è sul reddito di cittadinanza, si chiede solo che questo Consiglio aderisca ad una campagna di ‘Libera’ per fare su questo territorio iniziative di sensibilizzazione”.
Vergaglia: “sono disgustata e indignata. Questa è la filosofia di chi ha il frigo pieno e a casa ha il piatto caldo! Arrivate a negare la realtà. Destra e sinistra da 60 anni stanno al governo. Si parla di un danno sociale che ha creato la politica. Una volta che moriranno i pensionati che oggi garantiscono per altre generazioni, come si farà? Miopia è la parola giusta! Non viene chiesta una lira ai comuni ma è una politica statale. Non serve buttarla in caciara e in confusione perché queste cose si discuteranno a Roma, noi chiediamo solo una disponibilità alla discussione. La dignità non è accettare una elemosina. Comunisti, socialisti, democristiani adesso si tira la riga. Sono avvilita e sconfortata da questo atteggiamento cieco”.
Vignoli: “la politica è questa ed è giusto trattare anche temi che attengono la politica nazionale. Si tratta di opinioni. Stiamo sottoponendo al Consiglio Comunale un tema che può appassionarci ma che non chiama direttamente in causa i concittadini. Ciò detto, io porto avanti ed integro l’intervento di Cotigni dicendo che sono state dette cose giuste da entrambe le parti. La mia opinione è quella che condivido con altri che hanno già parlando, cioè che questa soluzione probabilmente non è lo strumento più idoneo per garantire la crescita del Paese. Il compito della politica non è quello di elargire soldi incentivando il lassismo ma quello di creare le condizioni affinché il lavoro e nuove occasioni di lavoro possano essere create. Ci si sta provando ad esempio con il Jobs Act. La soluzione non è l’assistenzialismo ma le riforme. Anticipo l’astensione perché attendiamo che a livello statale si abbia una visione più chiara prima di impegnare l’amministrazione a seguire una direzione piuttosto che un’altra”.
Sacripanti: “io voto contro. La maggioranza che ha dichiarato una contrarietà di fatto, al momento del voto però si limita ad astenersi. Un atteggiamento strano. Non mi sento miope né tutto quello che il M5S ci attribuisce. Non posso accettare che: o la pensi come me o non capisci niente! Riportiamo le cose al dibattito cittadino, è giusto senz’altro parlare di questi temi, ma siccome nell’utilizzo di questi soldi ci sono anche le mie tasse, allora avrei delle cose da dire. Stiamo parlando di mezza finanziaria da impegnare. Il cittadino italiano oggi sconta il fatto che i Comuni non garantiscono più i livelli essenziali di servizi ed assistenza, perciò dobbiamo rivendicare aspetti essenziali che possono riguardare anche il nostro comune. Altro ragionamento è l’adeguatezza dell’attuale classe politica. Una cosa è la consistenza del fondo a cui hanno concorso anche gli orvietani, ma il problema è la destinazione. Abbiamo opinioni diverse fino a prova contraria”.
Tardani: “voto contro. Trovo ipocrita l’atteggiamento del M5S che si sentono ‘salvatori della Patria’ coloro che risolvono i problemi. Non tollero più questo atteggiamento che ci colpevolizza continuamente. In un sistema Paese dove ci sono carenze di risorse per immettere nuovo personale per i servizi mi chiedo perché dovremmo pagare gente per non fare nulla? In linea teorica la questione può avere un senso, ma dire spendiamo 17 mln di euro per questo scopo, ma in questo momento non mi trovo favorevole a questa misura. Pretendo il rispetto delle opinioni che ho”.
Taddei: “la posizione del gruppo è stata espressa e non c’è nessuna tattica di scontro generazionale. Se per dignità intendiamo un sostegno, non sappiamo innanzitutto quanto può durare, né questa è la soluzione per dare una speranza ai giovani e alle famiglie. Dobbiamo recuperare invece la dignità del lavoro creando le condizioni perché ci sia lavoro. L’astensione ha il significato di non ostacolare chi ha presentato la mozione. Non vogliamo essere noi a chiudere la strada. Infine, non possiamo far finta che finanziamenti nazionali abbiano avuto anche il concorso della nostra comunità”.
Olimpieri: “nella foga e tenacia tra Rosati e Vergaglia stigmatizzo chi dice NI, anziché avere una posizione netta favorevole o sfavorevole. L’unico approccio culturale è cambiare uno sistema sociale come il nostro. Aiutare le mamme e chi perde lavoro è corretto, ma non può essere usato ‘erga omnes’ per tutti. Serve una sintesi tra pubblico-privato. Noi ci mettiamo la faccia e votiamo contro. La maggioranza (eccetto Rosati) decide di non decidere. E’ questo l’elemento politico che emerge. In Regione è stata posta una mozione che è stata rimandata alla commissione. Basta con le ipocrisie politiche”. (Fonte ufficio stampa Comune di Orvieto)