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L’inizio del mondo e la fine dell’Alfina

Redazione by Redazione
24 Settembre 2015
in Corsivi, Archivio notizie
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etruschi mappe vulcaniche

di Marco Morucci

Presto, non è ancora certo il mese ma inizieranno i lavori della Geotermia sull’altopiano dell’Alfina, poi dovrebbero costruire un termovalorizzatore e chi sa che altro si inventeranno domani.

Tutto questo si può fermare?

Forse sì, ho già presentato la domanda all’Unesco ma sono solo ad affermare che l’Alfina è da salvare perché era il territorio sacro degli Etruschi, questo è il risultato dei miei studi, che ho chiamato: teorema del Mongibello.

Per sapere se ho ragione e capire il culto Etrusco bisogna tornare indietro sino all’inizio del mondo.

Allora regnavano Caos e l’Oscurità, poi venne la dea della luce e illuminò il mondo e il dio del fuoco forgiò la terra e le montagne, la dea creò allora le sorgenti e l’aria da respirare.

Questa è la creazione secondo il pensiero Etrusco e di quasi la totalità dei popoli primitivi, è facile ora capire quale era la sacra diade che governava sui popoli antichi: gli dei Veltha,

Vulcano e Luna.

Da questo è nato il mio teorema che carte alla mano, spiega che vulcani ed Etruschi erano in simbiosi, vivevano, costruivano e riposavano il sonno della morte l’uno accanto all’altro e si dividevano i territori secondo le varie province magmatiche, per la scelta dell’area sacra contavano il numero maggiore di bocche vulcaniche, i Volsini ne 9avevano 22.

Queste però secondo alcuni, sono solo le parole di un ciarlatano, di colui che senza studi universitari, cerca di diffondere le sue idee malsane.

Certo le teorie ufficiali, contrarie al mio teorema, quelle che presentano come dio principale Etrusco Tinia il greco folgoratore ma chissà come mai il suo nome non è mai presente dove si parla del Fanum, dimenticando poi che i fulmini li creava Vulcano e che egli stesso era in grado di lanciarli.

Dopo anni che mi occupo di archeologia sento ancora parlare di Fanum Voltumnae, frasi latine ormai stantie che io uso solo raramente, dato che gli Etruschi lo chiamavano Fanu Velthe come si può estrapolare leggendo il “liber linteus zagrabiensis “ il lino della mummia di Zagabria.

Oggi è vero, finalmente si può ammirare il busto del dio Voltumna trovato al campo della fiera ad Orvieto e ormai da tre anni portato in mostra.

Certo è che una testa dai capelli con i boccoli mal si accompagna con i capelli lunghi e lisci rappresentati di solito sugli affreschi e nelle statue Etrusche, invece stranamente è ben rappresentata in quelle romane e greche del I e II secolo d.C., se poi si volesse approfondire la questione si potrebbe prendere in considerazione l’editto di Diocleziano che nel III secolo d. C. ordinò di trasferire i templi del dio Vertumno dal monte alla pianura indicando così dove erano edificati fino ad allora ( lo riporta Adami nel suo libro “ Storia di Volseno “).

Poi mi dovrebbero spiegare come è nata la convinzione che quello è Voltumna, mi si dice per la somiglianza con lo specchio di Tuscania ma forse molti non sanno che quello è considerato come proveniente dalla scuola volsiniese e che i cosiddetti “ specchi mistici “si trovano perlopiù su i monti Volsini intorno a Bolsena e che ne esiste uno simile, trovato a S.Angelo sotto il monte Landro e finito a Londra nell’ottocento.

Potrei continuare all’infinito ma pensate se avessi ragione e si potesse fermare lo scempio dell’Alfina, sarebbe quasi come salvare una parte del paradiso, inoltre vi ricordo che l’acqua del lago di Bolsena e quella di molti acquedotti proviene dal sottosuolo di quest’altopiano e che potrebbe finire inquinata, quindi perché se si ritiene che sono nel giusto non riunire i paesi del circondario e presentare tutti insieme la candidatura all’Unesco.

 

 

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