di Pasquale Marino
“L’estate sta finendo e un anno se ne va”, ahimè! Un verso di una canzone di alcuni anni orsono, Così poi passa anche l’autunno e con esso il dibattito sui Beni Culturali a Orvieto e nel suo territorio. Senza che questo dibattito sia mai nato. Niente ci infastidisce più di un qualcosa che potrebbe essere, anzi di qualcosa che in qualche modo già esiste. Per poi vederlo svanire, dissolversi. Perso per sempre.
Era prevedibile! La studiata e calcolata indifferenza degli addetti alla Cultura a qualsiasi titolo, è scattata e si è attivata con segnale tacito. Come avevo ampiamente previsto in un mio precedente intervento (http://orvietosi.it/2015/08/parco-archeologico-inefficace-beni-archeologici-orvietani-nessun-dibattito/).
Io sbaglio di certo! Dare importanza a cosa pensano gli “addetti ai Beni Culturali” del circondario è errore di sopravvalutazione, riconosco. Se così non fosse, questa Città avrebbe una sua identità culturale, ben riconoscibile e presente nell’immaginario collettivo, quantomeno italiano. Essi, invece, hanno trasformato questa terra ricchissima di storia e di resti, in un luogo anonimo, senza identità. Senza alcun collegamento tra il proprio passato e quanto questa stessa comunità produce. Il che è cosa davvero drammatica.
Un esempio per tutti: avete mai visto associato in maniera studiata, un bene culturale di questa terra, con uno dei famosi e rinomati vini che questa stessa terra produce? La risposta è secca: no! Di esempi così se ne potrebbe fare un elenco.
Anzi, facciamo un gioco, andiamo per l’Italia e chiediamo: Orvieto, si trova in quale regione? Ci si può divertire. Vi divertite ancora di più, se chiedete in quale provincia si trova Orvieto; Garantito! Anzi spero che qualche giornalista buontempone lo faccia.
Questo succede, perché manca identità, riconoscibilità, spessore culturale al nostro circondario. Vi è un rapporto tra la storia di una comunità e il fatto che produca vino o mobili, per esempio. Questo rapporto si coglie se la cultura, i suoi operatori nello specifico, lo sanno cogliere e lo sanno mostrare. E non è indifferente se io per tutta la storia della mia comunità ho fatto vino o mobili, oppure entrambe le cose. Questo fatto si ripercuote sul modo in cui io realizzo queste stesse cose, oggi. E sul modo in cui le propongo al mondo.
I legami col proprio passato sono il primo elemento della cultura di un popolo. Un quadro o una statua hanno valore non tanto in se stessi, ma nel rapporto che essi testimoniano col territorio, la comunità e le persone che li hanno prodotti. Come pure conta il rapporto che le comunità e le persone hanno instaurato nel corso del tempo con i prodotti della propria storia.
Perché di tanto silenzio, da parte dei responsabili dei “luoghi della cultura” orvietani? Fino a poco tempo fa avrei risposto con parola medievale, per accidia. Cioè per un insieme di negligenza, indolenza, tiepidezza d’animo. Oggi penso che non rispondano perché non sanno cosa dire. Non hanno idee. Non vi è una classe dirigente (politica o intellettuale che sia) in grado di gestire il nuovo. Subisce il cambiamento, sperando in un miracoloso ritorno al passato. Desiderando di arrivare alla pensione, senza che qualcuno metta in discussione il proprio ruolo.
Diabolicamente, io voglio persistere nel mio errore. Come in una celebre macchietta di Totò, chiamo a raccolta i responsabili della cultura di questa terra: Direttori di Istituti pubblici e privati, Professori, Assistenti, Custodi, Archeologi, Storici dell’Arte, Assessori, Sindaci, Rappresentanti Regionali, Rappresentanti Sindacali, Rappresentanti di Categorie, Ecclesiastici … Fuochisti! Macchinisti! Uomini di Fatica! Esprimetevi, dite cosa pensate! Dove siete? Un po’ di coraggio, tanto non perdete punti se vi esprimete. Ve lo garantisco. Non mi date importanza se partecipate alla discussione. Non mi riconoscete nessun merito, anche questo ve lo posso garantire. Se anche queste remore vi frenano. Io, una mia prima proposta l’ho fatta (http://orvietosi.it/2015/08/beni-culturali-di-orvieto-e-dellorvietano-intanto-avviamo-il-dibattito/).