Con il 2015 è finalmente partito un percorso di indagine di una delle aree archeologiche più significative e più integrate al tessuto urbano della città: la necropoli di Crocifisso del Tufo. Un percorso lungo e affascinante alla scoperta e/o riscoperta delle nostre radici che ha visto impegnati il Comune di Orvieto / Assessorato alla Cultura e il Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano, sotto la direzione del direttore dr. Claudio Bizzarri, protagonisti di un programma d’interventi complessi ed articolati: piccole mostre, seminari, appuntamenti e soprattutto scavi.
L’assessore alla Cultura, Vincenzina Anna Maria Martino ed il direttore del PAAO, Claudio Bizzarri fanno un primo bilancio del lavoro svolto.
“Scegliere di intervenire – afferma l’assessore Martino – nel settore della ricerca, con un ruolo da protagonista, in un momento difficile dove generalmente la cultura stenta a mantenere la centralità che le spetta di diritto in una città come Orvieto e nell’Italia in generale, è stata un’azione di coraggio che ha spinto l’Amministrazione comunale a cercare strade nuove e fino ad ora poco praticate pur di attivare quei finanziamenti e quelle sinergie che ci permettessero di raggiungere l’obiettivo. Fare ricerca è, prima di tutto, un’attività dinamica che ha la finalità di costruire un patrimonio crescente di conoscenze che possono contribuire allo sviluppo anche economico, oltre che culturale della città. Il Comune di Orvieto, per la prima volta si è fatto promotore e coordinatore di un gruppo di soggetti pubblici e privati. In particolare voglio ricordare il trust di scopo Sostratos, che aveva stimolato il Comune ad intraprendere questa strada, al fine di poter avere una concessione di scavo; non è stato tutto facile soprattutto per la differenza strutturale dei soggetti coinvolti ma la consapevolezza di aver intrapreso la strada giusta ci ha sorretto e alla fine abbiamo avuto i risultati sperati”.
“Chiusa la prima campagna di scavo alla necropoli di Crocifisso del Tufo. Il 2015 segna una nuova era nella ricerca archeologica ad Orvieto – sottolinea il direttore del PAAO, Bizzarri – si trattava di una scommessa, o meglio di molteplici scommesse che, in tempo di bilanci conclusivi, sono state vinte con largo margine. Scientificamente valeva la pena di focalizzare indagini archeologiche in un’area di necropoli, già scavata nel passato, addirittura a partire dal XIX secolo? La risposta è SI’, perché è stato possibile acquisire importanti informazioni legate allo sviluppo degli edifici funebri, la loro concatenazione cronologica e spaziale, studiare anche quegli interventi così distruttivi che le prime ricerche arrecarono al complesso della necropoli anulare della città, indagare sorprendenti contesti funerari intatti.
Valeva la pena organizzare una complessa macchina nella quale gli attori erano molti e di differente natura cosa che poteva costituire un ostacolo? SI’, quasi una sorta di sfida per vedere se, sotto un’attenta regia, era possibile far dialogare Comune, Soprintendenza, investitori privati, università italiane ed estere, volontari. E la risposta è stata SI’, grazie al ruolo che tutta una serie di persone hanno voluto, non dovuto, svolgere, nel rispetto delle proprie competenze, ma con una curiosità verso il Progetto Crocifisso del Tufo che ne ha amplificato l’operato in senso fortemente positivo”.
“Valeva la pena – aggiunge – spendere risorse umane (studenti e non) per offrire un servizio di informazione sulle attività del cantiere archeologico in atto, guidare i visitatori attraverso tutte le tappe del processo della ricerca archeologica? La risposta è ancora SIì. Il successo di pubblico è stato incredibile: le presenze alla necropoli hanno registrato picchi che non si erano mai visti. La soddisfazione da parte dei turisti, italiani e stranieri (si parlava anche inglese sul cantiere!) era tangibile; oltre ai pannelli didattici in due lingue ora apposti nel percorso di visita è stato possibile confrontarsi con chi operava in prima persona sullo scavo, nell’inventariazione dei reperti e addirittura nel restauro in diretta. Sembra ovvio pensare ad un cantiere che opera su un bene che è della collettività come ad un cantiere ‘aperto’, ma così non è nella stragrande maggioranza dei casi: il trust di scopo Sostratos, che si è fatto carico dell’impegno economico, ne ha invece fatto un suo punto di forza, una caratteristica imprescindibile rispettosa delle radici degli Etruschi di oggi. Le centinaia di t-shirts con la scritta ‘io sono etrusco’ che sono state distribuite sullo scavo ne sono uno dei simboli parlanti più evidenti. Siamo tutti Etruschi se ci avviciniamo con rispetto e curiosità intellettuale vera a quanto il tempo ci ha conservato dopo 2500 anni, poco importa se io sono Olandese, Australiano o Cinese (od Orvietano!)”.
L’assessore ed il direttore degli scavi ritengono, quindi, che il bilancio del primo anno di scavi alla necropoli di Crocifisso del Tufo è altamente positivo. Il lavoro avviato non terminerà con i tre anni previsti dalla prima concessione ministeriale, ma sarà in grado di replicarsi, garantendo alla città il piacere di vivere in modo consapevole uno dei suoi complessi monumentali più significativo, come l’egida del Parco Archeologico ed Ambientale dell’Orvietano assicura.